Il monito di Cracolici| "Rischiamo il Vietnam" - Live Sicilia

Il monito di Cracolici| “Rischiamo il Vietnam”

Intervista ad Antonello Cracolici. "I destini di Pd e presidente non possono essere separati ma il governatore sta commettendo un errore. Si rischia di fare un governicchio senza profilo né futuro". I manager? "Non faccio commenti, esaminerò i curriculum".

L'intervista
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4 min di lettura

PALERMO – Sui curriculum dei manager, che fra qualche giorno arriveranno sulla sua scrivania di presidente della commissione Affari istituzionali, non si esprime. Ma sul governo, sulle mosse di Rosario Crocetta e sulla possibilità che l’Udc abbandoni la maggioranza Antonello Cracolici è netto: “Il destino di Crocetta e del Pd sono inscindibili, ma se il presidente deciderà di suicidarsi politicamente è chiaro che il partito dovrà fermarsi un attimo prima”.
Partiamo però dalle nomine dei manager. Crocetta ha fatto una fuga in avanti che a Fausto Raciti non è piaciuta.
“Per il ruolo istituzionale che ho non posso fare nessun commento. Dovrò esaminare i curriculum. Non esprimo valutazioni politiche sui manager”.
Va bene, chiaro, cambio argomento. Oggi Crocetta ha sostanzialmente posto un aut aut: o i partiti trovano la quadra subito o nascerà un governo del presidente. È ancora possibile trovare una quadra dopo questo ultimatum?
“Già stamattina ho avuto modo di dire al presidente che considero questa modalità un approccio che farà danno alla Sicilia”.
In che modo?
“Produrrà un’inevitabile vietnamizzazione del Parlamento, della politica siciliana. In una condizione come quella in cui vive la Sicilia, con una situazione finanziaria al collasso e un rapporto complicato con lo Stato, è difficile pensare di reggere un conflitto contro tutto e tutti. Sembra un gesto disperato, piuttosto che di lungimiranza. Non capisco questa deriva”.
La sua sembra una posizione conciliante.
“La mia posizione non è né conciliante né dura. Annoto l’errore: è grave l’idea che Crocetta vuole trasmettere, in nome di una falsa rappresentazione della politica”.
Qual è l’idea?
“Nella sua rappresentazione ci sono i partiti che saccheggiano e lui che vuole fare il governo. In questa incertezza complessiva, il Pd chiede di fare una nuova giunta e lui propone la sostituzione di qualche assessore. Non credo che a noi freghi nulla della sostituzione di qualche pezzo. È una questione che riguarda il tratto politico del governo”.
Rimane la domanda di partenza: che farà il Pd?
“Il Pd non può che essere responsabile, ma crediamo che questa fuga in avanti destrutturerà lui e tirerà dietro anche il partito. I destini di Pd e presidente non possono essere separati, ma non possiamo suicidarci politicamente con lui”.
L’altro partito in fibrillazione è l’Udc. Crocetta ha attaccato duramente Patrizia Valenti, e quindi indirettamente i centristi. Sarebbe ipotizzabile una maggioranza senza?
“Se l’Udc si ritirasse dalla maggioranza cambierebbe il patto di governo. E tutto questo a un anno e tre mesi dalle elezioni. Crocetta rischia di fare un governicchio senza profilo né futuro, con la speranza di raccogliere singoli deputati in una sorta di lotta per la sopravvivenza. Certo, a meno che non si delinei un altro quadro politico”.
Quale?
“Un’alleanza con il Movimento 5 Stelle o con Forza Italia e Ncd. Rompere questa maggioranza per costruirne un’altra”.
È un’opzione che accettereste?
“Ma sta scherzando?”.
Lo segno come un no.
“Ragionavo per paradossi. Dicevo l’opposto: si può governare solo con un programma politico che a Palermo come a Roma si carica di una sfida”.
Beh, a Roma governate con il Nuovo Centrodestra.
“A Palermo no. Qui c’è un patto di governo con l’Udc. Si cerca una nuova maggioranza quando quella precedente non c’è più, non quando la si rompe di propria iniziativa”.
A proposito di rotture: domenica il Pd ha espresso una posizione netta sulla candidatura di Beppe Lumia, e ieri lei ha parlato di “circo Barnum dell’antimafia”.
“Un attimo: domenica nessuno ha ipotizzato la candidatura di Lumia”.
Beh, era nell’aria.
“Gli organismi non discutono di aria. Discutono di proposte. Nessuno ha espresso giudizi su Lumia”.
Neanche lei?
“Nessuno aveva parlato di candidature per lui. Il presidente ha detto di non volersi occupare delle Europee, è uscito dalla sala e poi ha fatto sapere alla stampa che secondo lui la lista non raccoglieva l’antimafia. Come se chi è in lista ammiccasse alla mafia. Questi giudizi sono inaccettabili e insopportabili”.
E l’ha scritto.
“Da quel momento si è messa in moto la mistificazione, il tentativo di indicare i buoni e i cattivi. Quel film che si vede ogni tanto, con qualcuno che si candida a dare giudizi sugli altri, a dare patenti di antimafia. Io, lo ripeto, lo considero insopportabile e inaccettabile. Detto questo è legittimo che qualcuno possa fare una battaglia per candidarsi. Ma non va bene l’idea che, se non sei candidato tu, gli altri non rappresentano l’antimafia”.
Un’ultima domanda sul famoso quinto posto lasciato libero dalla direzione. Si parla di Nelli Scilabra…
“Io non mi occupo di liste”.
Beh, è candidato.
“Io ho dato la mia disponibilità a essere candidato. Punto. La lista deve essere fatta dagli organi dirigenti. Se Nelli Scilabra fosse in campo io sarei contento, ma non è una questione che compete a me”.


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