TRAPANI – L’obiettivo viene scandito al termine di una giornata scandita dagli incontri elettorali: “Dobbiamo vincere al primo turno”. Antonio D’Alì lo dice parlando a Marausa, borgata marinara che vive i problemi dell’isolamento e della lontananza dal centro città. E’ anche su queste terre, al confine con Marsala, che si gioca la grande partita di Trapani: Marausa, Locogrande, ma anche Guarrato e Rilievo. Chi riuscirà a intercettare il malcontento di chi vive in queste frazioni potrebbe avere una chance in più l’11 giugno. Poco prima, sul lungomare che guarda alle Egadi, la proposta di riqualificazione di un litorale (“da qui potrebbe anche partire un collegamento di linea con le isole”), e la critica al Wwf per la gestione della riserva naturale delle saline: “In tutti questi anni non hanno mai fatto un progetto in grado di attirare turismo. Da sindaco chiederò la gestione della riserva”, annuncia. Proposte contenute in un programma chiamato “le cento idee per fare grande Trapani”.
L’aggettivo non è a caso, dal momento che il sogno di D’Alì è l’unione dei Comuni di Trapani, Erice, Valderice e Paceco: è la ‘Grande Trapani’, che conterebbe in questo modo 130mila abitanti “aumentando – sostiene il senatore – il peso specifico di una realtà che diventerebbe la quarta città della Sicilia”. Per l’ex sottosegretario agli Interni la ‘Grande Città’ “è il punto cardine di ogni possibile progettualità di respiro per un capoluogo che sia protagonista dello sviluppo dell’intera Sicilia”. D’Alì ha voluto stupire i trapanesi con un programma che vede anche l’idea di un canale che colleghi i due mari di Trapani, il porto con il lungomare di tramontana, facendo diventare di fatto il centro storico della città un’isola come è Ortigia per Siracusa. Grandi progetti, in cui D’Alì ha coinvolto anche l’ex capo della protezione civile Guido Bertolaso e il presidente della Pallacanestro Trapani Pietro Basciano, che segnano una differenza con l’altro candidato del centrodestra, l’amico di un tempo Mimmo Fazio: “Gli riconosco una buona conoscenza della macchina amministrativa e una sufficiente gestione dei problemi quotidiani – ammette D’Alì – ma in lui c’è totale assenza di visione a lungo termine. Trapani non può fermarsi all’ordinaria amministrazione, dobbiamo disegnare una città che sia in grado di raccogliere le sfide del futuro”.
Per vincere la sfida elettorale nella sua Trapani questa volta D’Alì è sceso in campo in prima persona: “Ho un programma ambizioso – ammette, incontrando nel pomeriggio i commercialisti della città – ma ho capito che non potevo più delegare e che se volevo vedere realizzate queste idee avrei dovuto farlo in prima persona”. Cinque anni fa, quando Fazio concluse il suo secondo mandato da sindaco, la scelta ricadde su Vito Damiano ma tra la genesi di quella candidatura ha ricostruzioni che non coincidono del tutto: era il tempo in cui Angelino Alfano, allora coordinatore regionale del Pdl, chiese a Fazio e D’Alì di mettere da parte le loro incomprensioni e trovare un candidato forte per il centrodestra: “Fazio dica ciò che vuole ma la verità è che io Damiano l’ho conosciuto nel suo studio”, afferma D’Alì. L’ex sindaco “abbandonò fin da subito la nuova amministrazione – ricorda D’Alì – mentre io ho preferito continuare il percorso tentando di correggere gli errori della gestione Damiano”. Alla fine, però, anche le strade dell’ex generale dei carabinieri e di D’Alì si divisero.
Il destino oggi ha voluto mettere di fronte Fazio e D’Alì, i due ex alleati, accomunati da problemi giudiziari che hanno reso la campagna elettorale di Trapani densa di colpi di scena. Prima la richiesta di soggiorno obbligato per il senatore forzista da parte della Procura di Palermo, poi i domiciliari, in seguito revocati, per Fazio, indagato nell’inchiesta ‘Mare Monstrum’. Il provvedimento chiesto per D’Alì prende le mosse dalle motivazioni della sentenza di secondo grado, che nel settembre del 2016 lo assolse in appello dall’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa per quanto riguarda gli avvenimenti post 1994. In base a quel pronunciamento i magistrati sostengono la “pericolosità sociale” dell’ex sottosegretario. La notifica arrivò tre ore dopo la presentazione delle liste per il Comune: qualche giorno di riflessione lontano da Trapani, la necessità di confrontarsi con i vertici del partito, Silvio Berlusconi in primis, e poi la decisione di ritornare in campagna elettorale. “Non sottovaluto nulla di quella vicenda e la affronterò con la massima prudenza – spiega D’Alì -, mi difenderò nelle sedi opportune, come sempre ho fatto ottenendo l’assoluzione dalle accuse. Ho analizzato le carte insieme con i miei avvocati e non ci sono elementi nuovi rispetto a quanto emerso in passato, da qui la mia decisione di andare avanti e di tornare in campagna elettorale dopo qualche giorno di riflessione”. In quei giorni nacque anche un comitato civico di solidarietà a D’Alì’: “Non era giusto che questa esperienza si bloccasse – racconta Salvatore Galluffo, giovane avvocato che ha promosso il comitato -. Quello della ‘Grande Città’ è un progetto troppo importante. In tanti programmi elettorali sono stati inseriti degli elementi che cercano di risolvere i problemi di coabitazione tra Trapani ed Erice che vivono ormai in un unico territorio, ma nessuno di questi affronta il problema alla radice. L’unica strada percorribile è quella tracciata da D’Alì e ancora oggi continuano ad arrivare le adesioni”.
E così nuovo semaforo verde a una campagna elettorale fatta da almeno otto incontri giornalieri: epicentro è il quartier generale di viale Regina Margherita, di fronte alla villa comunale, presidiato dai fedelissimi e dalla moglie di D’Alì, Antonia Postorivo, che lo accompagna in tutti gli appuntamenti. Il senatore di Forza Italia deve superare anche la concorrenza del candidato del Pd, Piero Savona, e del grillino Marcello Maltese: “Non possiamo abbandonare la città a chi ha la protesta come unica bandiera, senza alcuna proposta”, scandisce dopo aver incontrato gli operai del cantiere navale Drepanum. Un faccia a faccia in cui il senatore promette attenzione verso le aziende di un settore “da cui passa il rilancio della città”. Sul tavolo ci sono i problemi di sempre: il dragaggio di fondali diventati ormai troppo bassi e lo spostamento del traffico pesante verso le aree in costruzione per favorire la nautica da diporto. La soppressione dell’Autorità portuale a favore della nuova realtà che ha messo insieme i porti di Palermo, Termini Imerese, Trapani e Porto Empedocle renderà tutto più complicato. Nella nuova governance, però, ci sarà posto per il sindaco di Trapani “e in quella sede – sottolinea D’Alì – cercheremo di dire la nostra”.