Dagli abusi edilizi alle estorsioni | "Alla Seus 391 inquisiti" - Live Sicilia

Dagli abusi edilizi alle estorsioni | “Alla Seus 391 inquisiti”

Nel 2010 la società che gestisce il 118 ha avviato un report sui carichi pendenti dei lavoratori. I risultati sono scioccanti. Ma rarissimi i provvedimenti presi finora. Il nuovo direttore generale Aliquò ha trasmesso i dati in commissione Sanità all'Ars. Il presidente Digiacomo: "Numeri che lasciano senza parole".

PALERMO – “Alla Seus lavorano 391 inquisiti”. Il dato-choc è stato trasmesso dal direttore generale della società partecipata, Angelo Aliquò al presidente della commissione Salute all’Ars Pippo Digiacomo. Quasi 400 persone avrebbero carichi pendenti. Quattrocento sui 3.300 complessivi. Un “report” che sarebbe stato avviato dalla società già nel 2010, ma al quale sono seguiti rarissimi provvedimenti.

La Seus, lo scorso 10 aprile, si legge in una nota di firmata da Aliquò “ha inviato istanza alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Palermo al fine di aggiornare il controllo dei carichi penali di tutto il personale dipendente. Considerato l’elevato numero dei dipendenti (circa 3300), l’istanza è ancora in lavorazione da parte della Procura e si è pertanto in attesa del rilascio dei relativi certificati”.

Ancora, prima, cioè il 28 febbraio scorso, fa sapere Aliquò sempre attraverso quella nota, “è stata presentata istanza presso la Procura della Repubblica di Siracusa per effettuare il controllo specifico dei precedenti penali dei dipendenti citati in una interrogazione parlamentare a firma dall’onorevole Stefano Zito”. Alla denuncia del deputato grillino, che chiedeva di verificare se alcuni dipendenti della provincia aretusea fossero indagati o inquisiti, non seguiva però alcun particolare riscontro. “Nessuno dei dipendenti indicati nella suddetta interrogazione ha subito condanne passate in giudicato ad eccezione di uno di questi, per un reato comunque non ostativo alla permanenza nella Pubblica Amministrazione (reato fallimentare)”. Ovvero, nessuna condanna passata in giudicato, in questo caso. Ma alcuni di questi dipendenti, “che sarebbero appartenenti al clan Nardo, – si legge nella nota di Aliquò – risultano avere procedimenti penali in corso non ancora definiti per reati vari tra cui, il reato ostativo di usura. La società sta dunque monitorando tali procedimenti, riservandosi, all’esito degli stessi, di effettuare le conseguenti opportune determinazioni”.

Ma alcuni risultati, alcuni dati, sono già in possesso della Seus. Dati che Aliquò ha trasmesso alla commissione Salute, e relativi “agli accertamenti fatti dalla Seus nell’anno 2010, precisando – puntualizza Aliquò nella lettera – che l’esito di dette procedure di accertamento si é concluso con un nulla di fatto ad eccezione del licenziamento di due soggetti, di cui uno era l’unico ad aver prodotto una dichiarazione veritiera. Tali soggetti furono licenziati in quanto era pendente nei loro confronti, all’atto dell’assunzione, la pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici. Per i rimanenti soggetti, da cui risultava un’omissione dei loro precedenti penali nell’autocertificazione da essi fornita, si é proceduto a presentare in data 24 febbraio 2011 singoli esposti alla Procura di Palermo per il reato di mendacia”. Insomma, molti dipendenti, all’atto della richiesta di un’autocertificazione per carichi pendenti, avrebbero “omesso” il provvedimenti emesso nei loro confronti.

“Dei procedimenti così attivati, 31 – spiega Aliquò nella lettera – sono stati oggetto di richiesta di archiviazione da parte del pm designato alle indagini e la società non ha presentato opposizione. Gli altri risulterebbero ancora pendenti”. Carichi pendenti. Cioè procedimenti in corso. Sono 95 quelli che hanno sulle spalle carichi per reati gravi, “ostativi”. Cioè tali da impedire il mantenimento del posto di lavoro nel pubblico. E nel report-choc fornito da Aliquò a Digiacomo c’è davvero di tutto, Da reati meno gravi, come l’emissione di assegno a vuoto, la guida in stato d’ebbrezza o l’abusivismo edilizo, ad accuse molto più pesanti. Tra queste, quelle di ricettazione, furto, lesioni pesonali, maltrattamenti in famiglia e verso fanciulli, omicidio colposo e persino estorsione. “Queste notizie – commenta Digiacomo – lasciano davvero a bocca aperta. Mentre si istituiscono tavoli tecnici utili a trovare soluzioni per gli stipendi, ci accorgiamo che tra quei lavoratori c’è gente che lì non dovrebbe stare. E purtroppo – conclude Digiacomo – il conto viene presentato alle persone perbene, la stragrande maggioranza, cioè, dei lavoratori della Seus”.


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