Decesso donna, eseguita autopsia |Indagine anche sui protocolli - Live Sicilia

Decesso donna, eseguita autopsia |Indagine anche sui protocolli

Conferito dalla Procura l’incarico al medico legale, che ha già compiuto l’autopsia all’ospedale di Giarre sulla 68enne deceduta sabato notte al nosocomio. (Nella foto l'arrivo del medico legale)

ospedale di giarre
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CATANIA –  Si è conclusa dopo poco più di un’ora, ieri pomeriggio, all’ospedale Sant’Isidoro di Giarre l’autopsia sul corpo della 68enne giarrese Opresia Chiappazzo Del Popolo, deceduta sabato notte nel reparto di Geriatria del nosocomio di via Forlanini in seguito ad un arresto cardiaco. Nella tarda mattinata di ieri il sostituto procuratore di Catania Agata Consoli, in sostituzione del titolare delle indagini Angelo Brugaletta, ha conferito l’incarico al medico legale Maria Francesca Berlich per accertare se il decesso della donna sia stato conseguenza di cause naturali o di patologie pregresse o insorte.

La consulente della Procura avrà anche il compito di esaminare la cartella clinica della paziente per stabilire se vi siano responsabilità nelle condotte del medico di turno, Mauro Manmano, assistito dal difensore di fiducia Fernando Sambataro, e dei due infermieri, Giuseppe Sicuro e Giovanna Conti, difesi dal legale Enzo Iofrida, tutti e tre al momento indagati per omicidio colposo. Un atto dovuto per consentire loro di nominare i propri consulenti di parte, che ieri hanno infatti partecipato all’esame autoptico. Presenti i medici legali Carlo Rossitto, per le parti offese, Giuseppe Cavallaro, per gli infermieri, e Veronica Arcifa, per il medico. Ma il perito della Procura nella relazione, che sarà depositata entro 60 giorni, dovrà anche indicare se siano stati rispettati linee guida e protocolli previsti dal sistema sanitario. Adesso i consulenti passeranno alla seconda fase, le analisi macroscopiche e microscopiche.

LA DENUNCIA. E’ quasi la mezzanotte e mezza di sabato notte quando il figlio di Opresia Chiappazzo Del Popolo, ricoverata dal 24 aprile scorso nel reparto di Geriatria dell’ospedale Sant’Isidoro di Giarre, dopo essere stata per tre giorni nel pronto soccorso dello stesso nosocomio per un’insufficienza respiratoria e uno scompenso cardiaco, riceve una telefonata dalla madre. La donna, allarmata per l’aggravarsi dei problemi respiratori, chiede al figlio di raggiungerla in ospedale. L’uomo si precipita e chiede ai due infermieri presenti di chiamare subito il medico, visto l’aggravarsi delle condizioni della madre, che accusa anche un forte dolore allo sterno. Ma i parasanitari dichiarano di avere già telefonato al medico reperibile. Di fronte alle insistenze dell’uomo, nel frattempo raggiunto dalla sorella, gli infermieri telefonano per l’ennesima volta per sollecitarne l’arrivo. A quel punto, mentre la 68enne peggiora visibilmente, gli infermieri chiedono l’intervento del 118. All’interno della struttura, infatti, non vi sarebbe stato alcun medico presente quel sabato notte. Solo altri due infermieri nel reparto di Medicina. La centrale operativa del 118 tenta di dirottare al nosocomio un’ambulanza medicalizzata ma l’unica a disposizione sul territorio, quella di Giarre, è già impegnata in un’altra emergenza. Si tenta allora di farla pervenire da Linguaglossa, ma anche questa non può giungere perché si trova per servizio nel nosocomio di Taormina. Ne arriva una da Mascali, priva però di medico a bordo. L’unica soluzione che resta è chiedere l’intervento del dottore in servizio alla guardia medica, giunto subito dopo la telefonata. Arriverà qualche istante dopo del medico reperibile, intorno all’1 e 20, quando il cuore della paziente si è ormai fermato. A nulla valgono i tentativi di rianimarla. I carabinieri della Compagnia di Giarre, quella stessa notte, acquisiscono agli atti una lettera inviata il 28 aprile alla direzione sanitaria dell’Asp di Catania dai due primari dei reparti di Geriatria e Medicina, gli unici attivi all’ospedale Sant’Isidoro. Nella lettera, che porta la firma di Santo Branca e Giovanni Rapisarda, viene chiaramente evidenziata l’inidoneità della struttura per l’assistenza di pazienti acuti non essendo garantita, dopo la tempestiva chiusura del pronto soccorso, alcuna guardia attiva. Una lettera che cade nel vuoto. Nulla viene attivato in quei giorni per scongiurare l’evidente pericolo.


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