PALERMO – Oggi, la legge per la soppressione dei tre enti nati dal progetto della Regione imprenditrice compie ventun’anni. Ma due dei tre enti non sono ancora chiusi. È del 1999 infatti la normativa che diede avvio alla chiusura dell’Espi, Ente siciliano per la promozione industriale, dell’Ems, Ente minerario siciliano, e dell’Azasi, Azienda asfalti siciliani. Dopo oltre vent’anni, un’azienda è chiusa, mentre le altre due, l’Espi in particolare, sarebbero prossime alla definitiva liquidazione. Questi, però sono solo due dei casi delle lunghe, se non infinite, procedure di chiusura che riguardano circa cinquanta enti della Regione siciliana: sette società partecipate e circa quaranta enti.
La procedura di liquidazione dell’Espi è al momento guidata dal commissario liquidatore Amerigo Cernigliaro che per tale compito non percepisce compenso. La Regione vigila sull’ente con tre revisori dei conti che percepiscono fra i 6.700 euro e i 4.700 euro lordi annui. Come risulta dalla sezione trasparenza dell’amministrazione regionale il bilancio 2018 è stato chiuso in positivo con un avanzo di 84mila euro.
Lo stesso commissario liquidatore è alla guida della procedura di chiusura dell’Ems. Anche in questo caso questi non percepisce compenso. Anche lì un collegio di tre revisori guadagna per l’incarico da 7.500 euro a 5.200 euro lordi circa . In questo caso l’ente ha un utile di 14mila euro.
Il caso dell’Eas
L’Ente acquedotti siciliani è in liquidazione dal… 2004. A carico del bilancio della Regione sono previsti 25 milioni. Nell’ultimo triennio l’ente però non ha bilanci approvati. La gestione commissariale guidata da Anna Lo Cascio, circa un anno fa ha approvato tutti i bilanci consuntivi fino al 2012 accertando un disavanzo di 250 milioni. Il compenso del commissario liquidatore è pari a 40mila euro lordi annui mentre i tre revisori hanno un trattamento economico che va da 4.200 ai 2.400 euro lordi circa. Di recente, però, il presidente della Regione Nello Musumeci ha nominato il commissario per la liquidazione coatta dell’ente, Simona Maugeri.
Tutti gli enti da liquidare
Stando al sito della Regione non ci son notizie, invece, sullo stato d’avanzamento della procedura di liquidazione dell’Arsea, l’Agenzia della Regione siciliana per le erogazioni (in liquidazione dal 2006). L’elenco degli enti in liquidazione, però non finisce qui. Sono ancora da chiudere, infatti, le venti Aziende autonome di soggiorno e turismo (in liquidazione dal 2005), gli undici Consorzi per il ripopolamento ittico (in liquidazione dal 2015), gli altrettanti Consorzi Asi, Consorzi per le aree di sviluppo industriale (destinati alla chiusura dal 2012) confluiti nell’Irsap e l’Ente autonomo Fiera del Mediterraneo recentemente messo in liquidazione coatta.
Le società per i complessi termali
Fra gli enti vigilati dall’Ufficio per le liquidazioni, ci sono poi le Terme di Acireale e quelle di Sciacca, che oltre ad essere state delle aziende autonome sono delle società partecipate, in liquidazione dal 2007. La società proprietaria del complesso termale di Acireale è sovrinteso da tre liquidatori: Alessia Trombino, capo della segreteria particolare di Nello Musumeci, che per l’incarico ha un compenso di 12mila euro lordi all’anno, Antonino Oliva, che percepisce la stessa somma e Francesco Petralia, che per l’incarico ha un trattamento economico di 15mila euro lordi annui. Il rendiconto del 2018 non risulta presentato mentre nel 2017 il bilancio è stato chiuso a – 547mila euro.
In perdita è anche il bilancio 2018 della società che sovrintende alle terme saccensi: -244mila euro con una riduzione del disavanzo rispetto all’anno precedente di 748mila euro. La procedura di chiusura affidata da anni a un commissario liquidatore: Carlo Domenico Turriciano. A lui, per l’incarico, sono corrisposti 32mila euro.
Le società partecipate in liquidazione della Regione sono sette. Oltre alle Terme di Sciacca e a quelle di Acireale, ci sono il fondo Cape-Regione Siciliana Sgr spa, la società Stretto di Messina spa, la Biosphera spa, l’Inforac srl e la Sicilia patrimonio immobiliare spa.
La sorte della Spi
Le vicende nate attorno alla Spi sono spesso finite, anche negli ultimi mesi, al centro delle cronache politiche. La società è nata infatti allo scopo di valorizzare il patrimonio immobiliare della Regione. Nell’era Cuffaro il governo regionale pensò di vendere una parte degli immobili di proprietà regionale utilizzando la Spi, società mista, al 75 per cento della Regione e al 25 per cento dei privati. Nel 2012, però, il governo Lombardo decise di escludere la società dalla gestione del patrimonio immobiliare. Nacque così un lungo contenzioso fra Regione e privati. Proprio a causa di questo contenzioso la Regione non poteva godere dell’uso dei dati contenuti nel censimento dei beni regionali, costato circa 100 milioni. Solo di recente la password è stata concessa alla Regione.
In questo momento la Spi è in liquidazione. Stando ai dati pubblicati sul sito della Regione, il commissario liquidatore, Fabrizio Escheri percepisce un trattamento economico lordo annuo di 60mila euro lordi annui, mentre ai tre consiglieri di sorveglianza sono attribuiti compensi che oscillano fra i 15mila e i 12mila euro ciascuno . La società ha chiuso il bilancio 2018 sostanzialmente in equilibrio mentre fino al 2017 il saldo era pari a -1,8 milioni. La chiusura sembrerebbe essere vicina. Infatti, stando a quanto si apprende dalla relazione dell’ufficio per le liquidazioni, il socio privato, nel 2019 ha versato unilateralmente 250mila euro per “il buon esito della chiusura della lquidazione”.
Biosphera
Fra le altre partecipazioni maggioritarie della Regione c’è la società Biosphera. La società al 53,20 per cento della Regione era nata per la Gestione dei servizi pubblici, manutenzione e conservazione delle aree naturali protette. L’anno scorso è stato riconosciuto un debito fuori bilancio della Regione con l’ente soppresso di 1,7 milioni, risorse dovute per via di un contratto di servizio del 2003. Stando agli elaborati della Regione, nell’ultimo triennio non è stato approvato nessun bilancio e la società sarebbe senza un commissario liquidatore. In una relazione dell’Ufficio speciale per le liquidazioni, però si legge che questi sarebbe stato individuato nel maggio del 2019 e sarebbe l’avvocato Vincenzo Abate.
Vita breve ha avuto un’altra partecipata della Regione: la InfoRac, nata nel 2007 per l’esecuzione della convenzione di Barcellona sulla protezione del Mediterraneo dai rischi dell’inquinamento e messa in liquidazione dopo soli due anni. La procedura di chiusura della partecipata al 100 per cento è in mano a due liquidatori: Baldassare Quartararo e Nicola Ribolla. Ad entrambi spetta un compenso lordo annuo di 20mila euro ciascuno. Nel 2018 l’ente non ha presentato bilanci mentre nel 2017 questi erano in rosso per 95mila euro.
La società per il ponte e il fondo d’investimento
Palazzo d’Orleans ha una partecipazione del 49 per cento nella Cape-Regione Sicilia sgr, società che gestisce in particolare il fondo d’investimento chiuso di Private Equity denominato “Cape Regione Siciliana”. Il liquidatore è Edoardo Bonanno a cui vengono corrisposti 30mila euro lordi all’anno. La socità attende di essere liquidata dal 2012.
Infine c’è la partecipazione alla Stretto di Messina spa che non sarà chiusa fin quando sarà aperto il contenzioso con l’Eurolink per la costruzione del ponte di Messina. La società nata a questo scopo nel 1981 è in dismissione dal 2013. La ragione possiede il 2,58 per cento delle quote societarie. Il commissario liquidatore è Vincenzo Fortunato a cui viene corrisposto un compenso di 40mila euro lordi l’anno.