“Il ministro Salvini si rassereni: la Chiesa assiste da anni i migranti e per lo più con fondi propri, anche se sono sempre di più italiani che si rivolgono a noi”. Il caso “Diciotti” è ancora caldo, con i migranti che per lo più saranno accolti dalla Chiesa cattolica in varie diocesi, ma il titolare del Viminale e leader della Lega, Matteo Salvini, non ha mancato di riservare una stoccata ai vescovi italiani. “La Chiesa aprirà le porte, il cuore e il portafoglio – ha detto Salvini a un comizio in Trento – e per noi sarà a costo zero”.
Una battuta che è il segnale di un rapporto, quello tra la Lega e la Chiesa, che proprio sui migranti negli ultimi mesi si è fatto sempre più teso, fino al culmine raggiunto proprio con il caso della nave Diciotti con a bordo 143 persone. Il vescovo di Noto, Antonio Staglianò, che è anche delegato dei presuli isolani per le Migrazioni, aveva addirittura annunciato lo sciopero della fame per protestare contro l’atteggiamento del governo giallo-verde, prima che si arrivasse al compromesso che prevede che la Chiesa accolga almeno un centinaio di persone.
“Noi assistiamo da anni i migranti, così come gli italiani – spiega Valerio Landri, responsabile della Caritas di Agrigento ma anche direttore di quella di tutta la Sicilia – e lo facciamo per lo più con l’Otto per Mille e le donazioni private. Parliamo di migliaia di persone e di centinaia di volontari”.
Papa Francesco, sul volo che lo ha riportato in Italia dall’Irlanda, ha annunciato che la Chiesa italiana si farà carico della quota più consistente di migranti mandandoli a Rocca di Papa, nel Lazio: “Saranno più di cento – ha detto il Pontefice – e lì impareranno la lingua e si inizierà a fare quel lavoro che si è già fatto con i migranti integrati”. Anche se la Cei, per bocca di don Ivan Maffeis, ha invece precisato che, dopo un passaggio ad Ariccia, la quota verrà suddivisa tra le diocesi che hanno manifestato disponibilità, tra cui Torino, Brescia, Bologna, Agrigento, Cassano all’Jonio, e Rossano Calabro. In totale sarebbero già 28 mila i migranti accolti dalla Chiesa nel nostro Paese.
“Questa è una risposta di supplenza. Non è ‘la risposta’. La risposta di un Paese democratico si matura attraverso ben altri processi. Ma anche risposte di solidarietà e di umanità come questa possono aiutare a sviluppare una cultura dell’accoglienza”, ha spiegato don Maffeis. “È stata una scelta della presidenza Cei, legata alla volontà di uscire da una situazione di stallo in cui queste persone erano da diversi giorni – precisa -. Davanti ad una situazione insostenibile dal punto di vista umanitario si è scelto di non andare avanti con comunicati ed appelli generici ma di intervenire offrendo una disponibilità all’accoglienza concreta, fattiva ed immediata”.
Ma l’accusa di Salvini, neanche troppo velata, è che la Chiesa abbia iniziato solo adesso a occuparsi dei migranti. Tesi che i vescovi siciliani, per bocca di Landri, negano con fermezza. “La maggior parte di queste persone è solo di passaggio, sbarcano sulle nostre coste e poi vanno via – dice Landri a Livesicilia – Ma noi siamo presenti in strada, abbiamo sportelli dedicati agli stranieri per l’orientamento legale e l’accompagnamento di chi ha bisogno di documenti, portiamo avanti progetti di inserimento lavorativo con formazione e tirocini e già diversi ragazzi, che erano in regola, sono stati avviati al lavoro”.
Ma la Chiesa, in Sicilia come nel resto d’Italia, si occupa anche di corsi di alfabetizzazione, accoglienza, dormitori notturni, servizio docce, distribuzione di abiti, mense, accompagnamento per il disbrigo pratiche, corridoi umanitari e sostegno sanitario. “A volte le attese per una visita sono troppo lunghe e le persone si rivolgono ai nostri centri di ascolto – dice il direttore della Caritas – Ma noi non facciamo distinzioni tra italiani e stranieri: per noi sono solo persone che hanno bisogno e vanno aiutate, anche se per la maggior parte sono italiani”. E le cifre sono ragguardevoli: il 70% di chi si rivolge alla Caritas, ad Agrigento, è di nazionalità italiana, a Siracusa si arriva al 78%. “Questa idea che la Chiesa aiuti solo gli stranieri o che lo faccia per moda è falsa, noi aiutiamo chiunque si rivolga a noi ma negli ultimi tempi, purtroppo, il numero degli italiani è cresciuto notevolmente”.
C’è poi il capitolo dei minori stranieri non accompagnati che, diventati maggiorenni, non trovano posto da nessuna parte e sarebbero destinati alla strada. “La Chiesa li accoglie nei propri centri e con fondi propri, ma lavoriamo anche per l’integrazione sociale e culturale da entrambe le parti, mettiamo in relazione italiani e stranieri e facciamo conoscere, per esempio, i motivi per cui tanta gente decide di lasciare il proprio Paese: proviamo a demolire quei pregiudizi secondo cui i migranti vogliono invaderci e vengono qui perché fa loro piacere”.
Un lavoro silenzioso che però va avanti da anni e su più fronti: ci sono etiopi ed eritrei che arrivano in Italia grazie ai corridoi umanitari del governo e di cui si occupa la Caritas, c’è l’operato delle singole parrocchie, ci sono i volontari delle mense che sono centinaia. “Ad Agrigento abbiamo una quarantina di volontari – prosegue Landri – a Siracusa sono 350, ancora di più in grandi diocesi come Palermo e Catania; mense con cui aiutiamo migliaia di persone tutti i giorni. Inoltre, quando ci sono gli sbarchi a Lampedusa o a Palermo, ci chiamano per fornire i beni di prima necessità. Il tutto con fondi nostri, a parte qualche collaborazione con gli Sprar, per non parlare del valore economico di centinai di volontari che si mettono all’opera, donando tempo e competenze, proprio perché appartengono alla Chiesa”.