FIUMEDINISI (ME) – “Con Schifani non voglio avere a che fare. Con ‘politica e mafia’ non voglio averci a che fare. Mi fa schifo. Non voglio avere a che fare con questi personaggi che da 30 anni gestiscono il potere. Ci aspettavamo una reazione di popolo che non c’è stata”. È un Cateno De Luca decisamente arrabbiato quello che ha voluto incontrare, ad alta quota, il popolo della sua Fiumedisini per ammettere pubblicamente la sconfitta elettorale. “Ho perso – ha detto – ci ho messo la faccia ed è giusto che dica che ho perso”.
Un secondo posto, alle spalle del candidato del centrodestra, che pesa e fa male. Tant’è che ad accoglierlo ci sono tante persone in lacrime. E lui stesso non riesce a trattenere l’emozione per una competizione che si conclude, tuttavia, con la vittoria in due collegi uninominali nella sfida parallela di Camera e Senato.
“Questo risultato mi fa ben sperare. Noi oggi abbiamo l’opportunità di lanciare un movimento popolare capace di parlare ai siciliani rispetto alla spocchia di chi fa politica da trent’anni solo per il potere”, ribadisce De Luca. Che intanto guarda oltre, ad un presenza politica che può andare oltre lo Stretto e marcare una proposta che – nelle sue intenzioni – non è più soltanto locale.
Il candidato di Sud chiama Nord ha però il dente avvelenato con la stampa. Stavolta ce l’ha con Bruno Vespa, reo di non aver compreso fin in fondo la forza della sua narrazione: “Non capisco perché a livello nazionale – ha detto tra gli applausi dei fedelissimo – non si parla del nostro 0,90 a livello nazionale. Siccome siamo figli di nessuno”.
E rilancia con orgoglio un dato: “E’ la prima volta nella storia elettorale, che una lista nata in quattro settimane, raggiunga questi risultati. Noi abbiamo raggiunto un risultato straordinario alla Camera e al Senato. Ringrazio Messina e i messinesi. Deve rimanere in piedi questo percorso. Grazie anche agli amici della Puglia che sono qui ma anche a quelli della Calabria dell’Emilia Romagna e dell’Abruzzo”.
L’attenzione di De Luca torna ovviamente alla Sicilia e alla campagna elettorale che ha appena emesso i suoi verdetti. “Noi siamo andati a bussare alla porta dei siciliani in oltre 300 Comuni siciliani. Il nostro movimento di popolo ha fatto tremare il sistema”. Intanto continua lo scrutinio delle liste: da lì devono arrivare i nomi di quanti entreranno all’Ars: “Non so se saremo la prima forza politica in Sicilia me lo auguro – ha aggiunto – Non rinuncio al mio programma rivoluzionario per la Sicilia. Faremo i nostri disegni di legge e faremo le barricate se c’è da farle”.
Un ultimo pensiero va al governatore appena eletto: “Auguro a Schifani di stare 5 anni alla Regione. Nel frattempo ci organizziamo perché avremo modo di far vedere ai siciliani cosa significa la buona amministrazione”. Prima di lasciare il palco, ha chiesto che venisse passata una delle canzoni scritto di suo pugno. Una canzone carica di rabbia e “amuri” per la Sicilia.