PALERMO – Sorrisi, pacche sulle spalle e la standing ovation. Totò Cuffaro arriva in una sala gremita dell’Astoria Palace di Palermo con il presidente della Regione Renato Schifani nel giorno in cui riunisce la sua Democrazia cristiana per il congresso regionale che alla fine elegge Stefano Cirillo come nuovo segretario. I 1.247 delegati provenienti dalle nove province a fine giornata eleggono il cofondatore (con Cuffaro) della Onlus AiutiamoilBurundi. Carmelo Pullara, altro fedelissimo di Cuffaro, viene designato presidente. Vice segretari Ignazio Abbate e Angela Cocita, responsabile organizzativo Carmelo Pace. Confermati, quindi, i rumors della vigilia. Nessuna sorpresa nel giorno dell’orgoglio Dc Made in Sicily: le strette di mano, i baci e i “forza Totò” che ogni tanto si sentono in sala son il leitmotiv di una mattinata che conferma il ritorno da protagonista dell’ex governatore sulla scena politica regionale.
Il congresso Dc, ecco chi c’era
In sala c’è uno dei coordinatori regionali FdI, Salvo Pogliese (una presenza da bon ton politico quella dell’ex sindaco di Catania), e poco più in là, sempre in prima fila, il coordinatore di Forza Italia nell’Isola, Marcello Caruso. In pole anche gli astri nascenti della nuova Dc di Cuffaro, il presidente della commissione Affari istituzionali all’Ars, Abbate, e il capogruppo Pace. Nelle prime file anche Giovanna Candura, presidente della Sac e già assessore all’Industria nel governo Cuffaro alla Regione. Ci sono il fratello di Cuffaro, Silvio, e l’assessore alle Attività produttive del Comune di Palermo, Giuliano Forzinetti. Si rivede anche un volto storico dell’epoca d’oro del cuffarismo, Nino Dina, mentre non sfugge al richiamo Dc neanche colui che fu il primo deputato leghista all’Ars, Tony Rizzotto. Tra gli ospiti Decio Terrana (Udc), Saverio Romano (Noi moderato) e Antonio Ferrante (Pd). GUARDA CHI C’ERA (FOTO)
Un’assenza che fa rumore
Spicca l’assenza di Roberto Lagalla: il sindaco di Palermo nei giorni scorsi ha dovuto registrare l’addio di Giovanna Rappa al suo gruppo consiliare (Lavoriamo per Palermo), in favore proprio della Dc di Cuffaro. Il consiglio comunale di Palermo in questi giorni è lo specchio del clima che si respira nel centrodestra. Lagalla, che ha perso anche Salvo Alotta (approdato in Forza Italia), sta studiando le contromisure ma intanto Cuffaro manda altri segnali: il drappello di consiglieri comunali a Palermo aumenterà tra sabato e domenica. Quella di Lagalla non è stata l’unica assenza: all’Astoria mancava anche un delegato in rappresentanza dell’Mpa di Raffaele Lombardo.
I “timori” verso l’alleato Dc
Che l’aria attorno all’asse Forza Italia-Dc non sia delle migliori lo si capisce anche indirettamente dalle parole dei due alfieri di Cuffaro all’Ars: Pace e Abbate. “Qualcuno nella coalizione teme che la crescita della Dc possa danneggiare altri partiti alleati ma non è così – è il pensiero dei due deputati, tra i quali c’è grande feeling -, la Dc vuole soltanto dare rappresentanza a un pensiero politico che finora non ne ha avuto”. Concetti che ripercorrono quelli formulati poco prima da Cuffaro: “Siamo leali con i nostri alleati, non abbiamo prebende da spartire”. Nello stesso istante, però, dal gruppo FdI Ars partiva la contraerea con una nota del gruppo parlamentare: “Basta campagna acquisti a danno della coalizione”.
Cuffaro: “Non dimentico gli errori che ho fatto”
Cuffaro, intanto, stringe la mano di Schifani a favore di telecamera e rinsaldare l’asse già conclamato negli ultimi mesi, poi il palco. In un intervento di oltre trenta minuti l’ex governatore parla a braccio. Cuffaro non dimentica “gli errori” commessi nel passato ma rivendica quella “umanità che mi ha sempre accompagnato nel tempo – evidenzia -, sia quando ho creduto di essere un ‘re’ ma anche quando sono tornato ‘mendicante'”. La condanna per avere favorito la mafia pesa e il Cuffaro che vuole tornare protagonista della vitta politica siciliana non ci gira intorno: “Mi addolora quando la gente polemizza con me su altri fatti, quando c’è il ricordo degli eroi di questa terra, da Falcone a Borsellino, e si tira in ballo il mio nome. Ne approfitto per ribadire che io ho sbagliato e sto facendo di tutto per rimediare a miei errori, a cominciare dall’accettazione della responsabilità e di spiegare alla nuova classe dirigente che non si va da nessuna parte se non lo si fa con grande passione ma soprattutto dentro i crismi della legalità”.
“Rivogliamo le Province”
Il primo punto politico arriva dopo una manciata di minuti: “Rivogliamo le Province, organo intermedio in condizione di fare da tramite tra Regione e Comuni. La data? Non ci interessa, noi vogliamo solo che si torni a votare”. A Schifani Cuffaro chiede di “mantenere un impegno formulato con gli elettori”. Roma, però, ha rallentato sulla cancellazione della riforma Delrio e così il ddl che reintroduce l’elezione diretta negli enti è fermo all’Ars.
Termovalorizzatori e sanità
Il secondo punto sono i termovalorizzatori: “Presidente, ne abbiamo bisogno”, sottolinea Cuffaro che con il suo ultimo governo aveva avviato l’iter per gli impianti. Quel percorso fu poi interrotto dall’amico di un tempo Lombardo, una volta eletto a Palazzo d’Orleans. Nell’intervento di Cuffaro c’è spazio anche per l’autunno caldo delle nomine dei manager della sanità: “Schifani avochi a sé le scelte dei manager, e che siano al di sopra dei partiti e di ogni interesse di lottizzazione. Scelga chi vuole, scelga i migliori”.