PALERMO – Via Re Tancredi, a dispetto del nome, di regale nulla mostra. È l’esempio di quel mix di inefficienza amministrativa e menefreghismo cittadino che produce solo vergogna. “Che schifo”, dice una signora di poche ma efficacissime parole.
Ci si arriva percorrendo via Cipressi, la strada che dalle Catacombe dei Cappuccini si addentra nel rione Zisa. Il manto stradale è pieno di buche che manco a Beirut. I cassonetti della spazzatura sono stracolmi. Accade spesso non solo oggi, segno di un servizio di raccolta da rivedere, ma anche del mancato rispetto degli orari di conferimento della spazzatura da parte dei residenti.
Discorso a parte meritano le vecchie porte e i frigoriferi abbandonati che restringono la già stretta sede stradale. E dire che esiste un servizio, apposito e gratuito, per il ritiro dei rifiuti ingombranti.
Di via Re Tancredi ci si ricorda solo quando la cronaca diventa nera o giudiziaria. Qui c’era l’edicola votiva dove gli spacciatori nascondevano la droga in una delle piazze più attive della città. A poche decine di metri da qui, appena girato l’angolo, c’è la macelleria del capomafia di Porta Nuova. Appena poco più indietro, è stato bruciato vivo Marcello Cimino, clochard che si accampava nella mensa per i poveri gestita dei cappuccini, a una manciata di metri dalla lapide che ricorda il magistrato Pietro Scaglione, ucciso dalla mafia nel 1971. L’ordinaria incuria interessa poco o nulla. (rlv)