Dalle nomine alle riforme | Ora il governo deve decidere - Live Sicilia

Dalle nomine alle riforme | Ora il governo deve decidere

Dopo i mesi di "rodaggio" bisogna iniziare a scegliere: manager di Asp e ospedali, gestione dell'immondizia, chiudere l’Esa. I nodi da sciogliere.

Il rodaggio è finito. E da adesso, più che all’eredità ricevuta, bisognerà iniziare a pensare a quella da lasciare a chi verrà. Dalle ultime elezioni regionali sono trascorsi dieci mesi. Ma i mesi che verranno dovranno essere necessariamente diversi.

Questo giornale per anni ha raccontato i “limiti” dell’esperienza del governo guidato da Rosario Crocetta e ancora prima quelli del governo di Raffaele Lombardo. Governi che hanno ridotto la Sicilia in macerie, in molti settori. Dai rifiuti all’acqua, dalle aziende regionali agli enti locali.

Ecco, nessuno, certamente qui rimpiange i disegni di legge annunciati in televisione, nei salotti comodi e compiacenti, dove non arrivano mai le notizie dei disastri prodotti da quelle stesse decisioni. Nessuno rimpiange il modo col quale si è cercato di “cancellare” le Province, creando solo un caos senza precedenti e un commissariamento lungo ormai quasi cinque anni. Né si può dire che qualcuno può guardare con nostalgia agli anni in cui, tra presunte moralizzazioni e qualche roboante crociata settori come quello della Formazione professionale restavano fermi, immobili, per tre anni producendo solo nuovi disoccupati che si aggiungevano a quegli allievi che non hanno mai trovato un lavoro attraverso gli spesso inutili corsi siciliani. Né si possono rimpiangere alcune scelte nella Sanità siciliana che hanno fatto fuggire a gambe levate una persona trasparente come Lucia Borsellino, o le influenze che questa o quella lobby, a cominciare dalla Confindustria “del cambiamento”, ha esercitato – inchieste alla mano – sul vecchio governo.

E poi, il contorno: certe denunce strampalate, certi processi sommari e quasi sempre solo mediatici, i cinquanta assessori mutati in una sola legislatura, quella giostra di colori, confusione e – nel migliore dei casi – improduttività.

Tutti elementi che giustificano una partenza accorta del governo in carica, un approccio sobrio, una maniacale attenzione alle scelte. Ma questo non può mai tradursi in una lentezza che tenda all’immobilismo. E a confermare o smentire l’idea di questo “andamento lento” sarà solo il tempo. Cioè i prossimi mesi. Fondamentali per comprendere che colore avrà questa legislatura, dopo il periodo più o meno lungo di stretching. E si capirà attraverso il varo di ciò che qualifica davvero il governo di una Regione-Stato come la Sicilia: le riforme. Finora, non se ne è vista una. Se si esclude qualche accorpamento annidato in una Finanziaria che ha mostrato, per molti versi, gli antichi vizi dello spreco e della prebenda. Il governo adesso sarà chiamato a decidere non più in via amministrativa, nel chiuso degli assessorati, ma attraverso l’azione di “indirizzo politico” che è quella che intimamente definisce un governo, appunto.

E così, i mesi che verranno portano con sé un po’ di domande e interrogativi. La soluzione di questi rappresenterà in qualche modo già una profezia per gli anni che verranno. Prendi un settore di cui si è già detto: quando partiranno i corsi di Formazione in Sicilia e vedrà mai la luce una legge sul diritto allo studio? E per cambiare sponda: quando verranno nominati i nuovi manager della Sanità, togliendo quelli attuali dall’imbarazzo di una illegittimità aggiunta alla incombente prospettiva di svuotare i cassetti e andare via? E a proposito: che notizie ci sono riguardo ai famosi concorsi nella Sanità, diventati il Graal di questi ultimi anni? E si parla di concorsi veri, non le pur sacrosante mobilità o le stabilizzazioni, ma quelli che rimpinguano i reparti dove i medici non ce la fanno più. E ancora: ha il governo una propria idea di riforma del sistema dei rifiuti? Il ricorso all’emergenza è divenuto esso stesso, ormai, una emergenza istituzionale: e purtroppo gli effetti sono troppo spesso sotto i nasi dei siciliani. E ancora, intende il governo prevedere un progetto organico di riforma degli enti regionali? Al momento, come si è scritto qui, alcuni di questi – che siano società o enti vigilati – sono in un limbo di confusione: che si fa con Riscossione Sicilia? E che si fa con i lavoratori “privati” del 118 che dovrebbero andare nella nascitura Azienda pubblica dell’emergenza? E soprattutto: che si fa con Esa, ente protagonista di un video in cui il governatore indicava la strada del “tutti a casa” se quell’ente non fosse stato chiuso? Come è finita? Esiste oppure no quel “ddl” autonomo che prevede la liquidazione di uno degli storici carrozzoni di Sicilia?

E ci sono, poi, i temi più espressamente politici. Perché per fare queste e tutte le altre cose che servono e serviranno – la spesa dei Fondi Ue, una riforma del sistema idrico, una soluzione strutturale per i disabili, un nuovo dialogo con lo Stato centrale, un piano di riordino delle società partecipate – per cambiare la Regione, servirà anche una forte coesione politica. Il governo ha idea, insomma, di quale sarà la maggioranza che dovrà guidare questi cambiamenti? I prossimi mesi diranno molto. O diranno nulla. Ovvero, potrebbero trascinarsi come accaduto spesso finora tra le impellenti “necessità”: prima l’assestamento, poi la nuova manovra finanziaria, poi… saremo già in campagna elettorale per le Europee. Dove il governo rischia di presentarsi, magari con qualche suo esponente in campagna elettorale, con troppi “arretrati” da mettere a posto.


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