Morte del parà Scieri, a Pisa condannati per omicidio ex caporali

Morte del parà siracusano Scieri, a Pisa condannati ex caporali

La sentenza è stata letta dopo 16 anni, il fratello di Emanuele: 'Volevamo la verità, oggi è stata scritta'
GIUSTIZIA
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PISA – La corte d’assise di Pisa ha condannato per omicidio volontario in concorso gli ex caporali della Folgore, Alessandro Panella a 26 anni, e Luigi Zabara a 18 anni, per la morte di Emanuele Scieri, il 26enne siciliano, parà di leva nella Brigata Folgore, trovato cadavere nella caserma Gamerra il 16 agosto 1999.

Entrambi sono stati condannati anche al pagamento delle spese processuali e all’interdizione dai pubblici uffici nonché al risarcimento dei danni. La sentenza è stata letta dopo le 16.

Il fratello di Scieri: ‘Volevamo la verità, oggi è stata scritta’

“Mio fratello non ci sarà restituito ma adesso c’è una verità, quella che noi abbiamo sempre voluto, sia io che i miei genitori. Hanno lottato fino allo stremo per avere questa giornata così importante e finalmente una sentenza di condanna per i colpevoli, per quelli che hanno sbagliato. Noi volevamo la verità e così oggi è stata scritta una pagina di verità”. Così Francesco Scieri, fratello di Emanuele, ha commentato la lettura della sentenza della corte d’assise.

“Purtroppo per come sono andate le cose non avevo nessuna certezza di una sentenza di condanna e quindi sarebbe stata una ulteriore sconfitta – commenta ancora Francesco Scieri – oggi è un tassello importante se ci saranno altri gradi di giudizio”.

La Corte condanna la Difesa a risarcire madre e fratello

La corte d’assise di Pisa, oltre agli imputati Alessandro Panella e Luigi Zabara, ha condannato anche il ministero della Difesa al risarcimento dei danni alle parti civili, fissato in 200mila euro di provvisionale per la madre di Emanuele, Isabella Guarino, e 150mila euro per il fratello Francesco Scieri.

La corte d’assise ha inoltre condannato, in solido tra loro, Panella e Zabara, al risarcimento dei danni in favore del ministero della Difesa, che nel processo si è costituito parte civile, per 80mila euro.

La madre di Scieri: ‘Un pò di giustizia dopo il muro di gomma’


“Sono contentissima, un po’ di giustizia ci voleva per tutti, per noi che abbiamo lottato ma anche per il paese e per la società civile”. Isabella Guarino, mamma di Emenuele Scieri, ha commentato così la sentenza arrivata oggi in tribunale a Pisa.

L’ha chiamata al telefono il figlio Francesco che non si è mai perso un’udienza in questi anni. In vivavoce davanti agli avvocati e ai cronisti gli ha dato la notizia. “Abbiamo sofferto tantissimo sia per il dolore che abbiamo avuto sia per il muro di gomma che ci negava la verità e la giustizia – ho commentato ancora la mamma di Scieri – il nostro è stato un dolore indescrivibile e insanabile”.

Difesa di Zabara: ‘Non ci aspettavamo la condanna’

“Francamente non ce l’aspettavamo perché l’istruttoria dibattimentale aveva dimostrato l’assoluta inattendibilità del testimone Meucci e dell’elemento probatorio. Stamani era stato fatto un supplemento istruttorio che non ha chiarito niente secondo noi. Comunque le sentenze si attendono, si leggono e si impugnano. Faremo l’appello”.

Questo il commento dell’avvocato Andrea Di Giuliomaria, difensore dell’ex caporale Luigi Zabara, presente in aula ma andato via subito dopo la lettura del dispositivo che lo condanna a 18 anni insieme ad Alessandro Panella, condannato invece a 26 anni di reclusione.

“Aspettiamo i 90 giorni, leggeremo la sentenza e vedremo quali punti avranno delle falle – ha spiegato ancora Di Giuliomaria – noi francamente eravamo molto convinti della tesi difensiva. I giudici motivano, basta leggere cosa sostengono”.

“Ritengo che l’istruttoria della corte di assise abbia chiarito molto di più, rispetto a quello che era stato il giudizio abbreviato, la completa inattendibilità del teste Meucci – ha concluso l’avvocato di Zabara – credo che la tesi accusatoria sia uscita ancora più indebolita da questo approfondimento dibattimentale, non da ultimo quello di oggi”.

Il sindaco di Siracusa: “Una bella giornata per nostra comunità”

“Oggi la corte d’assise di Pisa ha segnato una svolta netta nelle triste vicenda di Lele. Ci sono voluti 24 anni, un’incrollabile fiducia nella giustizia e tanta tenacia nella ricerca di quella verità giudiziaria che tanti toccavano con mano ma che non potevano afferrare perché mancava il suggello di un tribunale”. Lo dichiara il sindaco di Siracusa, Francesco Italia, commentando la sentenza pronunciata oggi sulla morte del parà Emanuele Scieri alla caserma “Gamerra” di Pisa.

“È una bella giornata per tutta la nostra comunità – continua – e per quanti non si sono mai arresi: per la famiglia di Lele, innanzitutto, per i suoi amici, per gli avvocati di parte civile. A loro va il nostro grazie per avere tenuta sempre accesa la fiammella della speranza; e un grazie va alla commissione parlamentare d’inchiesta fortemente voluta e presieduta da Sofia Amoddio che, con il suo straordinario lavoro, ha fornito alla Procura nuovi elementi per istruire il processo”.

Associazione Giustizia per Lele: “Siamo felici”

“Sto piangendo. Sono contentissimo perché non era facile. In tutti questi anni abbiamo tracciato una strada che oggi ci ha portato a questa sentenza”. Lo dice Carlo Garozzo dell’associazione ‘Giustizia per Lele’. Dopo il ritrovamento del corpo di Emanuele, Garozzo e alcuni amici del militare da Siracusa raggiunsero Pisa, davanti alla caserma esposero lo striscione “Giustizia per Lele” divenuto emblema della “battaglia”.

L’associazione non ha mai creduto al suicidio. “Viviamo con fierezza questa giornata certi di aver fatto la cosa giusta, di non aver girato le spalle, di aver messo i valori e principi sopra ogni cosa, sopra noi stessi – afferma Garozzo – Finalmente possiamo aprire quella gabbia nella quale siamo stati tenuti 24 lunghi e interminabili anni. E’ stata una grande battaglia di civiltà. Merito della società civile. Ognuno ha avuto il proprio ruolo: la follia di una commissione parlamentare d’inchiesta che ha riletto le carte e i documenti. La famiglia Scieri lo merita e il papà di Emanuele sarebbe stato contentissimo”.

Secondo Garozzo questa sentenza potrebbe portare a qualche novità anche per l’appello fissato a settembre dopo l’assoluzione in abbreviato di Andrea Antico, altro sottovufficiale coinvolto. “C’è anche un sistema che ha coperto. Il corpo venne ritrovato dopo tre giorni. E mi auguro che questa sentenza possa essere da supporto anche per altre vicende simili: per Tony Drago, siracusano trovato morto in caserma nel 2004. Ci sono tanti aspetti simili che vanno ancora chiariti”.

Prestigiacomo: “Finalmente verità e giustizia”

“Ci sono voluti quasi 24 anni ma oggi Lele Scieri ha ottenuto finalmente giustizia e verità. La condanna dei due caporali responsabili della sua morte arriva tardi e solo perché il Parlamento con la sua commissione d’inchiesta ha scoperchiato la pentola vergognosa di silenzi, menzogne e connivenze”. Così, in una nota, Stefania Prestigiacomo, già vice presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sulla morte del militare Emanuele Scieri.

“Questa condanna – continua – arriva perché un gruppo di amici assieme ai familiari non ha mai smesso di chiedere e cercare giustizia. “Nessuna condanna restituirà Lele ai suoi cari. Niente potrà compensare la vita cancellata di un ragazzo solare e promettente. Ma oggi la giustizia ha recuperato il tempo e la dignità che nell’inchiesta sui fatti sella caserma Gamerra sembravamo smarriti. Addio Lele. Ora – conclude Prestigiacomo – puoi riposare in verità e pace”.


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