”Poveraccio quel Paese in cui ci si deve stupire se un politico condannato, invece di gridare che i magistrati sono dei farabutti e di denunciare complotti contro di lui, ha dichiarato, dopo aver appreso della condanna definitiva a 7 anni di reclusione per favoreggiamento alla mafia, di rispettare la magistratura e, invece di darsi alla fuga si è andato a costituire al carcere di Regina Coeli”. Lo scrive il presidente dell’Italia dei Valori, Antonio Di Pietro, sul suo blog www.antoniodipietro.it . ”Non sappiamo se Cuffaro si sia comportato in tal modo – continua Di Pietro – per chiudere con uno scatto di dignità ed orgoglio la sua carriera politica (ma glielo auguriamo) oppure se sia solo un’ennesima trovata per confondere le acque e per poter usufruire prima, e più rapidamente, di qualche sconto di pena o beneficio carcerario. Sappiamo, però, che il carcere per i condannati definitivi per fatti gravi (come quelli per cui è accusato Cuffaro, ma anche per altri reati come la prostituzione minorile o la concussione, reati per i quali è accusato Berlusconi) dovrebbe essere la norma. Invece, è un caso eccezionale e per questo, in attesa di verificare la bontà delle intenzioni di Cuffaro, bisogna riconoscergli un rispetto delle istituzioni che è mancato e manca ad altri politici pure finiti sotto inchiesta e soprattutto manca al Presidente del Consiglio Berlusconi.”
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