Da Terrasini fino alla Nasa | C'è un pezzo di Sicilia sulla luna - Live Sicilia

Da Terrasini fino alla Nasa | C’è un pezzo di Sicilia sulla luna

Filippo Pagano

Una storia incredibile che parte da lassù e arriva fino a noi.

PALERMO- Sulla luna c’è anche un pezzo di Sicilia. Porta il nome di Filippo Pagano, l’ingegnere siciliano, emigrato da Terrasini agli Stati Uniti, che porta tra le stelle il suo nome e quello della sua terra. Una notorietà scolpita in una targa che Armstrong depose sulla luna, insieme a tutti i protagonisti del sogno dell’uomo nello spazio, nella notte tra il 20 e 21 luglio 1969, data dell’allunaggio. Fu proprio Pagano, a costruire la strumentalizzazione della navicella spaziale Apollo 11, e a dare un contributo a quella memorabile impresa di cinquant’anni fa. E fu anche colui che diede istruzioni a Neil Armstrong,  primo astronauta a mettere piede sulla luna.

“L’uomo delle stelle” da Terrasini alla NASA, per inseguire il sogno americano. Come tanti attraversa l’oceano, ma come pochi, anzi pochissimi, riesce a scrivere un pezzo di storia, a contribuire all’eccezionale evento lunare, e ad aprire orizzonti inesplorati all’umanità intera, a distanza di mezzo secolo. Ancora, cinquant’anni dopo, c’e un passato che persiste a distanza di tanto tempo.

Il nipote, Antonio Catalfio, giornalista, ricorda con affetto le origini dello zio Filippo: “Da Balestrate, suo luogo natale nel 1928, sesto di nove fratelli e figlio di un caposquadra delle ferrovie dello Stato, si trasferisce a Terrasini (in provincia di Palermo), dove prende il diploma di ragioniere ed entra nella Polizia di Stato in servizio di leva. Per amore della “sua” Rosalia, lascia la divisa, poiché ai tempi i poliziotti non potevano sposarsi prima dei 28 anni, e parte per Detroit dove si trovavano i suoceri. Da semplice operaio della Chrysler di Detroit, fu poi la grande Los Angeles a ospitarlo in una compagnia elettronica, per passare alla Boeing, intraprendere gli studi e conseguire la laurea in ingegneria elettronica.

Da lì il sogno americano prende forma con l’assunzione alla NASA, che lo vedrà protagonista di tutti i progetti spaziali, alle missioni Apollo al progetto Enterprise (lo Shuttle). Elabora la strumentazione di bordo dei veicoli spaziali, e con i simulatori di volo addestra gli astronauti alle manovre. Amico di Neil Armstrong “Il mio amico Neil”, che gli riserva il privilegio di un pezzo di suolo della luna al ritorno dalla missione Apollo 11. In Sicilia sanno che lavora alla NASA,  “Ripara i computer” diceva la sua sorella maggiore Gilda, ma nessuno sapeva del ruolo fondamentale di Filippo, tenuto al segreto di Stato che ha mantenuto in maniera irreprensibile, sciogliendosi solo negli ultimi anni e donando alla famiglia dei cimeli storici delle missioni spaziali, conservati oggi al municipio di Terrasini”.

Scomparso a Los Angeles, il 16 agosto del 2016, all’età di 88 anni, l’illustre ingegnere, ha rappresentato davvero un pezzo di storia degli Stati Uniti e dell’Italia. Di Filippo Pagano, si è interessato lo scrittore e giornalista  di Repubblica, Lucio Luca, che lo ha conosciuto e intervistato per il suo libro “Dall’altra parte della Luna”, dedicandogli ampio spazio, un intero capitolo “Filippo, l’ingegnere dell’Apollo 11”, inserendolo fra i 20 Siciliani che si sono particolarmente distinti negli USA. Il piccolo grande uomo che per tanti anni ha lavorato per la NASA, incanta lo scrittore, con piccoli particolari e curiosità sulle sue straordinarie imprese, dalle strumentazioni della navicella spaziale, alla quale aveva lavorato per anni e che aveva “testato” al fianco di Armstrong, alle emozioni dell’allunaggio in una notte italiana che i nostri padri e i nostri nonni non dimenticheranno mai.

“A Downey, disegna i moduli lunari, cioè il lander della navicella spaziale, il “cuore” dell’Apollo 11. Ripara i guasti riscontrati durante le simulazioni di volo, prepara tabelle piene di numeri per fronteggiare le emergenze. E spiega agli astronauti scelti dalla Nasa come si guida quel “trabiccolo”. In poche parole, questo “nonno” di Terrasini ha insegnato a volare nientemeno che a Neil Armstrong, il primo uomo sbarcato sulla Luna: “Vabbè, dai, ora non esageriamo. Anche se in qualche modo è vero, ma non farmi passare per presuntuoso”. E ancora profonde commozioni, imprese eroiche largamente citate, da Luca: “La mattina del 20 luglio del 1969, trascorsa davanti ai video in attesa del “giant leap for mankind”, il grande passo per l’umanità: C’eravamo dati appuntamento in laboratorio, assieme all’équipe che aveva lavorato per anni a quella navicella. Prima l’allunaggio, sei ore più tardi la “passeggiata” di Armstrong e Aldrin. Quando Neil toccò con il piede non abbiamo capito più niente: baci, abbracci, champagne. Poi ha chiamato il presidente Nixon per farci i complimenti, subito dopo il capo della Nasa. È stato il giorno più bello della mia vita. Anzi, no. I giorni più belli sono quelli in cui sono nati i miei figli, ma come emozione siamo lì… E poi le lacrime, appena accennate. Perché un siciliano d’altri tempi non piange mai, nemmeno se il suo nome resterà scolpito per sempre in una targa issata a 400 mila chilometri dal Pianeta Terra”.

Il resto è storia: l’Apollo 11 rappresenta un momento che unisce l’intera umanità in un’unica “sgambata” sul suolo lunare, e l’Ingegnere Pagano fu  tra coloro che lo rese possibile. Era il 16 luglio 1969 quando la missione Apollo 11 ebbe inizio: alle 15:32 ora italiana, gli astronauti statunitensi, Neil Armstrong, Edwin ‘Buzz’ Aldrin e Michael Collins, rispettivamente comandante, pilota del modulo lunare e pilota del modulo di comando, vennero lanciati dal razzo vettore Saturn V verso la Luna dal Cape Kennedy a bordo dell’Apollo 11. Ci vollero 13 minuti per entrare nell’orbita terrestre e, dopo un’orbita e mezza, la navetta fu spinta oltre, ancora di più verso la luna, due ore e 44 minuti dopo il lancio. “Un piccolo passo per l’uomo, un grande passo per l’umanità”. La frase pronunciata da Neil Armstrong appena messo piede sulla Luna è entrata nella storia, ha dato il via all’evento spaziale che portato l’essere umano a camminare per la prima volta sulla Luna, modificando per sempre il corso degli eventi. Un’impresa a cui molti assistettero in diretta televisiva: 20 milioni di persone in Italia e 900 milioni nel mondo. Spettatori incollati davanti agli schermi per quasi 24 ore aspettando che un uomo, 384 mila chilometri sopra le loro teste, posasse il piede sul satellite sei ore dopo l’allunaggio dell’Apollo 11.

E dopo mezzo secolo, rivedere in bianco e nero il mitico Tito Stagno, che battibecca in diretta tv con Ruggero Orlando per accertarsi se la navicella di Armstrong abbia toccato o no il suolo lunare ancora intenerisce. Cosa è cambiato da allora e cosa succederà in futuro? Le parole di Filippo Pagano ancora echeggiano: “Eppure sai quante cose si potrebbero ancora scoprire? Pensa a Marte, per esempio. Chi lo sa, prima o poi riusciremo a mandare l’uomo anche laggiù. Speriamo”.

 

 

 


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