PALERMO – I forzisti siciliani della primissima ora si mobilitano per il loro mentore Marcello Dell’Utri. Gianfranco Miccichè e Giuseppe Catania, fondatori della Forza Italia siciliana, chiedono che l’ex senatore braccio destro di Silvio Berlusconi possa lasciare il carcere.
Il fondatore di Forza Italia è in carcere da tre anni. Sta scontando a Rebibbia (dopo un periodo di detenzione a Parma) una pena di sette anni per concorso esterno in associazione mafiosa dopo la condanna definitiva. Adesso, le sue condizioni di salute si sono aggravate e il Garante dei detenuti, come ha riportato il quotidiano Il Tempo, ha lanciato l’allarme sulle sue condizioni di salute. “Il medico del carcere di Rebibbia, in una recente relazione del 10 maggio su Dell’Utri, ha descritto un quadro clinico grave per le pluripatologie diagnosticate, tanto da ritenere la sua situazione “non compatibile” con il regime carcerario”, ha affermato il Garante, mettendo in evidenza come, nonostante ciò, “il 31 maggio scorso il Magistrato di sorveglianza abbia rigettato in via provvisoria, l’istanza di sospensione della pena per motivi di salute”. L’udienza di trattazione del caso è stata fissata il 21 settembre.
“Non voglio entrare nel merito della sentenza che ha portato Marcello Dell’Utri lì dove non avrei mai voluto vederlo”, dice Gianfranco Miccichè. Insieme a lui Giuseppe Catania, entrambi ex dirigenti di Publitalia, tra i fondatori di Forza Italia, e “pupilli” di Dell’Utri. “Io e Giuseppe vogliamo parlare e batterci per le sofferenze dell’uomo Dell’Utri, un uomo di 76 anni tenuto in carcere, nonostante solide perizie mediche abbiano comprovato gravi patologie cardiache croniche, diabete ed infezioni che lo hanno portato a sfiorare la morte in questi ultimi mesi”
Giuseppe Catania aggiunge: “Il potente Dell’Utri, il manager, il senatore, l’ideatore di Forza Italia, è stato colpito ed umiliato. Ora però non accanitevi contro l’uomo, contro il marito, il padre, il nonno, l’amico. Che poi, come scrive nelle sue lettere, il suo rimpianto più grande, in una vita piena di successi, è proprio quello di non avere trovato tempo per la sua famiglia. Non è possibile – prosegue Catania – che per un’istanza datata 22 aprile, venga fissata un’udienza addirittura a fine settembre, che probabilmente comporterà il ripetere perizie e iter burocratici con la perdita di altri mesi preziosi, mentre un uomo rischia la morte. Questo vale per tutti.”
“È bene spiegare – precisa Miccichè – che le patologie di cui soffre non possono essere curate né in ospedale, né nell’infermeria del carcere, perché con la cardiopatia ischemica cronica e le complicazioni del suo quadro clinico, basta un pianto, un’emozione, uno stress di troppo, per provocare un infarto fatale. In questi giorni abbiamo aderito alla sottoscrizione promossa da Il Tempo, mandando una mail a firmaperdellutri@iltempo.it Lasciamoci alle spalle risentimenti, vendette e dietrologie, io e Giuseppe lanciamo insieme un accorato appello affinché Marcello possa affrontare con la dignità che è dovuta all’uomo in uno Stato democratico e civile, il suo fine vita”.
In favore della scarcerazione di Dell’Utri si sono espressi tra gli altri Fabrizio Cicchitto di Alternativa Popolare e il renziano Michele Anzaldi, che ha annunciato una interrogazione parlamentare.
Dell’Utri venne condannato nel 2014 con sentenza definitiva (al termine di un iter giudiziario comunicato nel 1997) per concorso esterno in associazione mafiosa. I giudici ritennero provati i suoi rapporti con esponenti di Cosa nostra. Contro la sentenza il senatore ha fatto ricorso alla Corte di giustizia di Strasburgo, perché all’epoca dei fatti contestati la fattispecie del concorso esterno non era regolata con chiarezza dalla legge.
Aggiornamento ore 19,45
L’udienza per la trattazione della richiesta di scarcerazione di Marcello Dell’Utri, inizialmente fissata per settembre, è stata anticipata al 13 luglio. Lo si apprende da fonti vicine alla famiglia dell’ex senatore.