Il gruppo consiliare dell’Mpa a Sala della Lapidi boccia senza appello l’aumento dell’Irpef e il blocco della contrattazione aziendale per i dipendenti comunali, che secondo alcune indiscrezioni sarebbero contenuti nel piano predisposto dal tavolo interministeriale che dovrà trovare una soluzione alla vicenda Gesip e in generale al crac delle società partecipate. Per bocca del capogruppo Leonardo D’Arrigo, gli autonomisti chiedono che il sindaco Diego Cammarata esponga al consiglio comunale il pacchetto di misure a cui si sta lavorando, che nel piano che utilizzerà i fondi Fas ci sia spazio anche per gli investimenti e giudicano sbagliata l’ipotesi dell’internalizzazione, sostenuta in questi giorni da Idv e Un’Altra Storia.
Consigliere D’Arrigo, perché chiedete che Cammarata venga a Sala delle Lapidi?
“Il consiglio comunale, rispetto al tema della programmazione delle risorse e del personale, è il primo soggetto a dover essere informato di quanto si sta facendo a Roma. Prima di definire l’accordo, Sala delle Lapidi deve conoscere il piano che non può limitarsi alla Gesip ma deve riguardare tutte le società partecipate, e in generale i servizi che il comune eroga mediante esse. Va trovata una soluzione quindi non solo per la Gesip ma anche per Amia Essemme, che è l’altra emergenza con cui dobbiamo fare i conti. E non dimentichiamoci dell’Amat e dell’Amap, che hanno anch’esse dei problemi seri. Dobbiamo cogliere l’occasione per una riorganizzazione seria e profonda del sistema delle ex municipalizzate, ma per farlo non possiamo aumentare le tasse a una città che già ne paga di alte, solo per coprire i buchi dell’amministrazione. Né possono farne le spese i dipendenti comunali, che sono perseguitati e abbindolati con gli straordinari elettorali. Semmai mandiamo via quanti, negli anni, sono stati assunti dalle partecipate prima con contratti a termine e poi stabilizzati dall’Udc e dal Pdl. Il sindaco non pensi di fare un accordo che contenga il blocco dei contratti o l’aumento delle tasse: glielo bocceremo”.
Come mai, secondo lei, il sindaco non è ancora venuto in consiglio?
“Da anni i rapporti fra il primo cittadino e il consiglio non sono idilliaci, ma questa contrapposizione non serve a nessuno, fa solo male alla città. A meno che non si voglia sfuggire al confronto, aspettiamo che il sindaco ci illustri in Aula il piano per le partecipate, oppure venga l’assessore al Bilancio, poco importa: ci si dica però come si vogliono riordinare le partecipate”.
Si parla di un piano da oltre 200 milioni di euro. Da dove verranno presi i soldi?
“Dai fondi Fas, ovviamente. Nessuno lo ha ancora detto, ma è così. La Regione attende circa quattro miliardi, ma il governo le ha chiesto di aiutare Palermo quindi è da lì che li prenderanno, si parla di una cifra che oscilla fra i 200 e i 250 milioni di euro. Ecco perché è stato coinvolto il ministero dell’Economia e perché è intervenuto l’assessore Armao, che è il titolare dell’Economia, e non la Chinnici che si occupa di Enti locali. Il problema però è l’approccio del sindaco alla questione: i fondi dovrebbero servire, prevalentemente, agli investimenti e non a tappare i buchi delle società. Dobbiamo usarli anche per quello, certamente, ma non solo. Intanto ribadisco che dobbiamo approfittarne per un riordino serio delle partecipate, ma poi dobbiamo pensare anche a rimettere in moto l’economia e a finanziare alcune delle opere pubbliche che prevedremo nel piano triennale che il 20 giugno arriva in consiglio. Se Ragusa e Siracusa chiedono alla Regione di finanziare la bretella di collegamento o Agrigento chiede fondi per il centro storico, è mai possibile che Palermo continui a chiedere soldi per erogare contributi in favore di personale e basta? Quando ci fu la polemica sui fondi all’Amia, il sottosegretario Gianfranco Micciché si oppose perché sarebbero stati spesi male. Rischiamo che il problema si ripresenti”.
Qualcuno dice che il sindaco abbia barattato il finanziamento straordinario con la promessa di non chiedere altri soldi, fino alla fine della consiliatura. Le risulta?
“No, e mi auguro che non sia così perché sarebbe gravissimo, sarebbe un disastro per la città. Ripeto, dobbiamo fare due cose: riorganizzare il personale alleggerendo la pianta organica e scegliere quattro, cinque opere da inserire nel programma dei fondi Fas”.
Idv e Un’Altra Storia chiedono si proceda con l’internalizzazione, mentre il Pd spinge per esternalizzare i servizi. Lei con chi sta?
“Con nessuno dei due. L’idv sbaglia a pensare che il Comune possa assumere altre 2.700 persone, ci metto anche quelle di Amia Essemme. A fronte di uffici che ci chiedono agronomi, ingegneri e architetti non possiamo ingolfare la macchina comunale con lavoratori di fascia B. Servono dirigenti e funzionari, e invece abbiamo 800 persone per l’arredo urbano, che sono troppe, come è assurdo che ci siano quattro persone per pulire una stanza. Non mi convince nemmeno l’idea dei prepensionamenti. Ogni anno vanno in pensione tra i 120 e 150 lavoratori, in cinque anni ne sostituiremo al massimo 800, e degli altri 2.000 cosa ne facciamo? Non siamo uno stipendificio. D’altra parte, non condivido in pieno nemmeno la posizione di Faraone, il capogruppo del Pd, perché non tutto può essere esternalizzato e comunque va fatto dopo che avremo riorganizzato il settore. Inoltre, servirebbe un serio sistema di controllo. Il dottor Polizzi, dell’ufficio Enti controllati, non può far tutto da solo, l’ufficio è smembrato”.
A breve affronterete anche il nodo del bilancio: come si comporterà l’Mpa?
“Sicuramente tenteremo di impedire l’assalto alla diligenza, non permetteremo a nessuno di farsi la campagna elettorale con i pochi soldi che ci sono. In più proporrò, insieme ai consiglieri Nunzio Moschetti del Pdl e Manfredi Agnello di Fds, l’istituzione di una consulta per il patto fiscale, da creare prima del bilancio. E’ una proposta trasversale, un tavolo tecnico della durata di uno o due anni dove far sedere imprenditori, commercianti, sindacati, associazioni dei consumatori e alla quale sottoporre, per un parere consultivo, il bilancio e le delibere di carattere fiscale, come la Tarsu o l’Irpef, in relazione alla qualità del servizio. Un tavolo che compensi il vuoto dell’amministrazione, al di là di Cammarata, con il quale proporre un patto di responsabilità al cittadino. Non c’entra la destra o la sinistra, ma il prossimo sindaco dovrà superare la stagnazione e l’autoreferenzialità della classe politica. Abbiamo un bilancio con appena 88 milioni di investimenti, a fronte di 776 milioni di spesa corrente per stipendi e servizi non sempre ottimali. Non sarà una commissione tributaria, che esamina i ricorsi dei cittadini, ma un luogo di confronto. Nel 2014 avremo l’autonomia fiscale, dobbiamo prepararci. Abbiamo i numeri in Aula per approvarla. Inoltre chiederò che i cinque milioni in più di Tarsu vengano utilizzati come tassa di scopo per servizi aggiuntivi alla città”.