A fuoco l'ospedale di Ribera, chi era il paziente morto carbonizzato -

A fuoco l’ospedale di Ribera, chi era il paziente morto carbonizzato

Aveva 53 anni, fatale una sigaretta accesa durante l'ossigenoterapia
LA TRAGEDIA
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RIBERA (AGRIGENTO) – Si chiamava Costica Brustureanu, 53 anni, originario della Romania ma residente a Canicattì, il paziente deceduto ieri sera in un incendio divampato nel reparto di medicina dell’ospedale Fratelli Parlapiano di Ribera.

A trovare il corpo carbonizzato dell’uomo sono stati i vigili del fuoco, intervenuti sul posto dopo una segnalazione giunta intorno le otto di sera. Altri cinque pazienti sono stati messi in salvo.

L’intero reparto, dopo essere stato interamente evacuato, è stato dichiarato inagibile e posto sotto sequestro.

La ricostruzione

Secondo una prima ricostruzione, al vaglio della procura di Sciacca che ha aperto un’inchiesta, a provocare l’incendio sarebbe stata la stessa vittima. L’uomo, sottoposto ad una terapia con somministrazione di ossigeno, pare si sia tolto la mascherina per accendere una sigaretta. La scintilla avrebbe fatto esplodere il macchinario causando un vero e proprio inferno di fuoco. In breve tempo fiamme e fumo nero hanno avvolto l’intero reparto.

Lanciato l’allarme, sul posto sono intervenute diverse squadre di vigili del fuoco, i carabinieri della tenenza di Ribera e anche i poliziotti del vicino commissariato di Sciacca.

Sono stati i pompieri, saliti fino al terzo piano del nosocomio, a trovare il cadavere carbonizzato dell’uomo sul letto della stanza in cui era ricoverato.

Le indagini

All’ospedale si stanno dirigendo i vigili del fuoco del nucleo investigativo speciale che effettueranno verifiche e accertamenti tecnici per chiarire definitivamente, le modalità con le quali ieri sera, è scoppiato l’incendio che ha ucciso Brustureanu Costica e reso inagibile un’ala della struttura sanitaria.

I vigili del fuoco di Sciacca e Agrigento, durante i sopralluoghi effettuati, hanno accertato che non c’è stata alcuna esplosione di bombola di ossigeno, perché era canalizzato al muro. Ad esplodere è stato il macchinario per l’ossigenoterapia lasciato in funzione nel momento in cui, nella stanza di degenza, il 53enne si sarebbe acceso la sigaretta.

Il terzo piano dello stabile, dove c’è il reparto di Medicina, è stato posto sotto sequestro preventivo. Lo ha disposto il sostituto procuratore di turno di Sciacca che è rimasto fino a notte inoltrata sul posto. Il magistrato, assieme ai carabinieri, hanno sentito il medico, due infermieri e l’operatore socio-sanitario che erano in servizio, nel momento in cui è scoppiato l’inferno. Un passaggio investigativo routinario che serve per ricostruire i fatti.

Nelle prossime ore, l’Asp di Agrigento dovrà prendere contezza dei danni effettivi e quantificare quanti soldi saranno necessari per ripristinare l’ala dell’ospedale.

Ugl: “Maggiore sicurezza”

“La tragedia avvenuta all’interno dell’ospedale ‘Fratelli Parlapiano’ di Ribera, in provincia di Agrigento, è gravissima. Un evento che pone l’accento sulla sicurezza all’interno dei nosocomi italiani”. Lo afferma Gianluca Giuliano, segretario nazionale della UgL Salute.

“Un’intera ala del nosocomio agrigentino è stata dichiarata inagibile e le conseguenze avrebbero potuto essere ancor più gravi. Dopo il drammatico rogo nell’ospedale di Tivoli era stata approvata una risoluzione unitaria, in commissione Affari sociali, Sanità e Lavoro del Senato, che ha impegnato il Governo alla messa a norma del patrimonio sanitario pubblico con particolare attenzione allo stato degli immobili. Troppe strutture ospedaliere non rispondono a criteri di messa in sicurezza per incendi o eventi sismici”, prosegue. “Bisogna accelerare le verifiche sull’intero territorio nazionale per l’ammodernamento e la messa in regola dell’edilizia sanitaria così da assicurare la massima sicurezza per operatori sanitari, pazienti e chiunque frequenti gli ospedali”, conclude Giuliano.


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