La maternità viene tipicamente considerata il “momento più felice della vita di una donna”, un evento di grande gioia e soddisfazione, tanto che l’intero contesto sociale abbraccia lo stereotipo secondo cui sia pressoché impossibile per una donna non goderne pienamente.
Eppure, giá durante la gravidanza ma, ancor di piú, in seguito alla nascita del proprio figlio, la neo-mamma si trova a fronteggiare vissuti emotivi singolari, inattesi ed a volte non completamente compresi nè da sé stessa, nè tantomeno dal contesto familiare in cui è inserita.
In alcuni casi la maternità può addirittura trasformarsi in un’esperienza segnata da dolore e disperazione, quando i sentimenti di inadeguatezza, di paura e sconforto hanno il sopravvento su tutto il resto.
É questo il lato piú nascosto e silenzioso, ma anche piú drammatico, legato all’evento della nascita.
Baby blues o depressione post-partum?
Dal punto di vista psicologico, nelle prime settimane dopo il parto, le donne sperimentano un ventaglio di sentimenti molto intensi e spesso contraddittori che vanno dalla gioia, all’eccitazione, alla stanchezza, all’ansia; questo per via dell’improvviso crollo ormonale e dello stress sia fisico che psicologico dovuto alla nuova condizione.
É normale sentirsi emotivamente sopraffatte ed a volte persino tristi: si tratta del cosiddetto “baby blues”, un comune calo dell’umore passeggero, che scompare in pochi giorni (dopo circa 10-15 dalla nascita del bambino).
Ma quando queste sensazioni si protraggono piú del previsto, e la tristezza diventa costante, l’ansia cresce, ci si sente sempre piú inadeguate, spaventate e distaccate dal proprio bambino, potrebbe trattarsi di vera e propria depressione.
La “depressione post partum” colpisce circa 1 donna su 7 dopo il parto; questa è la stima dell’Organizzazione Mondiale della Sanità
I sintomi che la caratterizzano sono, primo fra tutti, l’umore depresso per la maggior parte della giornata, la stanchezza costante, le frequenti crisi di pianto anche senza un motivo chiaro, uno stato di irritabilità ed ansia, la sensazione di inadeguatezza e fallimento come madre, e lo scarso coinvolgimento nei confronti del bambino che portano a mettere in atto, nei confronti di quest’ultimo, un accudimento non adeguato.
“La sofferenza psicologica”
Non è mancanza d’amore nei confronti del proprio bambino, ma una vera e propria sofferenza psicologica che merita attenzione e cura!
Diversi sono gli elementi che possono aumentare il rischio di sviluppare una depressione post-partum: tra i vari, una storia personale o familiare di depressione o altri disturbi mentali, e la mancanza di supporto familiare o sociale hanno maggiore rilevanza.
Purtroppo sono ancora poche le donne che in queste condizioni ricevono diagnosi e cura.
Il senso di vergogna o l’idea di “dovercela fare da sole” porta molte madri a soffrire in silenzio. Spesso non si ha neppure la consapevolezza della gravità della situazione, o si vive in un ambiente familiare poco attento e che tende a sottovalutare certi segnali di allarme.
Le aspettative sociali sull’evento “maternità”
Si tratta di una realtà che viene accettata con molta difficoltà non solo da molte madri stesse, ma anche dal contesto sociale che condivide l’opinione comune secondo cui la maternità è un evento “esclusivamente felice”.
Di conseguenza, proprio per adeguarsi alle aspettative, in alcuni casi le neo mamme dissimulano le loro preoccupazioni, sottovalutano certi campanelli d’allarme e mascherano i propri stati d’animo con un’apparente felicità per la nuova condizione.
Ma la salute mentale materna è un diritto, non un lusso. E la maternità non sempre è quell’esperienza perfetta che ci si aspetta che sia.
La triste realtà è che la depressione post partum viene troppo spesso ignorata, minimizzata o non riconosciuta. Le donne stesse non chiedono aiuto, per paura di essere giudicate incapaci come madri. La vergogna e il senso di colpa le imprigionano in un silenzio che può essere letale. E quando il supporto manca, il buio prende il sopravvento…
La caduta in un precipizio emotivo dagli esiti tragici: l’infanticidio
Nelle forme più severe di depressione post-partum, sono presenti veri e propri sintomi di tipo psicotico come confusione e disorientamento, allucinazioni e paranoia, deliri e perdita del contatto con la realtà;
tutti comportamenti che mettono seriamente “a rischio” la salute della madre e soprattutto del bambino e che, spesso, caratterizzano le tragiche notizie di cronaca riportate dai media in modo eclatante.
È in questo stato mentale che possono infatti verificarsi atti drammatici come l’infanticidio.
La recente tragedia di Misterbianco ne è una testimonianza, che ha visto una donna di 40 anni lanciare la propria figlia di sette mesi dal balcone della sua abitazione.
La donna era seguita dai servizi sociali e soffriva di una grave forma di depressione post partum, aggravata da disturbi psichici preesistenti.
Ci si chiede: “Ma come può una madre arrivare a compiere un atto così estremo?”
La risposta non si trova nell’intento lucido, ma in una sofferenza psichica profonda e spesso invisibile.
Etichettare queste madri come “mostri” è facile, ma ciò che le spinge a compiere un gesto tanto disperato non è il rifiuto materno, né la crudeltà, quanto un disturbo psicologico grave che prende il sopravvento sulla loro capacità di pensare e agire in modo lucido.
Come intervenire?
Proprio per questo risulta fondamentale promuovere una “cultura di comprensione e sostegno”, dove le donne si sentano libere di esprimere le proprie difficoltà senza paura del giudizio.
“Ogni madre merita attenzione, ascolto e supporto. E nessuna di esse va lasciata sola”
Purtroppo in alcune famiglie manca il riconoscimento della sofferenza mentale, in altre prevalgono stigma e vergogna …quando invece risulta proprio indispensabile riconoscere i segnali d’allarme ed intervenire tempestivamente.
Educare famiglie e partner a riconoscere i segnali d’allarme appare dunque fondamentale, cosí come offrire supporto alle neomamme anche nei mesi successivi alla nascita e monitorarle nel post partum con screening psicologici.
Una diagnosi precoce ed un sostegno psicologico continuo, insieme ad un ambiente familiare comprensivo ed attento sono elementi chiave per poter affrontare in maniera adeguata le criticitá di quest’altra faccia della maternità compromessa dall’ombra della depressione.
[La dott.ssa Pamela Cantarella è una Psicologa Clinica iscritta all’Ordine Regione Sicilia (n.11259-A), libera professionista e specializzanda in Psicoterapia ad orientamento Sistemico-Relazionale]