Sono passati ormai quasi dieci anni dalla sera in cui Giampiero Tocco, macellaio di Terrasini, indicato dal pentito Gaspare Pulizzi come “il responsabile della famiglia mafiosa di Terrasini e colui che tradì Giuseppe Di Maggio” (figlio del boss di Cinisi e Terrasini Gaspare), venne rapito e assassinato. Un delitto ancora irrisolto, una corsa frenetica degli investigatori verso possibili autori, mandanti e moventi. Questa mattina in aula, dinanzi alla seconda sezione della Corte di Assise di Palermo, è stata sentita come testimone la figlia di Tocco. Francesca (nome di fantasia, essendo la ragazza ancora minorenne) aveva appena 7 anni quando la sera del 26 ottobre del 2000 Tocco fu fermato da alcuni uomini vestiti da poliziotti. Quegli uomini non erano, però, agenti, bensì quelli che sarebbero diventati, di lì a poco, gli aguzzini e i carnefici di Tocco. Secondo le ricostruzioni degli inquirenti, basate soprattutto sulle dichiarazioni di Gaspare Pulizzi e Francesco Briguglio, due degli artefici del delitto Tocco, la “pattuglia” era formata da Nino Pipitone e da altre due persone della famiglia di Santa Maria del Gesù, mentre anche Damiano Mazzola , fedelissimo di Salvatore Lo Piccolo, partecipò al’organizzazione dell’agguato. “Mio padre era venuto a prendermi alla scuola di ballo, stavamo tornando a casa, erano circa le 8 e mezza di sera, quando un uomo alzò la paletta per fermarci. Accanto a lui c’era un’altra persona e altri due uomini di corporatura normale erano seduti in macchina. Perquisirino mio padre e se lo portarono via”, ha raccontato in aula la ragazza, la voce rotta dall’emozione e i ricordi annebbiati da quelle istantanee da incubo.”Mio padre disse a quegli uomini di non farmi del male, di lasciarmi stare, e mi assicurò che sarebbe tornato dopo poco tempo”. Francesca, invece, da quel momento, non avrebbe mai più rivisto suo padre. Rispondendo alle domande del pm della Dda Francesco Del Bene -che insieme alla collega Lia Sava e agli uomini della squadra mobile di Palermo ha condotto le indagini- Francesca ha fornito ulteriori dettagli sul rapimento del padre:” Ci fecero fermare in una piazzetta di Terrasini, non lontano dal negozio di mio padre e dalla nostra abitazione. La loro auto era una Fiat Uno di colore blu chiaro, il colore della polizia, e aveva perfino il lampeggiante sul tetto. A me sembrarono dei veri poliziotti.” Durante l’udienza è stato anche mostrato alla Corte, ai pm e agli avvocati del collegio difensivo, il disegno realizzato la sera stessa della scomparsa del padre dalla figlia di Tocco. L’immagine, che rappresenta un importante riscontro alle indagini, è stata acquisita agli atti, così come la perizia specialistica del dottor Ettore Guaia, esperto di psichiatria infantile, incaricato di analizzare dal punto di vista medico il significato di quelle immagini disegnate da Francesca. Durante l’udienza di questa mattina è stata pure sentita Antonina Cucinella, la moglie di Tocco, costituitasi parte civile nel processo. La donna ha ricordato i momenti immediatamente seguenti il rapimento del marito: “Avevo appena chiuso il mio negozio, quandò sentii suonare il telefono. Era mia figlia che piangeva- ha spiegato alla Corte la donna visibilmente emozionata- e che ripeteva che avevano preso papà.” Per otto lunghi anni è calato il silenzio su questo misterioso omicidio. Fino al 16 gennaio del 2008, quando Gaspare Pulizzi e Francesco Briguglio hanno cominciato a parlare del delitto e dei suoi moventi. Secondo i due pentiti alla base dell’omicidio Tocco vi era l’atteggiamento “arrogante e irrispettoso dell’uomo, divenuto responsabile della famiglia di Terrasini grazie a quelli di Partinico”, e che lo portava continuamente a travalicare i confini della sua “competenza territoriale”, invadendo così gli interessi dei Lo Piccolo. La prossima udienza del processo è stata, intanto, fissata per lunedì 29 marzo quando dovrebbe essere sentito Damiano Mazzola.
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