PALERMO – Le esportazioni di prodotti agroalimentari Doc ed Igp siciliani, nei primi sei mesi del 2013, hanno segnato un incremento del 7,5% rispetto allo stesso semestre dell’anno precedente. Il valore dell’export ha raggiunto quota 483 milioni di Euro, lasciando ben sperare per il report di fine anno, pari ad 883 milioni nel 2012. La nota negativa, purtroppo, è quella della poca propensione dei prodotti siciliani all’esportazione, in proporzione alle altre regioni: la Sicilia, al terzo posto in Italia per numero di prodotti a Denominazione d’origine controllata e con Indicazione geografica protetta (sono 27), è invece solo al nono posto per capacità di esportare i prodotti dell’agroalimentare.
Un potenziale male utilizzato, insomma. Basti pensare che solo il 2,8% dei prodotti Dop e Igp italiani esportati provengono dall’Isola, contro il 16,2% dell’Emilia Romagna (che ha 29 prodotti Dop e IgP) ed il 15,9% della Lombardia (che ne ha invece solo 21). I dati, forniti dall’Istat e rielaborati dall’Ice (Istituto per il commercio estero), che li ha presentati nel corso del convegno “Tecnologia, innovazione e marketing: le sfide per una nuova agroindustria” organizzato dal Comitato Leonardo presso il Parco Scientifico e Tecnologico della Sicilia, a Catania, fanno emergere la poca propensione all’export da parte della nostra regione.
In generale, la bilancia commerciale in questo segmento (ovvero la differenza tra l’export e l’import di prodotti agroalimentari) è per l’Isola costantemente positiva, anche guardando ai dati storici a partire dal 2004; il saldo positivo è costantemente in crescita: dai 12 milioni del 2004 si arriva ai 106 milioni del primo semestre di quest’anno. Interessante scoprire dove i nostri prodotti vengono esportati ed in quali quantità: ai primi quattro posti troviamo la Germania (per 104,6 milioni di Euro), la Francia (56,2 milioni), gli USA (33,9 milioni) ed il Regno Unito (33,6 milioni). Molto distanti – se non assenti – i cosiddetti “Paesi emergenti”: solo 4,9 milioni di Euro il valore dei prodotti dell’agroalimentare siciliano esportati in Cina, di poco superiore ai 2 milioni in Russia, totalmente assente in Brasile.
“Sembrano evidenti quali e quante siano le potenzialità per i prodotti siciliani in giro per il mondo” dichiara Giampaolo Bruno, direttore di Pianificazione strategica, studi e rete estera dell’Ice. “Abbiamo voluto dedicare questo incontro al settore agroalimentare – spiega Luisa Todini, presidente del Comitato Leonardo – perché è uno dei pilastri della nostra industria manifatturiera, secondo solo alla meccanica, apripista del Made in Italy nel mondo, con un export pari a 32 miliardi di Euro nel 2012. Le imprese siciliane rappresentano una voce importante all’interno del settore e si dimostrano consapevoli dell’importanza di proiettarsi sui mercati internazionali”. I Brics (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica), i Paesi del Sud Est Asiatico e quelli dell’area del Medio Oriente stanno sviluppando una nuova coscienza di sviluppo sostenibile e l’affermazione di nuove abitudini di consumo stanno creando nuovi spazi per le imprese italiane, in particolare per quelle dell’agroalimentare. “È un’opportunità che le nostre aziende devono assolutamente cogliere – prosegue Todini – facendo sistema ed agendo in un’ottica di filiera, ad esempio aprendosi a nuove forme di partenariato tra le imprese locali, per essere più forti ed arrivare lontano”.