PALERMO- ‘Sindaci’, ecco la parola della polemica. Che non c’è nel testo del nuovo Dpcm sulle misure di contrasto al Covid. Se n’è accorto, per esempio, il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, che scrive sulla sua pagina Facebook: “Prendo atto del fatto che il Governo nazionale ed il presidente Conte abbiano rivisto la propria posizione, ascoltando la presa di posizione di Anci e dei sindaci di tutta Italia e modificando in corso d’opera il DPCM ed evitando di scaricare inattuabili responsabilità sulle amministrazioni comunali. Resto fermamente convinto della necessità, per porre un freno al dilagare dei contagi in tutta Italia, di poter applicare restrizioni anche molto significative che limitino la possibilità di assembramenti pericolosi. Ma perché i provvedimenti assunti siano efficaci e non delle mere Gride manzoniane, è necessario, assolutamente necessario e indispensabile, il coinvolgimento dei Comitati provinciali per l’ordine e la sicurezza in modo che ai provvedimenti restrittivi seguano controlli efficaci che coinvolgano tutte le forze dell’ordine in modo coordinato”.
Il Dpcm e le proteste
Era stato il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, a fare riferimento ai comuni nella conferenza stampa di ieri sera, con una regola che chiamava in causa le amministrazioni: “I sindaci dopo le ore ventuno potranno disporre la chiusura di vie e piazze dove ci sono assembramenti”. Una posizione che aveva provocato la reazione vivace dei primi cittadini.
Lo stesso sindaco di Palermo aveva reagito in modo veemente già alla bozza del provvedimento: “Il governo nazionale non può minimamente pensare di scaricare sui sindaci le sue responsabilità, dopo mesi durante i quali il ruolo delle amministrazioni locali è stato a dir poco sottovalutato. Se il governo valuta, come sembra che sia dal contenuto del Dpcm, che la situazione in Italia sia grave e stia ulteriormente peggiorando come in altri paesi d’Europa, si assuma le sue responsabilità come hanno fatto altri governi europei”. E ancora: “Se si valuta la necessità di una sorta di ‘lockdown notturno’ che somiglia molto al coprifuoco, il governo lo decreti e disponga chi, come e con quali forze deve effettuare i controlli. Basta con il gioco al massacro contro le amministrazioni locali”.
E adesso chi controllerà?
Qualcosa è successo dopo le proteste? C’è stato un ripensamento? Nella versione finale del provvedimento si legge, infatti: “Delle strade o piazze nei centri urbani, dove si possono creare situazioni di assembramento può essere disposta la chiusura al pubblico, dopo le ore 21, fatta salva la possibilità di accesso, e deflusso, agli esercizi commerciali legittimamente aperti e alle abitazioni private”. Nessun accenno esplicito ai sindaci. E’ inteso che saranno comunque loro a farsi carico del problema? In ogni caso la domanda sorge spontanea: adesso chi controllerà?
Il sottosegretario precisa
Arrivano in mattinata le precisazioni, rilanciate dall’agenzia Ansa: “Col nuovo Dpcm lo Stato non abbandona i Comuni né li investe di responsabilità improprie: i primi cittadini, che sono autorità sanitarie locali, saranno ovviamente supportati in tutto dai Prefetti, negli appositi Comitati provinciali di ordine pubblico. Ed è proprio con i Prefetti e nei Comitati Provinciali che si potranno valutare casi particolarmente delicati in cui risultasse necessario, opportuno e possibile chiudere al pubblico strade o piazze”. Lo ha detto il sottosegretario all’Interno con delega agli Enti Locali, Achille Variati.
Che ha aggiunto: “Laddove si rivelassero condizioni di urgenza, nell’arco di 24 ore si può far anche l’ordinanza di chiusura, ma è chiaro che non vanno tralasciati una serie di passaggi, non ultimo quello che, quando un provvedimento riguarda un’esercizio, va notificato. Essendo una motivazione di natura sanitaria – ha spiegato Variati – il Prefetto non ha una capacità di emettere l’ordinanza ma di attuazione di quest’ultima. Il sindaco fa l’ordinanza e lo strumento è il Comitato di ordine e sicurezza pubblica, che supporterà, motiverà e accompagnerà il sindaco sull’opportunità di emettere il provvedimento da lui firmato”.
Finisce qui? Per niente. C’è la conclusione: “Bisognerà sentire anche l’Asl, che potrà essere invitata dal Prefetto al Comitato per l’ordine pubblico, per portare tecnicamente il pensiero della sanità locale. Sicuramente verranno valutate anche le relazioni delle forze dell’ordine stilate a seguito delle loro verifiche in quei luoghi dove eventualmente dovessero verificarsi assembramenti”.