CATANIA – Sono finiti i tempi della tregua. All’interno di Cosa nostra catanese – quella nuova formata dai figli e nipoti degli ‘uomini d’onore’ – si stanno vivendo momenti di forti tensioni. Uno scontro che vede contrapposti i Nizza da una parte e i ‘carusi’ di San Cocimo dall’altra. Anche se a leggere bene i nomi di tutti i protagonisti, la tensione è quasi intestina al gruppo che ha il quartier generale in piazza Machiavelli. A fornire una lettura ‘calda’ e ‘attuale’ di quello che sta accadendo sono le carte giudiziarie sull’omicidio di Enzo Timonieri.
Il giovane trafficante di droga è ammazzato – in modo freddo, subdolo e inquietante – il 12 febbraio 2021. La data l’hanno fornita ai carabinieri i fratelli (oggi aspiranti pentiti) Michael e Ninni Sanfilippo, ex Cursoti Milanesi transitati da poco meno di un anno nel gruppo di Librino dei Nizza. A cui è affiliato da anni (lo raccontano inchieste e processi) il cugino Sam Salvatore Privitera, indagato insieme a Natalino Nizza per essere il mandante dell’omicidio di Enzo Timonieri. Il cui corpo è stato ritrovato solo un mese fa.
È necessario schierare bene le pedine nella scacchiera per ricostruire i due “giorni caldi” di febbraio. L’11 e il 12, infatti, Catania diventa teatro di una sparatoria al Viale Mario Rapisardi (come già svelato da LiveSIcilia), dell’esplosione di alcune bombe carta in via Vittorio Emanuele sotto casa del suocero di Privitera e poi c’è la trappola mortale di Timonieri.
Partiamo dalla sparatoria al Viale Mario Rapisardi. I due fratelli pentiti non riescono a dare una data precisa di quando sarebbe avvenuta. Ninni dice due settimane prima dell’omicidio, Michael una. Per il gip non cambia la sostanza: il fatto è accaduto. I carabinieri, grazie a delle precise indagini, ne trovano il riscontro. E, quindi, è possibile poter dare una collocazione cronologica precisa: 11 febbraio 2021.
I Sanfilippo raccontano che Enzo Timonieri avrebbe fermato con tono minaccioso uno del gruppo di Tony Trentuno, genero di Lorenzo Saitta ‘u scheletro, che attualmente rivestirebbe – come si evince dalle carte giudiziarie – un ruolo di primo piano nella roccaforte di San Cocimo. Quella sorta di ‘intimidazione’ avrebbe scatenato una reazione: i “carusi” di Trentuno sarebbero tornati e avrebbero sparato contro Timonieri (che avrebbe risposto al fuoco), Sam Privitera e Giovanni Magrì. Questi ultimi, per schivare le pallottole, avrebbero fatto una manovra con gli scooter finendo a terra. Il riscontro? Privitera e Magrì finiscono al Pronto Soccorso l’11 febbraio 2021 e dichiarano ai sanitari di essere rimasti vittima di un incidente stradale. E dalle telecamere dell’ospedale si vede anche l’arrivo di Timonieri al Triage. E non è finita. Perché c’è anche la chiamata preoccupata della madre di Giovanni Magrì al padre Orazio, detenuto al 41bis, che racconta al marito che il figlio è stato ferito in un incidente. Una telefonata – fatta il giorno dopo – che è registrata essendo il boss santapaoliano recluso in regime di carcere duro.
Il giorno dopo esplodono le bombe carta sotto casa e bar di Angelo Zuccaro, fratello del boss ergastolano e suocero di Sam Privitera. Prima di entrare nel dettaglio occorre cristallizzare contesti mafiosi e legami familiari. Il gruppo di San Cocimo è storicamente la roccaforte degli Zuccaro. L’inchiesta Zeta del 2019 avrebbe confermato l’eredità ai figli del ‘controllo mafioso’. Ma questo è anche il centro di potere di Lorenzo Saitta ‘u Scheletro’, nipote “acquisito” di Maurizio Zuccaro. Il cugino di Saitta, Arnaldo Santoro, avrebbe preso per un po’ (in passato) le ‘redini’ del gruppo – emerge dall’operazione Kiss di diversi anni fa – e avrebbe ‘siglato’ per la droga un accordo con i Nizza. Quegli accordi però sarebbero saltati. Negli ultimi tempi si sarebbe fatto spazio Tony Trentuno, il genero di Saitta, che avrebbe – sempre leggendo i verbali dei Sanfilippo – un conto aperto con Sam Privitera. Anche se l’acredine tra Lorenzo Saitta e i Nizza ci sarebbe sempre stata: un pentito ha raccontato che lo Scheletro avrebbe meditato anche un piano di sangue. Non dimentichiamo che Andrea Nizza è stato condannato per il caso di lupara bianca del cugino omonimo del Saitta.
Il 12 febbraio 2021 la moglie di Angelo Zuccaro sente il rumore sordo dell’esplosione. Due ragazzi, dopo le 22 di sera, con i volti travisati dai caschi posizionano gli ordini. Qualche settimana prima sono state incendiate alcune auto della ditta di autonoleggio di Zuccaro a San Cocimo. Ma chi si voleva veramente colpire? Il fratello dell’ergastolano o il genero Sam Privitera?
Quella è la sera che Michael Sanfilippo ha sparato tre colpi in testa contro Timonieri e insieme al fratello Ninni lo ha seppellito tra le dune di Vaccarizzo. Ma da quello che raccontano i due giovani killer l’omicidio del 26enne di San Cristoforo sarebbe scollegato dalle tensioni tra il gruppo dello ‘Scheletro’ e i Nizza. Ma ci sono alcune intercettazioni che sollevano interrogativi. Timonieri in questa “guerra” potrebbe essere stato una sorta di “agnello sacrificale”.