Cosa ha detto davvero | Papa Ratzinger - Live Sicilia

Cosa ha detto davvero | Papa Ratzinger

Commenti

    Prima si fa una caricatura di quanto scritto da Ratzinger. Poi si risponde con la solita sbobba caricaturale progressista, buona per l’istinto gregario che domina nel gregge di sinistra.

    Penso che se i preti cattolici potessero sposarsi, non si verificherebbero tante distorsioni provocate da una astinenza innaturale. Sta qui, secondo me, il vero tema da affrontare, senza girarci troppo intorno con arzigogoli inconcludenti. Se un uomo, come oggi accade un po’ più frequentemente rispetto ad una volta, si fa prete in età più matura, lo fa per una convinta scelta personale. Ma se un ragazzino in tenera età lo costringi ad entrare in seminario per svariati motivi ( non credo alle vocazioni in questa età), allo scopo di diventare prete, non potrà sperimentare in modo spontaneo quello che i suoi coetanei scoprono vivendo nella società. Per cui alcuni di essi guarderanno al sesso come cosa proibita, generando in tal modo da adulti comportamenti distorsivi. Associare l’omosessualità alla pedofilia inoltre è stupido e pretestuoso, la pedofilia è un crimine di per sè, e molti preti e vescovi loro superiori non lo hanno ancora capito.

    Giù le mani da Sua Santità Papa Emerito Joseph Aloisius Ratzinger.

    Nessuno mette le mani su Ratzinger, caro lettore che ti firmi ACCOGLIETELI TUTTI. Ma si deve SEMPRE poter ragionare liberamente su ogni questione, anche se chi scrive è un papa, che, mi si passi il termine, vive chiuso in una bolla ovattata, distante dagli esseri umani e dalle loro sofferenze.

    Egregio signor Cavadi, avrei due domande:
    1) potrebbe indicarmi l’edizione dei testi del Concilio che ha consultato? Forse la mia non coincide con la Sua.
    2) esattamente in quale testo Raztinger/Benedetto XVI avrebbe negato l’importanza di aiutare gli oppressi visto che la “rivoluzione” di Bergoglio consisterebbe in questo?
    Grazie.

    Cortese signor Salvo, rispondo volentieri alle Sue cortesi domande.
    a) L’edizione dei testi concilari che ho a casa, ma ormai (dopo quattro anni di studi teologici al Laterano) quasi a memoria, sono delle edizioni Massimo, Milano 1972
    b) Ratzinger non ha mai “negato l’importanza di aiutare gli oppressi”: e infatti nelmio pezzo non sostengo questo (come può verificare qualsiasi lettore attento): Con questo documento ha ribadito, invece, ciò che ha sempre insegnato: che l’ortodossia teologica è prevalente rispetto all’ortoprassi sociale. Ha anche aggiunto, come novità, che la radice della pedofilia ecclesiale non è il “clericalismo” (tesi di Bergoglio) bensì la rivoluzione sessuale del Sessantotto (di cui nel magistero di Giovanni Paolo II e di Bendetto XVI non c’è traccia).
    Grazie per la cortese attenzione alle mie riflessioni e…auguri di una pasqua serena. Augusto Cavadi.

    Il professor Cavadi disegna la figura di Ratzinger con un sostantivo: “rozzezza” e un aggettivo: “reazionario” che non lasciano dubbi. E il primo pensiero che essi suscitano in me che che quest’uomo così inadeguato, anzi, improponibile come papa, fu “designato” da quell’altro papa, Giovanni Paolo II, che lo “designò” come proprio successore. Certo, non si poteva chiedere a Giovanni Paolo II di avere la sapienza, la preparazione e la lungimiranza del professor Cavadi e, di conseguenza, su quel papa, ormai anche “santo” dovremo rivedere il nostro giudizio (non foss’altro per il male che ci ha fatto lasciandoci Ratzinger in eredità). Grazie, Professore, per come illumina le cose passate, presenti e future. Lei se lo può permettere perché ha studiato teologia in Laterano. Lei sì che ha i titoli per rivendicare autorevolezza e per esercitarla con slogan significativi.

    Egregio Signor Cavadi, La ringrazio per la Sua pronta risposta. Non è mi abitudine polemizzare sui blog ma il tono delle Sue affermazioni mi sollecita a risponderLe.
    “Come può verificare qualsiasi lettore attento” Benedetto XVI non ha “spiegato” la piaga della pedofilia nella Chiesa individuando la “causa” esclusivamente nel ’68 come si evince ad es. dal passo che qui riporto: “Che questo potesse diffondersi anche nella Chiesa e tra i sacerdoti deve scuoterci e scandalizzarci in misura particolare. Come ha potuto la pedofilia raggiungere una dimensione del genere? In ultima analisi il motivo sta nell’assenza di Dio”.
    Il riferimento al ’68 aiuta a “comprendere” la diffusione del fenomeno e non a “spiegarlo” nel senso “Se A allora B”. Credo che avendo studiato al Laterano coglierà la differenza. Lei, come molti altri, semplicemente strumentalizza la critica al ’68 per liquidare Ratzinger come “rozzo” e per fare la solita “apologia” di Bergoglio e del primato della prassi. Mi permetto di osservare che questo tipo di atteggiamento da “tifo da stadio” non aiuta l’attuale Pontefice. Ma questo è un mio giudizio personale.
    Auguri di Buona Pasqua anche a Lei.

    Inoltre: Cavadi sostiene che Ratzinger ha sempre insegnato che “l’ortodossia teologica è prevalente rispetto all’ortoprassi sociale”. Traduco: le “regole” teologiche consolidate nel tempo (Cavadi sostiene che IMMOTIVATAMENTE siano DA Ratzinger considerate migliori) rispetto alle “regole” momentanee, dalla liquidità propria (e particolarmente visibile in questi tempi) di ogni oggi. Semplifico: secondo l’articolista le non-regole (perché soltanto prassi, quindi consuetudine ripetuta) che chiama orto-prassi sociale siano più affidabili delle regole consolidate della teologia. E’ un suo punto di vista. A chi legge rimane soltanto da scegliere: sto con Cavadi o sto con l’ex Papa? (andate avanti voi, perché a me viene da ridere).

    A beneficio dei miei “venticinque lettori”, specie dei più critici, pubblico il commento dei due portavoce dell’Associazione tedesca dei teologi morali all’analisi di Benedetto XVI/Joseph Ratzinger sugli abusi sessuali.
    Sull’argomento sono più preparati di me, certamente. Di alcuni miei critici, probabilmente.

    *

    Evidentemente, il papa emerito Benedetto XVI e cardinale Joseph Ratzinger ha inteso correre ad aiutare la sua Chiesa cattolica che si trova sconvolta dal recente scandalo degli abusi sessuali. L’11 aprile 2019 ha offerto i suoi pensieri in un’analisi sulle cause dei reati sessuali contro minori compiuti da sacerdoti e membri di ordini religiosi. In questo contesto, egli non esita a criticare severamente la disciplina teologica della teologia morale affermando che dagli anni Sessanta il “collasso della teologia morale cattolica ha lasciato la Chiesa priva di difesa contro certi sviluppi all’interno della società”. Come portavoce eletti dell’Associazione tedesca dei teologi morali e in accordo con molti dei nostri colleghi, ci sentiamo in dovere di commentare questo rimprovero e insulto alla reputazione dei membri dell’associazione attuali e passati.

    Secondo la convinzione del papa emerito, tra il 1960 e il 1980 gli standard della moralità sessuale furono “sballati” in un modo che ha portato a una “assenza di norma”. Una società che è diventata moralmente insostenibile tollera di conseguenza anche la pedofilia – nello stesso modo in cui tollera la sessualità nell’adolescenza, la contraccezione o la condotta omosessuale. Inoltre, una teologia morale relativista non è stata in grado di opporsi a questo sviluppo perché non si sentiva più obbligata a sostenere le chiare proibizioni radicate nell’insegnamento morale tradizionale. Inoltre, la teologia morale è caduta nell’errore sostenendo che gli esseri umani possono percepire senza l’istruzione divina e senza il magistero come comportarsi in un modo (veramente) umano.

    Il tentativo di Joseph Ratzinger/Benedetto XVI di incolpare gli sconvolgimenti sociali degli anni ’60 e ’80 e le riforme nell’ambito della teologia morale di quel periodo per lo scandalo degli abusi non è affatto nuovo. In passato, ha già ritratto la Chiesa come vittima di un mondo ostile. Dichiarando ciò, tuttavia, nasconde il fatto che in molti casi sono stati gli stessi titolari di cariche ecclesiastiche che, negando e nascondendo, hanno consapevolmente protetto i perpetratori. L’altro fatto che egli trascura è che l’iniziale campanello d’allarme per il risveglio della chiesa dal suo letargo morale è venuto da un’opinione pubblica moralmente sensibile e dai suoi media. Di loro spontanea volontà, quelli che hanno autorità all’interno della Chiesa non hanno sviluppato una risposta adeguata, né hanno fatto i conti con la situazione, come molte delle vittime ci hanno ripetutamente detto.

    L’analisi di Joseph Ratzinger/Benedetto XVI si basa su una serie di false assunzioni. È da noi ritenuto un contributo errato e improprio alla soluzione della crisi degli abusi.

    (1) Le riflessioni di Joseph Ratzinger/Benedetto XVI sono totalmente negligenti nei confronti di qualsiasi ricerca scientifica sull’argomento nell’ambito delle scienze umane o sociali. Il suo evasivo approccio alla teologia può solo percepire in modo distorto il fenomeno più generale degli abusi nella Chiesa. Non offre una distinzione tra diversi profili criminosi. Non tutti i trasgressori possono essere classificati come pedofili in senso medico. Il problema degli abusi sessuali nella Chiesa non riguarda solo la pedofilia. Inoltre, l’omosessualità in quanto tale non è una causa di abuso sessuale.

    (2) È noto che il fenomeno degli abusi sessuali pervade la storia della Chiesa. Sarebbe fuorviante insinuare che negli ambienti cattolici completamente non toccati da alcuna forma di emancipazione sessuale o di rinnovamento teologico, l’abuso non si sia verificato e non si verifichi in futuro. Una glorificazione antistorica del passato esclude necessariamente in modo cinico le vittime di strutture autoritarie o patriarcali. Di conseguenza, le strutture ecclesiali peccaminose che sono esistite in ogni momento non hanno posto nell’idea della Chiesa del non più papa.

    (3) Il suo resoconto dello sviluppo del rinnovamento teologico morale testimonia una certa mancanza di sforzo intellettuale. La questione dell’abuso è strumentalizzata da Joseph Ratzinger/Benedetto XVI per ribadire la sua ben nota critica di una teologia morale di cui non condivide le posizioni sull’etica sessuale. Facendo così, ovviamente gli manca la volontà di arrivare a un giudizio equo. Ad esempio, qualsiasi teologo morale che neghi che un atto omosessuale in una partnership impegnata debba sempre e in ogni caso essere considerato un peccato grave (mortale?) non legittima al tempo stesso la violenza sessuale. Un altro esempio: chiunque osasse criticare la tradizionale rigorosa condanna della contraccezione da un punto di vista teologico morale NON automaticamente sostiene un relativismo morale con il suo vuoto normativo. È a motivo della mancanza di buona volontà o della mancanza di comprensione che Ratzinger/Benedetto XVI non vede che un apprezzamento morale teologico della dignità e dei diritti inalienabili di ogni singolo essere umano non conduce affatto all’arbitrarietà morale?

    (4) Dopo la seconda guerra mondiale, abbiamo assistito a livello globale a un profondo cambiamento nelle credenze normative, ma non alla loro completa scomparsa. Da lì deve essere compreso che sia la “nuova” come la “vecchia” etica riconoscono obblighi morali assoluti!. La controversia piuttosto permane su quali azioni rientrino in questa categoria e per quali ragioni. Con la sua nuova valutazione della pena di morte nel 2018, papa Francesco ha dimostrato come un cambiamento nell’insegnamento morale sia reso possibile da una reinterpretazione delle implicazioni normative della dignità umana.

    (5) Se oggi proibiamo moralmente e legalmente ogni forma di violenza sessualizzata, questo può essere attribuito ai recenti cambiamenti nelle riflessioni morali sulla sessualità e sulle questioni di genere piuttosto che al risorgere dei cosiddetti “valori tradizionali”. Lo status legale dell’autodeterminazione sessuale non è un’invenzione della Chiesa cattolica. La tradizione glorificata da Joseph Ratzinger/Benedetto XVI in generale non ha condannato gli abusi sessuali dal punto di vista delle vittime. Era più spesso interessata alla “purezza” sessuale del clero che all’integrità sessuale di bambini e adolescenti.

    (6) È sempre stata la principale preoccupazione di Joseph Ratzinger/Benedetto XVI quella di non lasciare che la fede si separasse dalla ragione nella Chiesa cattolica. Purtroppo, la sua recente “analisi” minaccia questa coesione, perché rifiuta di apprezzare senza pregiudizio gli sforzi della teologia morale per stabilire un’etica cristiana della libertà e della responsabilità, nonché le scoperte scientifiche sull’abuso sessuale.

    Prof. Dr. Christof Breitsameter,
    Prof. Dr. Stephan Goertz

    Monaco/Magonza, 14 aprile 2019

    La ringrazio delle lodi immeritate. Spero che lo Spirito Santo le registri e se ne ricordi al momento dell’elezione del prossimo pontefice: ho 68 anni e tra una ventina d’anni potrei ancora essere disponibile ad accettare il titolo di papa. Nell’attesa mi consolo con Bergoglio: non è “sapiente, preparati e lungimirante” come me, ma meglio di niente…

    TESTO CORRETTO
    Il chiarimento del professor Cavadi allontana ancora di più la comprensione del fenomeno di cui parla. Proverò ad esporre l’essenziale (che…”è invisibile agli occhi”). Esistono leggi che anticipano qualunque civiltà, qualunque comunità, qualunque tempo; esse sono quelle imposte dalla Natura. E non si possono eludere, non si possono modificare, si possono soltanto subire. Sono le leggi, i meccanismi della Natura. Tra queste (poche) vi è la perpetuazione della specie (umana, animale, vegetale) essa è ineludibile e si realizza mediante l’attrazione sessuale. Infatti non vi sono dettami umani che possano sopprimere la pulsione sessuale, ma ve ne sono che ne disciplinano l’esercizio. Questi ultimi, i dettami, esistono anche per molti aspetti delle attività umane (non determinate dalla Natura) come per i vari tipi di lavoro, ma possono essere violati; ecco che sappiamo di magistrati corrotti (la corruzione è una caratteristica umana che prescinde dal tipo di attività), vi sono medici ignoranti (l’ignoranza è una caratteristica umana che prescinde dal tipo di attività) eccetera. Su queste “debolezze” professionali intervengono le leggi umane e le loro sanzioni. La regola dell’astinenza e/o della castità è una regola umana e poco influisce che derivi da una visione o imposizione della morale teologica. Importa poco perché, comunque, interferisce con quell’altra regola, quella ineludibile della Natura: l’attrazione sessuale. Che c’entra il così detto ’68? La risposta, come spesso accade, è contenuta nella domanda. Infatti al concetto stesso di ’68 coincide il concetto di “rivoluzione sessuale” e di “liberazione sessuale”. Il ’68, cioè, ha suscitato modificazioni nell’approccio con un aspetto fondamentale e ineludibile della vita, l’approccio con gli stimoli, gli impulsi, la loro ricorrenza, il loro modo di disegnare il mondo in cui tutti, tutti, viviamo. Gli stimoli, ma anche gli esempi, hanno modificato il rapporto con il sesso, lo hanno reso più disinvolto, più “consumistico”. Non entro nel merito del “meglio” o “peggio”, non è questa la sede, ma sottolineo come il meccanismo della Natura di cui ho accennato all’inizio (la perpetuazione della specie, meccanismo che prescinde dai sentimenti e dalle diverse culture) abbia trovato da alcuni decenni in qua una sollecitazione (inconsapevole) che ha modificato l’approccio con la sessualità. Essa, però, può manifestarsi sotto forme non omogenee e quindi anche sotto la specie omosessuale e, in quanto pulsione istintiva, anche nell’eccesso (non nuovo) chiamato pedofilia. Il resto, cioè la violazione delle regole teologiche o penali è squisitamente la conseguenza della struttura morale del singolo individuo in un singolo tempo storico. La natura no, le sue leggi no, sono fuori da ogni tempo e da ogni cultura. E il ’68? Credo di averne illustrato le conseguenze: ha moltiplicato ciò che chiamiamo (superficialmente) la “debolezza della carne”, poiché ha reso la carne elemento di consumo a volte insignificante, come una sigaretta da sfumacchiare. Non sto criticando ciò, lo sto soltanto descrivendo.
    Ma non posso chiudere l’argomento senza supplire ad una ignoranza diffusa e relativa alla pedofilia: essa è sempre esistita come fenomeno derivante da un subbuglio ormonale da cui la società ha sempre voluto difendersi. Sì, sempre. Ma, dirà qualcuno, e gli antichi greci, gli antichi romani? Sì, specialmente coloro che avevano una sorta di “immunità” derivata dalla condizione sociale, di potere, di dominanza intellettuale, se la permettevano. Non è così, o almeno non è esattamente così. La congiunzione carnale tra un uomo adulto ed un fanciullo, in quel tempo a noi poi raccontato come oggi ripetiamo (anche se proprio Socrate fu condannato anche per quel tipo di abuso e ciò, quindi, comprova che non era accettata), la congiunzione carnale non consisteva nella penetrazione, ma in una sorta di masturbazione non manuale, non autonoma, e consisteva nella penetrazione del fallo tra le cosce del fanciullo, senza penetrarlo. Ciò per via dell’appetibilità della freschezza di quell’età. Ma allora – qualcuno potrebbe dire – perché non congiungersi nello stesso modo con una fanciulla di sesso femminile? La ragione è di tutta evidenza: sarebbe stato troppo semplice e quindi rischioso spostarsi d’istinto, d’impeto inconsulto di quel poco che ne avrebbe determinato la deflorazione (lo sverginamento).
    Concludo: al di là delle esigenze dialettiche dei teologi (e dei supposti tali), al di là delle posizioni ideologiche che disegnano una società come migliore o peggiore, vi sono condizioni, quelle imposte dalla Natura, che non possono risentire del punto di vista umano: esse sono e basta. Ma se l’uomo (com’è accaduto con la rivoluzione del ’68) ne modifica le modalità di consumo, le conseguenze, con tutta la buona volontà civile e morale possibile, ci sono e per mano dei più deboli (che sono tanti, tanti, tanti) determinano nuove percentuali di assetti. Che la Chiesa oggi sia percossa dagli eccessi sessuali, vietati in ogni forma, è la conseguenza non della teologia, non di un papa o di un concilio, ma del moltiplicato consumismo sessuale che ha inserito nelle pulsioni naturali nuovi e numerosi elementi di sollecitazione e una percezione di “non responsabilità” derivante dalle pressioni esercitate dalla Natura.

    Egregio Signor Cavadi, capisco che “siamo tutti nani sulle spalle dei giganti” e che per Lei i “giganti” sono i teologi morali tedeschi. Se risponde alle critiche trincerandosi dietro l’autorità e le argomentazioni altrui allora tanto vale non proporre blog propri ma riportare “opinioni altrui”. Sulle argomentazioni dei teologi morali tedeschi avrei alcune osservazioni da fare ma in caso scriverò direttamente a loro. Essendo inutile ribadire l’ovvio, Le rinnovo gli auguri di buona Pasqua.

    “Ho appreso con tristezza e dolore la notizia dei gravi attentati che, proprio oggi, giorno di Pasqua, hanno portato lutto e dolore in alcune chiese e altri luoghi di ritrovo dello Sri Lanka”. Così Papa Francesco ha iniziato, dopo il messaggio pasquale e la benedizione “Urbi et Orbi”, il suo commento alla strage dello Sri Lanka. Ha seguitato dicendo: “Desidero manifestare la mia affettuosa vicinanza alla comunità cristiana, colpita mentre era raccolta in preghiera, e a tutte le vittime di così crudele violenza. Affido al Signore quanti sono tragicamente scomparsi e prego per i feriti e tutti coloro che soffrono a causa di questo drammatico evento”. Il Papa, definendolo “…drammatico evento…” lo ha commentato come se fosse stato uno tsunami o un terremoto. E quando ha aggiunto “…tragicamente scomparsi”, ha qualificato i cristiani assassinati come se fossero stati vittime di un incidente ferroviario imprevedibile. Ci vorrebbe un fb a nome dei morti dello Sri Lanka: “Grazie, Papa, ma il Signore ci ha ricevuti a prescindere, provvede lui alle sue creature”. Sembra, quella di Bergoglio, una lezione dimostrativa sul tema “Le parole di circostanza”. Non sono state le parole di un capo della Chiesa, di un pastore del suo gregge. Il Signore lo sa e provvede Lui alle sue creature. Ed oggi, anche a causa delle parole del Papa, è stata per molti una mala Pasqua.

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