Dalla bolgia di Crotone |parte la rincorsa alla A - Live Sicilia

Dalla bolgia di Crotone |parte la rincorsa alla A

La voglia e la determinazione messe in campo dall'undici rosanero allo 'Scida' danno la dimensione del valore del gruppo nelle mani di Iachini. La promozione adesso è più vicina.

Il processo al palermo
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PALERMO – Lo “Scida” di Crotone me lo ricordavo bene, per esserci stato nell’anno della rinascita (’87-’88) , quando ad allenarci c’era Caramanno e il Crotone si chiamava Kroton. Anche allora il Palermo ci arrivava da capolista. Anche allora il Palermo aveva l’”obbligo” di vincere il campionato. Ed anche allora trovammo un’accoglienza coi fiocchi, gli spalti gremiti fino a scoppiare e, soprattutto, un tifo d’inferno, che non aveva e non dava tregua. E, quindi, alla vigilia di questa trasferta capestro nutrivo tutte le paure di cui è capace un tifoso che da sempre palpita solo per una squadra: quella del cuore, il Palermo. E, nel ricordo si faceva strada prepotentemente più che la partita il … dopopartita: i tafferugli che ne seguirono con i tifosi crotonesi scatenati in una caccia al’uomo davvero truculenta. Ma quelli erano altri tempi e, soprattutto, quella era la C2 di allora, campi sperduti nelle periferie del Sud, con i tifosi (praticamente a ridosso dei giocatori) che non si limitavano a tifare con le urla, i cori e gli inni, le bandiere e gli striscioni, ma facevano di più e, soprattutto di peggio. Ecco questo era il mosaico di flash back che mi è tornato alla memoria sin dall’indomani della faticata e faticosa vittoria sulla Ternana.

E tremavo all’idea che i rosanero potessero patire subito, al primo impatto, un “ambientino” del genere e, magari, farsene travolgere. Invece proprio all’inizio il Palermo ha dimostrato di avere acquisito l’anima del suo allenatore, la sua “vis pugnandi”, la sua grinta (ogni pallone, quello della vita) e, soprattutto, la sua umiltà. Che è il segreto principale per vincere nella vita, per vincere nel calcio e, ancor di più, per vincere in serie B.

Così siamo passati subito in vantaggio (3’ minuto di gioco) col solito corner magistralmente battuto da capitano Barreto, la sponda di testa di Andelkovic, che smarcava Hernandez, prontissimo a infilare sempre di testa il povero Gomis. Gol, come quelli già realizzati da Belotti, gol sicuramente frutto di schemi “lavorati” senza sosta negli allenamenti settimanali. Partire così spavaldamente e così spavaldamente passare in vantaggio, dava le ali ai rosanero, che per un’altra decina di minuti governavano a piacimento la partita, approfittando dello sgomento dei rossoblù calabresi, che non si aspettavano di certo un Palermo così aggressivo, così determinato, così cinico e spietato.

Ma ci pensava il pubblico di casa a dar la scossa ai suoi giocatori, l’urlo “Forza Crotone” era così forte, continuo e fragoroso che avrebbe resuscitato anche i morti. E morti davvero non erano i ragazzi di Drago, che riordinavano le fila e le idee e ripartivano come belve all’attacco per riprendersi le redini della partita. Per trovare prima possibile il pareggio. E qui spiccava per la sua rabbia agonistica e la sua bravura Mazzotta, l’ex di turno, palermitano purosangue, nato e cresciuto con i colori rosanero nella pelle, poi diventati rossoblù: sembrava uno e trino, perché difendeva, scattava e crossava: In pratica si “mangiava” tutta la fascia lui da solo senza fermarsi un istante. E davanti aveva due avversari mica da poco, specialmente in tema di lotta, grinta e spirito di sacrificio – Bolzoni e Morganella – eppure faceva uscire ad entrambi la bava dalla bocca, per quanto correva, per quanto lottava, per quanto crossava.

Ma il Palermo non era certo quello di Carpi e neppure quello di Lanciano; semmai era quello di Avellino e pure meglio, perché nessuno si tirava indietro, tutti lottavano su ogni palla, e perfino gli attaccanti (udite, udite perfino Hernandez) arretravano per dare una mano a centrocampo e pure in difesa. Era la lezione di Iachini, finalmente assimilata al punto da diventare così ben recitata da sembrare una cosa naturale, innata, come una filastrocca che, da bambini, stenta a entrarci nella testa, ma quando ci riesce non ci lascia più.

Che bel Palermo, ragazzi e non solo perché stava vincendo, ma perché lo faceva contro un avversario indomabile, che si spaccava l’anima per recuperare lo svantaggio, correvano tutti senza freni e avevano pure ottimi schemi d’attacco, con le fasce sempre in ebollizione (specie quella di Mazzotta) e le sovrapposizioni dei terzini e gli inserimenti dei centrocampisti. Insomma, una bella partita, intensa, avvincente non solo agonisticamente ma anche sotto il profilo tecnico.

Belle giocate, arrembanti e veloci da una parte e difesa tosta, sicura e impeccabile dall’altra: i rossoblù che cercavano spasmodicamente il pareggio e i rosanero che si difendevano ma ripartivano sempre a cento all’ora. E così al 12’ della ripresa, nel pieno dell’offensiva calabrese, partiva dalle retrovie rosa un micidiale contropiede: qualcosa di fulmineo e Barreto – ancora lui, degno capitano che ha già conquistato il cuore di tutti i tifosi – offriva a Lafferty una palla che chiedeva solo di essere …rispettata come è giusto che vengano rispettati i grandi assist.

Lafferty la controllava solo con gli occhi e poi la colpiva di collo destro spedendola sotto l’incrocio dei pali. Era il 2-0, giusto merito della gran partita che stava facendo il Palermo, giustissimo merito per il nordirlandese, che in campo dà sempre tutto, non si ferma un istante, è lui che fa un pressing asfissiante sul difensore avversario che avvia l’azione di ripartenza. Prezioso e generoso, calciatore esteticamente non impeccabile, ma chissenefrega, se da solo fa reparto, difende e attacca come fossero due e anche tre. E siccome stavolta ha trovato una degna collaborazione da quel mattacchione di Hernandez, ecco spiegato perché il Palermo di Crotone è destinato ad andare sempre più avanti, senza nessuno che possa fermarlo. Ma, come ho già detto, dall’altra parte c’era una signora squadra, che, pur sotto di due gol, non accusava nessun cenno di cedimento. Anzi, era proprio il 2-0 di Lafferty che gli dava un’ulteriore scossa, come fosse stato un affronto quel doppio vantaggio rosanero : una vera furia si abbatteva sulla difesa rosa (Drago metteva dentro altre due punte) e quello del Crotone diventava un assedio vero e proprio.

E qui si esaltava Ujkani, con un paio di parate strepitose e sono davvero lieto di rimarcarlo, perché io non ho mai smesso di credere in lui, anche quando per quasi un’intera stagione (quella della retrocessione) tutti davano la colpa di tutto a lui ! Ma il Palermo resisteva senza grandi patemi e riceveva alla fine gli applausi del centinaio di tifosi arrivati allo Scida, tra i quali spiccavano – e non solo per le loro grazie – le “Rosanerogirls” di Melissa Catanzaro. Un’ultima di campionato, questa di Crotone, che conferma la nostra leadership e trasforma, se pure è possibile, un 2013 da incubo in una magnifica promessa di riscatto per il 2014, quando, così proseguendo, torneremo dove noi tutti ci sentiremo più a nostro agio: la serie A.


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