PALERMO – Bastano pochi euro, non c’è nulla da iniettare e l’effetto è immediato. E’ il terribile mix di fattori che incoraggia il consumo di crack nel capoluogo siciliano, una delle droghe attualmente più diffuse e acquistate da ragazzi sempre più giovani. L’età si abbassa, il consumo cresce. Così come aumentano i rischi: il crack, come precisano gli esperti, provoca una immediata dipendenza e notevoli danni alla salute, in grado di portare anche alla morte.
Eppure la richiesta diventa sempre maggiore e i “produttori” si adeguano. Basti pensare che pochi giorni fa, a Palermo, i carabinieri hanno scoperto un laboratorio in cui sei giovani realizzavano i cristalli lavorando anche quattordici ore al giorno. La “crack house”, individuata nel cuore del quartiere periferico dello Sperone, era inoltre circondata da telecamere, in modo che potesse essere monitorata tutta l’area esterna alla palazzina.
Ma se la produzione ed il consumo della sostanza già conosciutissima negli Stati Uniti dagli anni Ottanta, aumentano, diventano più frequenti anche gli arresti ed i sequestri. Più di dieci i pusher già finiti in manette negli ultimi mesi, tra le zone di Ballarò, Brancaccio, Zen e proprio allo Sperone, dove già a luglio era stata scovato un altro appartamento in cui veniva prodotto il crack, che si ottiene sintetizzando la cocaina.
Si presenta in blocchi solidi o cristalli di vario colore dal giallo al rosa pallido o al bianco: viene riscaldato e fumato. E’ proprio a contatto con il calore che provoca il rumore riconducibile al suo nome. Un nome che circola sempre di più tra i giovani che frequentano i vicoli del centro storico Una vera e propria impennata le quali conseguenze vengono anche registrate dai Sert di Palermo e provincia.
Nei centri dell’Asp che si occupano della prevenzione e della riabilitazione di chi ha problemi dovuti alla dipendenza patologica, sono infatti aumentati gli utenti che fanno uso di crack, che dallo 0,2 per cento dello scorso anno hanno raggiunto l’1 per cento dei pazienti assistiti, nel giro di pochi mesi. “La maggior parte degli utenti – spiegano dal Sert – viene trattata per uso primario di eroina iniettata, inalata o fumata, con una percentuale che corrisponde al 60 per cento. Il quindici per cento corrisponde invece ai pazienti in cura per consumo di cocaina. E’ proprio da quest’ultima sostanza che il crack viene ricavato – precisano – processandola con ammoniaca o bicarbonato di sodio ed acqua e poi scaldata per eliminare il cloridrato”.