“Lombardo? Me l’ha presentato l’architetto Liga nel 1999 a Selinunte”. Cateno De Luca non solo non si arrende, ma rilancia. E individua il “puparo” che ha tenuto in mano i fili di quello che il deputato di Sicilia Vera non esita a definire un “complotto” ordito ai suoi danni anche attraverso l’”utilizzo” di alti burocrati.
Contro i quali è già partito o partirà nei prossimi giorni un esposto-denuncia alla procura di Reggio Calabria. A un anno esatto dall’arresto dell’ex sindaco di Fiumedinisi, finito ai domiciliari con l’accusa di truffa e abuso d’ufficio per presunti reati legati ad alcuni investimenti nel comune del quale era appunto primo cittadino.
“Ma proprio la scelta di infliggere gli arresti domiciliari – ha commentato il legale di De Luca, Carlo Taormina accanto a lui oggi in una conferenza stampa convocata all’Ars insieme all’altro avvocato Tommaso Micalizzi – mi era sembrata strana. Con quelle accuse, infatti, qualunque normale cittadino va in galera. Evidentemente ci si è accorti subito che le accuse non erano così fondate. È stato un atto di codardia degli uffici giudiziari”.
E a rafforzare l’opinione dell’avvocato, la recente pronuncia della Cassazione che ha definito sostanzialmente immotivato il provvedimento cautelare nei confronti di De Luca. Insomma, il parlamentare non doveva essere arrestato.
E oggi De Luca rispunta in quel palazzo “nel quale presto tornerò a fare politica”. Ma con un obiettivo più grande. “Sono candidato alla Presidenza della Regione. Da solo. Posso dire – spiega De Luca – che se rientrerò a Sala d’Ercole lo farò esclusivamente con Sicilia Vera, altrimenti rimango dove sono”. Cioè a Santa Teresa Riva, dove De Luca si è tolto lo “sfizio” di essere eletto da “forestiero”. “Mi sono misurato in quella competizione, per capire se la gente era ancora con me. E ho battuto il sindaco uscente. Insomma, è il momento di tornare a fare politica”.
A dire il vero, c’è ancora una spada che pende sul capo di De Luca. L’udienza preliminare che dovrà decidere infatti sull’archiviazione o sul rinvio a giudizio è stata rinviata al 20 luglio prossimo (era inizialmente prevista per il 14 giugno).
Ma intanto, sono partite le denunce di De Luca, incoraggiato dagli avvocati Micalizzi e Taormina: “Mi sono trovato – ha raccontato quest’ultimo – in uno di quei casi in cui si è assolutamente convinti dell’innocenza del proprio assistito. Quella che è stata messa su attorno a De Luca è una macchinazione inquietante. Nella quale si possono riscontrare livelli politici evidenti e anche aspetti mafioso-imprenditoriali. E in molti casi, i due livelli hanno difeso interessi comuni”.
E sullo sfondo, la Procura di Messina, alla quale sarebbe stata “servita – spiega Taormina – una polpetta avvelenata, e forse qualcuno dei pm si è un po’ troppo innamorato della propria tesi. Anche perché, mi rendo conto, in alcuni casi a rafforzarla erano proprio esponenti della burocrazia regionale. Insomma, ci siamo scontrati con una sistematica renitenza della procura a una revisione della tesi originaria, anche di fronte all’evidenza dei fatti”.
E De Luca in questo caso fa nomi e cognomi: “Sergio Gelardi e altri due burocrati come Maurizio Denaro e Sergio Sansone quando sono stati chiamati sulla vicenda del contratto di quartiere, in alcuni casi hanno dichiarato il falso – accusa De Luca – in altri casi non erano le persone incaricate a occuparsi di quel preciso passaggio dell’iter. Ma questi burocrati, sono stati tutti manovrati dal puparo: Raffaele Lombardo, che ha anche inviato a Fiumedinisi, come commissario, un suo uomo (Michelangelo Lo Monaco, ndr) col mandato preciso di prendere in mano l’affare della metanizzazione. Un affare da centinaia di milioni di euro”.
Insomma, per De Luca oggi non si può parlare di “attacco” a Lombardo. Semmai di “contrattacco”. “Sono stato zitto per mesi, anche quando tutto quello che si leggeva sul mio conto, non faceva altro che ledere l’immagine di un uomo pubblico. Oggi invece voglio andare fino in fondo. So bene – ha aggiunto – quali sono i motivi per cui è stato ordito questo complotto. Sono stato uno dei pochi – ha precisato – a dire di ‘no’ molte volte a Lombardo: mi sono messo di traverso sulle partecipate, sui debiti della Regione, mi sono apertamente schierato contro Armao, ho definito il governatore ‘un parassita’, oltre a tante altre azioni che sono sotto gli occhi di tutti”. Adesso, però, De Luca guarda alla poltrona di governatore anche con occhi diversi: “Sono pronto per tornare a fare politica. Mi candido alla presidenza della Regione. Ma state tranquilli, non si voterà ad ottobre, perché Lombardo – ha concluso – non si dimetterà”.