Crocetta, angelo della malapolitica |L'onestà al governo non basta - Live Sicilia

Crocetta, angelo della malapolitica |L’onestà al governo non basta

La frase del presidente della Regione. E i risultati dei suoi governi.

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PALERMO – Angeli e demoni irrompono nel dibattito politico siciliano. Grazie a un immaginifico Rosario Crocetta, che attinge a un classico immortale per coniare una massima, quasi un epitaffio, sul suo percorso politico. “Sulla mia tomba – ha detto nella sua Gela il governatore – , un giorno, vorrei che fosse riportata una frase tratta dal Don Chisciotte di Cervantes: ‘Siccome esco da questo palazzo nudo come sono entrato, allora forse ho governato come un angelo’, a differenza dei miei predecessori che oggi vivono in case e ville sontuose, mentre io continuo ad abitare in un appartamento in cooperativa. Rosario ero e Rosario sono”.

L’angelo, dunque, è lui. Il Rosario dalle mani pulite. Il demone, invisibile nelle parole del governatore, è quello della malapolitica. Che con buona pace del governatore, non è solo quella disonesta. Ma anche, purtroppo, quella inefficiente.

Il tema è quanto mai d’attualità nell’Italia della retorica grillina. Quella in cui il dibattito politico si aggomitola in una rincorsa continua ai populismi, con sullo sfondo il coretto “o-ne-stà, o-ne-stà!”. Ma l’onestà, quella evocata dalla citazione dell’“ingenioso hidalgo” da Crocetta, è condizione necessaria ma non sufficiente per governare.

Crocetta rivendica con comprensibile orgoglio di aver attraversato il quinquennio a Palazzo d’Orleans senza finire nelle peste delle indagini penali come accaduto ai suoi due predecessori, uno condannato per favoreggiamento ala mafia in via definitiva, un altro su cui in appello, ottenuta l’assoluzione per l’infamante reato di concorso esterno, è però rimasta la macchia della condanna per il voto di scambio politico-mafioso.

Sull’onestà del governatore nessuno ha mai sollevato obiezioni. E se gli inciampi dei suoi più stretti sodali lo hanno visto fin qui rimanere fuori dai pasticci, questo vorrà certo dire qualcosa. Ma agli angeli il Padreterno ha affidato mansioni di altro genere, non certo il governo di una regione da cinque milioni di abitanti. Quella è materia per cui le ali non servono. Occorre la politica. Possibilmente la buona politica. Quella che affronta i problemi con cognizione di causa e precisione, senza arrancare, impasticciare, arruffare tutto in una costante approssimazione. Quella che sa scegliere gli uomini giusti e non si produce in un girotondo incessante con quaranta e passa assessori che ruotano come nel gioco dei quattro cantoni. Quella che agli annunci roboanti fa seguire i fatti, che le riforme le mette in pratica sul serio e non solo nei salotti televisivi. Quella che non si esaurisce negli slogan spuntati dell’antimafia. Quella che non insegue l’emergenza mediatica del momento ma affronta i problemi con una visione di lungo respiro. Quella, insomma, che in Sicilia in questi anni non si è vista.

In compenso, s’è vista tanta malapolitica. Quella che, senza andare troppo lontano, fa sì che a una settimana dalla scadenza del quarto mese dell’esercizio provvisorio, l’Assemblea regionale abbia approvato un solo articolo della finanziaria che andava votata entro il 31 dicembre scorso. Un disastro che, certo, sarebbe troppo comodo e intellettualmente disonesto caricare tutto sulle spalle alate dell’angelo Crocetta. Altri insieme a lui saranno chiamati a risponderne. E, a proposito di angeli, non sarà necessario attendere le trombe del giudizio universale. Basterà aspettare fino al 5 di novembre.

 

 


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