CATANIA – Da Lombardo a Renzi. Dagli autonomisti ai rottamatori. Da uomo di fiducia dell’ex governatore a portavoce di un partito politico in un territorio. Alessandro Lo Presti ha fatto, in un certo senso, il salto di qualità: ed oggi ha assunto il ruolo di coordinatore dei renziani nella provincia di Catania. La sua avventura politica l’ha vissuta sempre nelle retroguardie, dietro i deputati, i presidenti, i consiglieri, oggi invece ha il potere di muovere le fila su un progetto scegliendo tematiche e persone. La sfida primaria è quella che si gioca ai ballottaggi, ma si sta lavorando anche per conquistare “scranni” a Palazzo degli Elefanti, e “la ricerca – assicura Lo Presti – non è solo nel centrosinistra”.
Partiamo da un punto Matteo Renzi può rappresentare veramente la svolta per la politica?
“Per noi si e per questo stiamo portando avanti questo progetto di rinnovamento, partendo per quanto ci riguarda da Catania”.
Quale è la ricetta Renzi?
“Il “Renzi pensiero” in pillole si divide 18 pillole”. (CLICCA QUI PER IL PDF)
18 sono tante, le più importanti?
“Il punto fondamentale è sicuramente non pensare più alle poltrone. Non vorremmo arrivare a rottamare, ma sicuramente c’è un gruppo di politici che ci ha fatto arrivare a questo punto, questi vanno sicuramente cambiati e sostituiti con gente nuova e che abbia la testa per fare politica”.
Quale è il suo pensiero sul nuovo sindaco di Catania?
“E’ un ottimo sindaco. Io forse sono di parte perché mio padre è stato assessore di Enzo Bianco. Penso che ci buon rappresentare e fare un buon lavoro”.
Ci sarà un’area renziana al consiglio comunale di Catania?
“Spero che esisterà presto”.
State lavorando per questo?
“Si, ma non solo con persone del centrosinistra”.
In un’intervista a LiveSiciliaCatania Marco Consoli, presidente del consiglio comunale uscente parla di un “pericolo Lombardo”, in quanto l’ex governatore potrebbe attraverso il metodo delle larghe intese riconquistare potere nel comune di Catania. Lei che sicuramente conosce l’ex Presidente della Regione cosa ne pensa: esiste veramente questa ipotesi?
“Io in questo momento non lo vedo. Non c’è dubbio che nella coalizione di centrosinistra ho visto tanti candidati che erano vicini al presidente Lombardo…”
Lei lo è stato?
“Io lo sono stato.”
Come mai ha cambiato idea?
“Io ho creduto veramente in quel progetto. Intanto io ho conosciuto Lombardo in un progetto già nato che si chiamava CCD prima, UDC dopo. Dove io materialmente, siamo negli anni ’90, insieme ad altre persone abbiamo costituito il gruppo giovanile dell’allora CCD. Il presidente Lombardo, dunque, lo ritrovo all’interno del partito, ma io già c’ero. Poi fu costituito il Movimento per l’Autonomia, ed io come migliaia di persone abbiamo creduto in questo progetto che poi per vari motivi non è stato più portato avanti. Oggi, però, il problema è ben diverso, in 20 anni sono cambiate tante cose”.
Ma ripeto questo passaggio da Lombardo al Pd, si fonda su quali ragioni?
“Ad un certo punto noi che eravamo all’interno del Mpa non abbiamo più visto l’obiettivo Mpa. Lo stesso cambiar nome in PdS perché si doveva nascondere qualcosa che si chiamava Mpa, non è piaciuto a tutti. Mpa per noi era Movimento per l’Autonomia, consideri che nel progetto Renzi ci sarà proprio un circolo tematico dedicato all’autonomia”.
Cosa risponde a chi dice che molti ex autonomisti hanno trovato casa tra Bianco e Crocetta?
“E’ una domanda a brucia pelo. Ma io le dico che questa stessa cosa la potremmo dire di Firrarello, come di tanti altri…”
Mi dica la sua motivazione?
“La mia personale motivazione è semplice voglio cambiare le cose. Come farlo? Intanto il Pd è un partito nazionale e se non lo fosse stato si sarebbe sciolto come è successo in tante piccole realtà. E quindi, come è giusto che sia si fa una guerra all’interno per essere uniti all’esterno. Ad oggi dobbiamo mettere da parte le ideologie e capire come fare per risvegliare le nostre città”.
Un messaggio per Lombardo?
“Ancora oggi è un mio caro amico, ma politicamente siamo divisi: lo dimostra il fatto che oggi sono seduto qui e vicino a lui non ho mai avuto la possibilità di valorizzare la mia persona perché non mi era consentito”.