De Biasi: “Torno nella mia Palermo | Baccaglini? Non capisco bene”

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15 Marzo 2017, 11:54

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PALREMO – Ha conquistato l’Albania da CT portandola agli ultimi Europei di Francia per la prima volta nella sua storia e adesso Gianni De Biasi è pronto per per sfidare gli Azzurri al “Renzo Barbera”. Il commissario tecnico albanese, infatti, guiderà i suoi nel match della fase a gironi per Russia 2018 contro l’Italia di Giampiero Ventura il prossimo 24 marzo a Palermo, città cui è rimasto fortemente legato per il suo passato in rosanero. “Palermo mi è rimasta nel cuore, i tifosi mi volevano bene, ho vissuto tempi felici, malgrado le vicissitudini – ha dichiarato il tecnico trevigiano al Corriere dello Sport –. Il primo anno siamo retrocessi, ma da allenatore non capisco come sia potuto accadere. La squadra era forte. Il secondo risalimmo lottando fino all’ultimo con Catanzaro e Messina. C’era anche Claudio Ranieri. Fui protagonista contro il Catanzaro capolista di un gol pazzesco e della vittoria. E a Messina, colpito da una bottiglietta d’acqua, venni ricoverato in ospedale. Dissero che fingevo. Provate a farvi centrare dagli spalti! Il Palermo però perse sul campo per un gol di Totò Schillaci e poi a tavolino”.

“Minchia, chiamatemi cavaliere! – continua De Biasi ripercorrendo la sua avventura in rosanero –. Anni indimenticabili, ho trovato tutti più invecchiati. Lo stesso avranno detto di me. Quando sono tornato per la sistemazione logistica della nazionale, un sacco di gente mi ha riconosciuto. Una festa. Peccato che non abbia potuto prenotare Villa Igiea, davanti al mare di Vergine Maria che ho sempre amato. L’Italia ci ha fregati. Tornare a Palermo è una grande gioia. Quando sono entrato allo stadio per controllare il terreno, ho percorso il tunnel e sono uscito in campo mi ha preso una bella emozione: il Montepellegrino che sembra di marmo rosa, il cielo limpido, mi sentivo in maglietta e calzoncini. Un altro stadio non sarà mai così suggestivo“.

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Nell’intervista tra passato e presente, il ct di Sarmede parla anche della sua avventura da CT dell’Albania e del legame di amicizia con Ventura e Ranieri: “Io e Ventura siamo i figli di nessuno. Senza offesa, nel senso che non avevamo chi soffiando da dietro ci spingeva. Il nostro segreto? Gavetta e risultati. Oggi, lui ha raggiunto l’apice della carriera, io ho ancora qualcosa da fare. Ranieri? Ci sentiamo sempre e sono andato a trovarlo quando era al Chelsea, al Valencia e altre volte. L’anno scorso per il suo trionfo col Leicester ho telefonato, non potevo proprio lasciare. Mi piacerebbe allenare in Inghilterra o Spagna, al termine della mia avventura da Ct. Mi sento ancora giovane”.

E sul Palermo di oggi, infine, confessa di essere stato vicino ai rosanero e si lascia andare ad alcune personali considerazioni: “Zamparini mi ha invitato ad Aiello. È stato gentile. Il giorno dopo: “Mister, venga mettiamo a posto ogni cosa. Non sapevo come dirgli di no, ho preso due giorni di tempo e sono scappato dalla trattativa. Non me la sentivo e ho mentito: “L’Albania mi tiene stretto”. Una scusa. Fosse stato il Manchester City sarei andato. Il nuovo presidente? Non capisco, come tanti tifosi palermitani. Non vorrei saltasse tutto per aria. Piuttosto come fanno ad essere indebitati se hanno sempre venduto fior di campioni da Toni a Dybala passando per Cavani e Pastore? Zamparini ha dato tanto e ha fatto sempre di testa sua. Forse non ha trovato collaboratori pronti a consigliarlo nel migliore dei modi”.

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15 Marzo 2017, 11:54

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