Dem, psicodramma degli ex Margherita sul sostegno a Schlein - Live Sicilia

Dem, psicodramma degli ex Margherita sul sostegno a Schlein

Le Parole di Pierluigi Castagnetti e Dario Franceshini hanno aperto un dibattito con riflessi anche ai piedi dell'Etna.
PARTITO DEMOCRATICO
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CATANIA. C’era una volta la Margherita, formazione che in larga parte aveva raccolto (ma non solo) il testimone del Partito polare italiano, la casa cioè degli ex di Dc di centrosinistra. Una storia da leggere all’interno del libro della seconda Repubblica, quando la candidatura Romano Prodi fece da diga al berlusconismo.

Allora, il Pds (poi Ds) era la casa degli ex comunisti e l’ombrello dell’Ulivo servì ad avvicinare le due aree che per cinquant’anni si erano sfidate sul campo dell’arco costituzionale. Da quell’esperienza è nato il Partito democratico. Il 25 settembre scorso ha rappresentato però una cesura e, dimettendosi, il segretario Enrico Letta ha dato il “la” alla corsa tra Stefano Bonaccini, governatore dell’Emilia-Romagna, ed Elly Schlein, classe ’85 e neo deputata dem. (In campo ci sono anche Gianni Cuperlo e Paola De Micheli).

Due storie totalmente diverse. E benché il primo abbia militato nel Pci, oggi è percepito alla stregua di un moderato: l’amministratore capace di rassicurare quell’elettorato non sempre simpatetico con la sinistra. Schlein, invece, titolare di tre ben passaporti e attenta ai temi dei diritti, del lavoro e dell’ambiente è ritenuta la candidata radicale.

Si tratta sì di una semplificazione, che tuttavia deve fare i conti con delle scelte di campo un tempo improbabili. L’ex ministro della Cultura Dario Franceschini, già Margherita e capo di Area Dem, parlando con il Corriere della sera ha spiazzato tutti: “Schlein è la sinistra moderna. Nel Pd deve cambiare tutto, è l’ora di un’altra generazione”. Una posizione inattesa, ma chiara: con degli effetti a cascata. Anche in Sicilia. Tant’è che il segretario regionale Anthony Barbagallo, compagno di corrente, sosterrà la candidata nata a Lugano. 

Anche Giovanni Barbagallo – uno di quelli cresciuto a pane, Dc e Dottrina sociale della Chiesa – ha preso posizione. “Le idee di Elly Schlein non sono utili soltanto al Pd, ma alla democrazia italiana” ha scritto sui social innescando il dibattito tra i vecchi “amici”. Giuseppe Galletta, già consigliere provinciale, è saltato dalla sedia. “Non ho mai creduto nelle svolte basate sull’età anagrafica – risponde in bacheca – e nel caso di specie, non si tratta neanche di una militante ma veramente dell’ultima arrivata che, come Calenda, si è appena tesserata nel Pd. Le sue idee sono radicali e per quanto mi riguarda, spesso troppo drastiche”.

Psicodramma tra gli ex Margherita, insomma. E si tratta soltanto della punta dell’iceberg di un dibattito ben più ambio venuto fuori, prima ancora, con l’intervista di Pierluigi Castagnetti, ultimo segretario dei popolari, a Repubblica dal titolo “I Dem non regalino i cattolici alla destra”.

Lo scontro sta prendendo lentamente forma. Non fosse altro che se i franceschiniani seguiranno il leader e le sue ragioni strategiche, guardando al solo recinto catanese, l’ala più moderata del Pd non è disposta a sostenere Schlein. Giovanni Burtone appoggerà, infatti, il governatore che ha arginato l’avanzata di Matteo Salvini in Regione. Sulla stessa linea c’è il laico e liberale Enzo Bianco. Nel frattempo, nelle sezioni, si consumeranno probabili lacerazioni. Le ennesime.


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