CATANIA – Una situazione decisamente alleggerita. L’occupazione dei posti letto dimezzata da circa una settimana e il personale che rifiata. Parla di un quadro che sta migliorando, la dottoressa Daniela Di Stefano, direttore dell’Unità operativa complessa di Anestesia e Rianimazione dell’ospedale Garibaldi centro di Catania, da marzo convertita in Terapia intensiva per i pazienti Covid.
La seconda ondata
Il 14 ottobre c’è stato il primo ricovero della seconda ondata, racconta la dottoressa Di Stefano. Da quel momento la situazione è stata tesa, i posti letto sono stati repentinamente occupati e si faceva fatica a trovarne dei liberi. “Fino a 10 giorni fa – ci dice – i 20 posti disponibili erano tutti occupati e i pazienti intubati erano ricoverati anche fuori dal reparto. Per questo abbiamo incrementato i posti letto portando il 26, ed erano lo stesso tutti pieni”.
Il reparto respira
La situazione si è però alleggerita negli ultimi sette giorni. “Nell’ultima settimana – continua la dottoressa Di Stefano – i posti occupati sono diminuiti. Oggi (ieri per chi legge n.d.r.) ad esempio, sono solo dieci. Molti pazienti purtroppo non ce l’hanno fatta, altri invece sono migliorati e sono stati trasferiti in altri reparti covid: in Pneumologia, Malattie infettive, o altro”. Sono 120 posti Covid all’Arnas Garibaldi di Catania. “Adesso si trovano posti liberi – ribadisce la dottoressa – e il lavoro, grazie al cielo, è molto rallentato. ad esempio, sono diminuite anche le richieste di ricovero: oggi ne abbiamo avuto solo una”.
Il timore della terza ondata
Teme però che, quello attuale, sia un momento di calma apparente, la dottoressa Di Stefano. E che il peggio debba ancora arrivare. Anche perché, in questo momento, si raccolgono i frutti delle restrizioni. “Le persone sono state a casa – sottolinea la dottoressa – e hanno rispettato le regole. Ma se ripartiranno i contatti, riprenderanno anche contagi e Catania ha un tasso di contagio molto alto”.
Il rischio che la situazione peggiori
Una terza ondata che potrebbe essere un’ondata pari o più violenta della seconda. “C’è il rischio che vengano raggiunte le persone fragili e che la pandemia si presenti ancora più violenta – sottolinea. Come la seconda ondata, decisamente peggiore della prima, in cui abbiamo visto ammalarsi anche giovani, quarantenni, e morire giovanissimi che, fino a poco prima stavano bene”.