PALERMO- Il dottore Massimo Geraci, primo siciliano vaccinato, di recente immunizzato con la terza dose, primario del pronto soccorso dell’ospedale ‘Civico’, medico di trincea, lo dice chiaro e tondo: “L’emergenza Covid non è finita. Noi in pronto soccorso lo sappiamo bene”.
Dottore Geraci, cominciamo dai No Vax o semplicemente non vaccinati che siano. Ci sono operatori della Sanità che rischiano la sospensione. Che ne pensa?
“Che è giusto così, anche per quello che è stato e continua a essere il ruolo dell’ospedale. Abbiamo vissuto momenti tremendi e comunque viviamo momenti difficili. Alcuni colleghi, da noi, hanno rischiato grosso. Non è ammissibile”.
Come fa un medico a essere contrario al vaccino?
“Non lo so. Posso ammettere che ci sia confusione tra i profani, magari per una comunicazione non felice. Ma i dati sulla protezione del vaccino sono noti e disponibili. Che un medico non abbia fiducia nella vaccinazione è semplicemente, lo ripeto, inammissibile”.
Lei parla con qualche collega recalcitrante e cerca magari di convincerlo?
“Mi spendo per incoraggiare tutti, con il personale sanitario no, perché sarebbe umiliante. Non si lotta conto i mulini a vento”.
Normalità. Parola agognata e forse più vicina. Davvero è così?
“Al pronto soccorso non ce ne siamo accorti”.
Che significa?
“Che la pandemia non ha certo risolto i problemi preesistenti, anzi, li ha aggravati. E poi il Covid non è ancora finito”.
Quali problemi?
“Quelli di cui discutiamo sempre. Amplificati dalla sacrosanta necessità di non arretrare di un passo rispetto al Coronavirus. Questo comporta esigenze e protocolli speciali, per un numero di pazienti comunque aumentato. Assistiamo alla riduzione dei ricoveri Covid ed è un dato importantissimi. Ma i parametri sanitari sono gli stessi di prima, all’apice dell’emergenza”.
E quindi?
“Quindi abbiamo i filtri, il pre-triage, la zona grigia e i tamponi. Un meccanismo, torno a dire, sacrosanto che rallenta i flussi di lavoro. Ci aggiungiamo i grattacapi di sempre, come la carenza di risorse umane, e il quadro è completo”.
Manca il personale.
“I medici, anche giovani, non vogliono venire nei pronto soccorso, nemmeno per posti a tempo indeterminato. Sanno che il lavoro è pesante, talvolta insostenibile. Prima o poi si porrà, dolorosamente, la questione di chiudere delle strutture”.
Una situazione preoccupante.
“L’ho appena detto. Siamo sempre in emergenza”.