Crocetta e l’abbuffata delle nomine | Tutti zitti, nessuno lo ferma - Live Sicilia

Crocetta e l’abbuffata delle nomine | Tutti zitti, nessuno lo ferma

In pochi giorni, decine di incarichi pubblici a militanti e fedelissimi. Nessuno alza un dito.

PALERMO – C’era un tempo, piuttosto recente, nel quale il partito democratico era molto sensibile all’argomento. Coraggiosamente, il segretario regionale Fausto Raciti, ma anche autorevoli rappresentanti Dem come l’attuale assessore all’Agricoltura Antonello Cracolici o il sottosegretario Davide Faraone uscivano allo scoperto puntando il dito contro gli abusi del governatore. Contro scelte che andavano valutate non tanto con l’unità di misura della legittimità, quanto con quella delle decenza.

Ecco, la decenza. Il cui limite è stato superato in questi giorni. La pioggia di nomine di fedelissimi del presidente che doveva fare la rivoluzione e che si è presto abituato a usare la Regione come fosse cosa propria, la scelta di militanti di partito piazzati alla guida di enti pubblici di importanza vitale, la volontà di piegare la pubblica amministrazione alle esigenze della campagna elettorale e delle percentuali del “Megafono”, e anche la ricerca di equilibri in giunta schiavi del voto consegnano, anche sui media nazionali, l’immagine tristissima della solita Sicilia. Eppure, oggi, nessuno dice a Rosario Crocetta, “Adesso basta”.

Eppure, una volta i tempi erano diversi. Il Pd, una parte del quale era rimasto fuori dai tavoli della giunta, attaccava a fronte alta contro le nomine nel governo (vedi Fiumefreddo), contro il ‘cerchio magico’ e un certo modo di gestire la Regione, persino contro gli esterni degli uffici di gabinetto: uno scandalo, per Antonello Cracolici.

Oggi tacciono tutti. E senza andare troppo indietro, alla ricerca quantomeno del profumo di ciò che fu la “questione morale”, basterebbe chiedere un po’ di misura. Un po’ di sobrietà. Basterebbe ricordare, magari, che quegli incarichi, quelle poltrone, quelle nomine sono rette e irrigate da soldi pubblici. Soldi che devono essere utilizzati per la “cosa comune” che è la Regione. E invece, la teoria delle facce senza nome, dei nomi senza titoli piazzati ovunque, a patto che si tratti di fedelissimi del capo giunto al tramonto della sua fallimentare esperienza, rischia di sollevare il dubbio più atroce, più umiliante per la Sicilia e i siciliani: che in fondo, cioè, quelle indennità, quegli stipendi frutto delle tasse e dei sacrifici dei siciliani, possano tornare buoni a irrorare la clientela, a finanziare più o meno indirettamente la campagna elettorale.

Non si spiegano, infatti, le necessità impellenti di questo inutilissimo scorcio di legislatura. Con un parlamento già chiuso e a meno di cinquanta giorni dalle elezioni. Quando nessun assessore, nessun dirigente, nessun amministratore unico, nessun commissario potrà produrre niente di utile, niente di sensato. Se non, appunto, partecipare alla campagna elettorale a sostegno di Crocetta con qualche risorsa in più.

Una campagna elettorale, però, che Crocetta porta avanti all’interno di una coalizione. Alla quale non possono non essere rivolte alcune domande. O meglio, sempre la stessa, ma un po’ a tutti i protagonisti. A cominciare dai leader del Pd, a cominciare dai vertici nazionali. È questa la rottamazione annunciata? È questo il “cambia verso” sbandierato? È, forse, la libertà di Crocetta, il prezzo pagato dopo questi anni di ipocrisia? Dopo gli anni trascorsi seduti dentro i governi regionali, ma prendendo allo stesso tempo le distanze da quei governi?

E al Pd regionale: dov’è finito il vostro orgoglioso sdegno di pochi anni fa? Come farete a raccontare in giro la storiella della Sicilia da cambiare o addirittura già cambiata? Come farete a spiegare che non siete, in fondo, complici di questo schiaffo all’Isola, di questa caduta nei soliti vizi del passato? Che anche voi, in fondo, non stiate beneficiando di questo andazzo, di questa abbuffata dell’ultim’ora?

E la stessa domanda andrà posta al candidato alla presidenza della Regione. A quel Fabrizio Micari che poche ore fa ha chiesto ai giovani di “scendere in campo”. Di diventare protagonisti. È questa la Regione di cui parla Micari? È d’accordo con la gestione della cosa pubblica portata avanti dal proprio alleato Crocetta? È questa l’idea di “merito” che proverà a portare in giro per l’Isola?

Insomma, nessuno ha il coraggio, la voglia di dire al governatore impegnato nel tenere a massimi regimi i motori del suo nominificio, di fermarsi? O meglio, nessuno, tra gli uomini del Partito democratico, tra i moderati di Alfano e D’Alia, tra gli uomini in passato assai critici di Sicilia Futura, nessuno, nemmeno la ‘novità’ Fabrizio Micari, neanche il suo massimo sponsor Leoluca Orlando? Nessuno si sente in dovere di dire a Crocetta “fermati”?

Nessuno, finora, ha trovato questo coraggio. Logiche da campagna elettorale, da realpolitik di infimo livello. Si eviti almeno però, a questo punto, di far saltare fuori qualche manifesto elettorale con su scritto: “Cancellati i vizi del passato. FATTO”. Perché sotto molti aspetti, nonostante i richiami al civismo e alla novità, non è cambiato nulla.


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