Dalla Sicilia all'Egitto, | dove fare impresa è più facile - Live Sicilia

Dalla Sicilia all’Egitto, | dove fare impresa è più facile

Il successo di un'azienda agricola siciliana nella terra dei faraoni e l'idea di riproporre il progetto sull'Isola.

La curiosità
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PALERMO – Sicilia ed Egitto insieme per parlare di un’agricoltura mediterranea all’insegna della cooperazione tra l’Isola ed altri Paesi che si affacciano nel Mare Nostrum. A cominciare proprio dall’Egitto. Il tema è stato affrontato a Palermo, nel corso di una conferenza che ha avuto luogo nella residenza universitaria ‘Segesta’. All’incontro sono intervenuti Ahmed El Araby, docente della Facoltà di Agraria alla Ain Shams University del Cairo, Luigi Di Marco, ordinario della Facoltà di Agraria dell’Università di Palermo, Gioacchino Lanza Tomasi ed Leonardo Urbani, della Facoltà di Architettura di Palermo.

El Araby, particolarmente impegnato negli studi agroalimentari del Delta del Nilo, sta svolgendo con Di Marco un progetto sulla messa a frutto un fondo desertico. Il progetto, messo in difficoltà dagli avvenimenti che hanno portato il Paese africano sull’orlo del baratro nei mesi scorsi, con la fine delle battaglie di piazza ed il ripristino di una stabilità sia politica che economica ha ripreso a marciare regolarmente.

“L’Egitto – ha detto El Araby – ha avuto per decenni tassi di crescita del Pil attorno al 8-10%, rivelandosi il più ricco e fruttifero Paese della fascia mediterranea orientale. Il nostro progetto, che da anni spinge su un’agricoltura moderna, grazie alla quale siamo riusciti a rubare spazio al deserto ed a trasformare quelle terre aride in coltivazioni. Per via della ricchezza sotterranea delle acque del Nilo, dal 2009 è in atto una coltivazione di nuovo approccio su questi territori che erano considerati improduttivi”.

Luigi Di Marco, ora che il progetto ha avuto successo e che garantisce una rendita, a pieno regime, di 50 milioni di euro all’anno, ha intenzione di riportare in patria le conoscenze acquisite nell’esperienza egiziana, che comunque prosegue senza sosta e con il suo pieno appoggio logistico e finanziario. “L’interno della Sicilia è un territorio di straordinaria produttività agricola. Se gli investimenti stranieri che abbiamo avuto nel nostro lavoro in Africa potessero essere trasportati in una identica esperienza nella nostra Isola, i lavori potrebbero garantire rendite economiche da capogiro, superiori ai 10 milioni di euro per ettaro”.

“In Sicilia abbiamo il disagio di una burocrazia lenta e macchinosa – continua Di Marco –, quello della mancanza di infrastrutture e quello di un’imposizione fiscale elevatissima. In Egitto molte aree sono free zone e consentono di non pagare le tasse, mentre da noi i guadagni non coprirebbero costi e tasse per almeno cinque anni. Tuttavia, contiamo di iniziare a pianificare dei piccoli impianti di produzione biologica entro l’anno prossimo, sperando di non essere sopraffatti dalle spese”.

Urbani, che da anni si batte per un rilancio dell’economia siciliana partendo dall’agricoltura e dal turismo, prova a ridisegnare una nuovo economia che spinga gli investimenti verso l’altra sponda del Mediterraneo. “Si deve spingere per trovare i percorsi con i quali istituire un nuovo tenore economico che possa riguardare diversi ambiti del bacino mediterraneo, affinché vengano assunte complesse iniziative di studio, di sondaggio e di attuazione. In questo senso, va prevista anche la creazione in Sicilia del Turismo Relazionale Integrato, utile ad istituire partnership tra questi territori per il rilancio della nostra economia puntando su un settore rurale di avanguardia”.


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