PALERMO – Roberto De Zerbi pensa al Crotone, e solo al Crotone. I tre punti sono da conquistare a tutti i costi, il tecnico del Palermo lo sa e parla in conferenza stampa con la grande voglia di tornare dal campo neutro di Pescara con una vittoria preziosa: “La classifica dice questo, ma non è un pensiero che mi assilla. Mancano ancora tante partite, quello che ho in testa io è cercare di ottenere subito il risultato, già da domani. Il mio obiettivo al mio arrivo a Palermo era cercare di dare un’idea prima possibile. Il risultato dipende dalla prestazione, non ho il tempo di valutare se si tratta di una sfida salvezza, penso solo di portare ad avere tutte le condizioni necessarie affinchè si possa raggiungere il risultato. Questa è stata la mia prima vera settimana, in cui ho dato molte indicazioni e nozioni, e la squadra si è prestata alla grande con una disponibilità e una partecipazione importanti”.
Per De Zerbi sarà la prima volta su una panchina di serie A, in tutti i sensi. Contro il Napoli ha assistito alla gara dalla tribuna, ora scenderà finalmente in campo e potrà vivere alla sua maniera la partita contro il Crotone, società che lo aveva cercato in estate: “Ci sono chiaramente delle differenze tra il campo e la tribuna, vivo la partita in maniera molto intensa. Non sono molto “british” durante le partite quando sono in panchina. Il Crotone è una squadra all’avanguardia sotto il piano dell’organizzazione tecnica, hanno avuto un’ottima progettualità al punto da portarli ad avere risultati eccezionali. Ci siamo incontrati in estate, non ho rifiutato nulla, i motivi del mancato accordo li sappiamo noi perchè. Stimo la loro società, apprezzo il direttore Ursino e il presidente che sono persone in gamba, hanno delle idee”.
Sugli undici che scenderanno in campo all’Adriatico, la novità più importante riguarderà senza dubbio la presenza di Giancarlo Gonzalez, che torna dopo un periodo in cui ha anche valutato l’ipotesi di lasciare Palermo: “La formazione vedo che la sapete già (ride, ndr). Non ho segreti nel dare la formazione, ho ancora qualcosa da valutare ma di solito sono abbastanza sicuro. Poi essere sicuro non vuol dire che chi non gioca non mi dà garanzie, ma al contrario sono più convinto da quelli che schiero, al netto di errori che ogni allenatore può fare, in base anche al risultato. Purtroppo le scelte vanno fatte prima, e non dopo. Gonzalez è un giocatore importante, così come lo sono Rajkovic, Goldaniga e gli altri centrali”.
Si vedrà quasi certamente un Palermo diverso, a prescindere dagli undici che scenderanno in campo, soprattutto sul piano del gioco e della voglia di osare. De Zerbi la vede così: “Non so se le differenze si noteranno già domani, ma certamente è un obiettivo da raggiungere quello di fare la partita. Se mi si chiede quanto tempo ci vuole, questo non lo so e mi riallaccio alla questione del ritiro. Non è facile perchè non passa solo da un discorso tattico, bensì principalmente da un discorso di mentalità e di coraggio. Il passaggio non è velocissimo, nè tantomeno lo voglio troppo violento, altrimenti si rischia di fare più danni. Le idee chiare le avrò sulla rosa che sto allenando, e i giocatori che ho non comprendono Trajkovski e Quaison, che sono giocatori importanti. Anche Morganella manca, ma dietro siamo coperti, mentre le assenze in attacco sono più pesanti, per caratteristiche e per impatto sulla gara. Con il Napoli ero contento per la gestione difensiva, ma non abbiamo avuto il coraggio di osare che avrei voluto vedere”.
Si parla anche di Posavec e della disponibilità a giocare la palla con i piedi: “Contro il Napoli il suo errore non è stato causato dal gioco con i piedi, non ha visto partire la palla e ci sta. Sono contento di Posavec, si è messo subito a disposizione e ha giocato con coraggio, anche con i piedi. Ha fatto ciò che gli ho chiesto, e ad oggi è il mio portiere titolare. Ma sono contento anche di Fulignati, è un portiere di valore”. Si parla anche dei pochi tiri in porta effettuati dalla squadra: “Se la squadra non tira in porta, il primo responsabile è l’allenatore, in questo caso io. Stiamo lavorando per questo e per rendere la squadra più pericolosa in avanti. Fa parte di una serie di passaggi non facili da fare, o comunque non velocissimi”.
Gazzi e Bruno Henrique sono giocatori che possono coesistere, anche in base a quanto si è visto in allenamento. Questa è la spiegazione del mister: “Io classifico tutti i centrocampisti nello stesso gruppo, devono saper giocare tra le linee e sapersi inserire, oltre che impostare. Bruno Henrique sa impostare e catalizzare il gioco, però rispetto a Gazzi che è più tattico, lui sa inserirsi meglio e ha un tiro migliore. Tra i due, Bruno si presta meglio a giocare da mezzala, ma non è detto che lo voglia sempre tra le linee. E poi non voglio la punta esterna che giochi con i piedi sulla linea laterale, uno come Sallai potrebbe entrare sulla trequarti e dare la possibilità ai terzini di spingere. È chiaro che è anche una questione di posizione, posso avvicinare i giocatori d’attacco con le punte esterne e le mezzali, ma tutto parte dal playmaker e anche dai due centrali difensivi. Voglio una squadra che gioca con personalità, più leggera di testa e per nulla contratta”.
Sulla fascia da capitano: “Il capitano è Vitiello, quando non gioca lui toccherà a Diamanti”. Sulla serie A: “La sto riscoprendo adesso e non posso dare giudizi, ma penso che sia tutto molto livellato. È vero che qualche anno fa c’erano più campioni, ma è anche vero che le squadre che lottavano per la salvezza in passato erano più forti rispetto a quelle attuali”.