"Ti devo dare i picciuli": la corruzione all'Asp di Palermo

“Ti devo dare i picciuli”: le intercettazioni della corruzione all’Asp

Mario Lupo e Francesco Cerrito sono ai domiciliari

PALERMO – “Ci vediamo sabato che ti devo dare i picciuli”, disse un giorno Mario Lupo a Francesco Cerrito. Sono le intercettazioni disposte dalla Procura di Palermo ed eseguite dalla squadra mobile a fare emergere il patto corruttivo fra il presidente della Samot e il dirigente.

Da febbraio scorso e fino al blitz di pochi giorni fa sono stati monitorati una serie di incontri con la relativa consegna di soldi. Si parla di una cifra complessiva intorno ai 12.000 euro.

Altre volte non usavano la parola soldi che mascheravano parlando di “pillole” e “biglietti del cinema”.

Velocizzare le pratiche di rimborsi milionari, bloccare sul nascere le ispezioni dell’Azienda sanitaria e i controlli del Nas: questi sarebbero i favori che Cerrito avrebbe fatto a Lupo in cambio del denaro.

L’inchiesta è coordinata dal procuratore Maurizio de Lucia, e dai pm Gianluca De Leo, Giacomo Brandini e Andrea Zoppi.

La duplicazione delle fatture

Un giorno il funzionario di un distretto sanitario si accorse della duplicazione di alcune fatture per le trasfusioni ai malati oncologici. Cerrito ne parlava con una dipendente dell’Asp nella sua stanza all’interno dell’ex manicomio di via Pindemonte: “Come se ne sono accorti? Se la cosa è oleata e viaggia e l’ingranaggio si muove com’è che se ne sono accorti?”.

La funzionaria quantificava la cifra: “Seimila euro al mese in un anno sono 60.000”. Tutto scaturito dal fatto che “tu conteggi due volte”.

Cerrito corse ai ripari e avvertì Lupo, bisognava mettere a posto le cose altrimenti sarebbe scattata un’ispezione. Il presidente di Adi 24 scarl e Samot, dimessosi dopo l’arresto, diceva: “L’ho tolto che posso rischiare io che blocco i pagamenti di padri di famiglia che vanno a lavorare e aspettano i soldi”.

La verifica sugli errori contabili andava fatta a tappeto anche perché una attenta funzionaria si era accorta di tutto: “Questa è troppo scaltra”, diceva Cerrito.

Come sistemare le cose? “Facciamo un verbalino aum aum”, aggiungeva il dirigente dell’Asp. La faccenda doveva rimanere confinata alla sua stanza.

In un’altra circostanza era emersa la questione legata ad una sacca di sangue andata perduta per la morte di un paziente. Lupo non si mostrava preoccupato, potendo contare sull’appoggio interno di Cerrito tanto da definire la vicenda “un battito d’ali di farfalla… dovremmo orientare presto”, diceva facendo riferimento a un momentaneo stop.

Il giudice per le indagini preliminari Giuseppina Zampino ha convalidato l’arresto e concesso gli arresti domiciliari. Cerrito, si legge nell’ordinanza di custodia cautelare, avrebbe trasformato la funzione pubblica in strumento di tutela privatistica”. Ha reso il suo ruolo istituzionale “da presidio di legalità e della efficienza amministrativa in strumento di scambio corruttivo”. Il giudice usa la parola “mercimonio”.

Secondo il gip, sussistono le esigenze cautelari della reiterazione di reato e dell’inquinamento probatorio. Lupo, che ha fornito delle giustificazioni ritenute inverosimili parlando di soldi dati per ringraziare il funzionario, si è dimesso. Cerrito ha, invece, fornito elementi fondamentali per le indagini. Per questi motivi sono stati concessi ad entrambi gli arresti domiciliari.


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