Crac Dacca, distrazioni e manovre: amministratori a processo - Live Sicilia

Crac Dacca, distrazioni e manovre: amministratori a processo

L'udienza preliminare rinviata.
L'AZIENDA DELLE STOVIGLIE DI PLASTICA
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CATANIA – Quando la Dacca di Aci Catena ha chiuso i battenti c’è stata una levata di scudi da parte delle forze politiche e sociali. Un importante pezzo del tessuto economico e produttivo del territorio era costretto a scomparire dal mercato con le conseguenti ricadute occupazionali. Ma dietro quella ‘serrata’ non ci sarebbe stato solo l’effetto domino di una normativa europea che ha messo al bando le stoviglie in  plastica a favore dei biodegradabili ma anche responsabilità contabili e penali da parte degli amministratori. Amministratori – di Dacca monouso spa e Dacca srl – che ora devono difendersi dalle accuse della procura di Catania per bancarotta fraudolenta. 

L’udienza preliminare, che si è aperta ieri davanti alla gup Marina Rizza, è stata rinviata al prossimo 20 settembre. Uno slittamento nato da una precisa richiesta della difesa per poter valutare la scelta di riti alternativi. Potrebbero esserci molte richieste di patteggiamento.  Intanto la gup ha accolto la costituzione di parte civile della curatela di Dacca, assistita dall’avvocato Sergio Ziccone. 

Davanti alla gup si sono presentati Giacomo Nicola D’Agostino, Alfio Spinella e Salvatore Catalano, in qualità di amministratori della Dacca monouso spa, Giuseppe Catalano, Giuseppe D’Agostino, Salvatore Catalano e Rosario Siscaro quali amministratori della Dacca srl, Antonio Giuffrè, Matilde Politi, Salvatore Licciardello e Rosario Calabretta, come membri del collegio dei sindaci. 

Nella ricostruzione accusatoria – che si evince nei capi d’imputazione della richiesta di rinvio a giudizio firmata dal pm Fabio Regolo – gli imputati “avrebbero distratto (o comunque dissipato) attivi dalla Dacca monouso spa (fallita) a favore della Dacca srl”. In particolare “dal 2013 al 2019” gli imputati “avrebbero trasferito fondi a favore della Dacca srl per un importo di 12,8 milioni di euro, una parte come “anticipi finanziari” del contratto di affitto del ramo d’azienda e altri senza alcun fondamento contrattuale”. “L’obiettivo – scrive la magistratura – sarebbe stato quello di celare la situazione conclamata di insolvenza della Dacca srl”. Queste manovre “avrebbe determinato lo squilibrio economico e finanziario che ha causato la dichiarazione di fallimento”. Ma non solo, queste distrazioni non avrebbero permesso alla società di adeguarsi alle normative vigenti in tema di salvaguardia dell’ambiente. “Dacca monouso spa erogando le somme descritte – mette nero su bianco la procura – rinunciava ai necessari ammodernamenti delle linee produttive propedeutici alla riconversione delle attività industriali in tema di stoviglie monouso e si privava della necessaria liquidità a sostenere la propria attività commerciale arrivando a maturare un debito accertato di 32 milioni di euro”. 


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