D'Alema prova a scaldare i catanesi|"Da elezioni dipende futuro italiano" - Live Sicilia

D’Alema prova a scaldare i catanesi|”Da elezioni dipende futuro italiano”

Comizio in piazza Università, una piazza difficile.

Verso le Regionali
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CATANIA – Se le strade di San Cristoforo hanno risposto presente al richiamo no-mafia di Claudio Fava, la storica e centralissima piazza Università di Catania ha invece nicchiato e di molto la chiamata pre-elettorale di ieri sera. Anche dinnanzi al nome del già presidente del Consiglio Massimo D’Alema. Un pezzo da novanta della politica italiana, che però non è bastato a rinverdire antiche suggestioni legate ai straripanti comizi catanesi di Enrico Berlinguer. È andata così, con un bottino di presenze al quanto magro. “La sfida di piazza Santa Maria de La Salette – ha detto il candidato presidente della Regione per il progetto dei Cento Passi Claudio Fava – era quella di portare la politica in un quartiere senza che fosse in gioco alcuna sorta di riscossione di voti dovuti. Semmai, abbiamo portato lì la politica alla stregua di un discorso tra uomini liberi. Con la nostra presenza abbiamo voluto offrire un gesto di rispetto a tutto il quartiere, appunto per questo il nostro appuntamento è stato apprezzato”.

Uno dei momenti del comizio di D'Alema a Piazza Università

Il confronto tra due delle prime uscite catanesi del cartello a sinistra del Pd va tuttavia digerito in fretta : “Siamo in una grande piazza, dalla quale intendiamo parlare a quelli che ci sono – ha detto Fava parlando con i giornalisti – ma anche a quelli che non ci sono. Noi cerchiamo di fare una campagna elettorale che vuole avere come tetto il cielo, per parlare con la nostra gente e per parlare con quelli che vogliono capire e ascoltare. Restare nel chiuso di una stanza, parlando soltanto ai propri militanti è cosa confortevole, ma irrilevante. Bisogna avere il coraggio di portare la propria faccia a spasso, anche lì dove nessuno se lo aspetta”.

Molto probabilmente la giornata di Massimo D’Alema alle falde dell’Etna non è stata preceduta dal necessario tam-tam. Questo, nonostante l’incontro di Giarre di ieri pomeriggio sulle politiche nel Mediterraneo, e moderato dalla giornalista Melania Tanteri, ha visto toccare un’interessata partecipazione culturale. O forse c’è stato un errore di valutazione sulla metratura delle piazze a disposizione. E dire che che il progetto targato Articolo 1 – in un certo qual modo – aveva esordito proprio a Catania durante la festa nazionale dell’Unità dello scorso anno. Quando il confronto al vetriolo sul referendum costituzionale tra il lìder Massimo e un Paolo Gentiloni che di li a breve sarebbe stato chiamato alla guida del Governo, fece registrare il sold out. La distanze a sinistra da allora si sono semmai divaricate e Matteo Renzi è il primo nella lista dei nemici: “Sbaglia chi pensa che lui sia un uomo solo al comando – ha detto D’Alema – perché oggi governa con Berlusconi e Salvini, il peggior triumvirato che l’Italia abbia mai conosciuto”.

Si pensa intanto alla campagna elettorale siciliana, ma anche a ristrutturare il progetto democratico e progressista in vista di una più vasta penetrazione territoriale: “Lavoriamo, ci rimbocchiamo le maniche – ha aggiunto D’Alema – Del resto, io mi ero ritirato. Ad un certo punto però ho sentito il dovere d’impegnarmi. Non potevo certo accettare l’idea che la sinistra morisse con Renzi. Una fine triste. D’altro canto, come diceva un letterato dell’Ottocento: la vera felicità è la lotta”. Si guarda intorno l’ex presidente del Consiglio e incalzato dai giornalisti sull’azione del sindaco di Catania, si lascia trasportare dai ricordi: “Enzo Bianco è un amico – ha detto – Ci conosciamo ormai da tanti anni. E anche se ha preso un altra strada dalla mia, vedo che certamente non condivide l’arroganza del nuovo corso renziano”. E ancora: “Lui viene da un partito il cui modo di fare politica era signorile – riprende D’Alema – Ha certo le sue opinioni, ma non l’aggressività e l’arroganza di questi giovanotti senza principi per i quali esiste solo il potere e basta”.

 


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