PALERMO – “Garantire la stabilizzazione a tutti i precari del ruolo sanitario-tecnico che hanno maturato i requisiti, in applicazione della legge Madia, e che in questi mesi hanno lavorato duramente nella lotta contro il covid”. Lo chiede la Fials-Confsal in una nota all’Asp di Palermo con la quale auspica un incontro per confrontarsi sul tema del precariato.
Il sindacato ricorda infatti che “in questo periodo di emergenza pandemica il personale infermieristico, compreso quello a tempo determinato, è stato impegnato in particolare nelle aree di emergenza e nei reparti covid, dimostrando un grado di elevata professionalità, tanto da essere stati valutati nella performance per il raggiungimento degli obiettivi in fascia massima. Da informazioni assunte per le vie brevi – prosegue la nota sindacale – il dipartimento Gestione risorse umane sembra abbia proposto alcune delibere di stabilizzazione del ruolo tecnico mentre per altre figure come infermieri sono in corso controlli sulle relative graduatorie”. Il sindacato, nella nota a firma del segretario generale di Palermo, Enzo Munafò e del segretario aggiunto Giuseppe Forte, ricorda che a fine ottobre aveva proposto “a fronte dei circa 300 posti di infermieri ancora vacanti nella dotazione organica, l’ampliamento dei posti messi a bando, considerato che i partecipanti risultano essere superiori al numero dei posti messi a concorso”.
Intanto la Fials è tornata a chiedere che fine abbia fatto la promessa dell’assessorato regionale alla Salute che lo scorso dicembre aveva assunto l’impegno di chiudere entro il primo trimestre la vertenza dei 230 lavoratori contrattisti dell’Asp Palermo, impegno ritenuto disatteso. Da qui la richiesta di un incontro urgente e la proclamazione dello stato di agitazione del personale. Per Munafò “gli amministratori non ce ne vogliano, ma la Fials-Confsal ha dichiarato guerra al precariato e fintantoché le leggi dello Stato ci verranno in soccorso, non permetteremo agli amministratori locali e regionali di tenere in ostaggio lavoratori da parte di una politica incapace di pensare all’occupazione per una terra martoriata”.