Colpito dalla brasiliana, "Il vaccino lo ha salvato"

Colpito dalla brasiliana, “Il vaccino lo ha salvato”

La situazione era disperata. Ma, secondo i medici, la doppia dose di Pfizer ha fatto il 'miracolo'.

PALERMOE’ stato salvato dal vaccino, secondo il personale che lo ha curato, quando le speranze di recupero erano pochissime. Ha un lieto fine, da abbracciarsi tutti per la felicità, se solo fosse possibile, la storia del paziente anziano contagiato dalla variante brasiliana del Covid, nonostante la doppia dose di Pfizer. La ‘punturina’ non gli ha impedito di contrarre il virus in forma grave, ma, verosimilmente, ha evitato un esito infausto.

Il vaccino e il contagio

Tutto comincia il dodici aprile scorso, a Palermo. Un uomo di 83 anni, che aveva ricevuto il giorno prima la seconda dose di Pfizer, si reca al pronto soccorso dell’ospedale ‘Cervello’ in condizioni gravissime. E’ in deficit di ossigeno, è instabile dal punto di vista cardiaco, la Tac rivela che ha una polmonite estesa fino al settanta per cento. E’ un paziente oncologico a cui è stata praticata la chemioterapia. I medici dell’Utir, l’Unità di Terapia Intensiva Respiratoria, diretta dal dottore Giuseppe Arcoleo, sono estremamente pessimisti. Riscontrata la positività al Covid, viene sequenziata la variante brasiliana. Dopo qualche giorno, una sorta di miracolo. “Il vaccino gli ha salvato la vita”, si commenta in ospedale. C’entrano l’assiduità delle terapie e la competenza di dottori e infermieri, ma, secondo chi si è occupato di quel paziente difficile, la doppia dose di Pfizer è stata determinante.

“Dobbiamo bloccare il virus”

La variante è stata sequenziata dall’unità di Microbiologia e Virologia dell’azienda ospedaliera Villa Sofia – Cervello, diretta dalla dottoressa Orazia Diquattro. Che adesso spiega: “Il programma di vaccinazioni deve continuare con maggiore forza. Parliamo di un paziente immunodepresso, fragile, ed è plausibile che si sia contagiato nell’intervallo tra le due somministrazioni. Dobbiamo bloccare il Covid e impedirgli di circolare, cioè di replicarsi e mutare. Potrebbe succedere che si selezionino delle varianti che non rispondono alla vaccinazione, anche se finora non è stato dimostrato. I vaccini arginano l’infezione. Se il Covid incontra una persona indifesa si replica e si diffonde massivamente, moltiplicando i rischi. Il nostro laboratorio non si occupa soltanto della pandemia, ma di tutto. Abbiamo bisogno che il sistema sia fortemente implementato, anche per non trascurare il resto”.

“La vaccinazione salva la vita”

“Il messaggio corretto da dare è che la vaccinazione salva la vita – dice la dottoressa Ilaria Dilena, responsabile delle vaccinazioni dell’azienda ospedaliera Villa Sofia-Cervello e direttore medico di presidio facente funzione -. Quel paziente, grazie alla somministrazione del Pfizer, nonostante il contagio con una delle varianti più insidiose, ha superato la fase critica. Altrimenti non ce l’avrebbe fatta. Voglio rinnovare l’appello a tutte le persone perplesse: i vaccini sono sicuri, il vaccino AstraZeneca che è al centro di una ingiustificata diffidenza crea una copertura molto importante, già con la prima somministrazione, e ha una minima percentuale di reazioni avverse, come ogni farmaco. Forse costa troppo poco….”.

A breve le dimissioni

In un paio di giorni, l’uomo di ottantatré anni colpito dalla variante brasiliana potrebbe essere dimesso e tornare a casa. Una splendida notizia. Per lui, che sarà restituito all’affetto dei suoi cari. Per la sua famiglia. Per i medici e gli infermieri. Quando qualcuno che stava molto male, inaspettatamente, si riprende, è sempre una benedizione in una strada di lutti. Come rinascere tutti insieme.


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