Rabbia, depressione, ansia|Le anime ferite del lockdown - Live Sicilia

Rabbia, depressione, ansia|Le anime ferite del lockdown

Come ci sta cambiando l'esperienza limite che stiamo vivendo.

PALERMO- L’obbligatoria cattività del lockdown, causa pandemia, ha scavato profonde ferite nell’anima di tutti. Da questo, forse, bisogna partire per non sentirsi troppo soli: nessuno è rimasto immune, al riparo dalla rabbia e dei naturali sentimenti negativi di una situazione terribile ed eccezionale. Chiusi in casa, assediati, mentre la Protezione Civile forniva il quotidiano bollettino delle vittime e le bare di Bergamo sfilavano. Cazzotti difficili da assorbire. E i segni si vedono.

Ansia e depressione da Covid

Come si legge in diversi studi scientifici, la pandemia in corso ha lasciato cicatrici, sia per la sua virulenza, che per la chiusura, sia in chi si è ammalato, sia in chi è rimasto dentro. Basta leggere un significativo lancio Ansa di qualche giorno fa: “Ansia, depressione e stress post-traumatico sono ‘l’eredità’ psicologica del Covid-19 e del lungo lockdown. Lo rivelano due studi coordinati dall’Università di Torino e pubblicati di recente su riviste scientifiche internazionali. Secondo il primo studio, pubblicato sulla rivista The Canadian Journal of Psychiatry, il 69% degli italiani presenta sintomi di ansia, il 31% di depressione, mentre il 20% riferisce sintomi da stress post-traumatico, che secondo la letteratura scientifica tendono ad aggravarsi nel tempo”.

Le vittime del lockdown

Il professore Daniele La Barbera, palermitano, accademico, psichiatra e psicoterapeuta, è un finissimo osservatore, da sempre, di quello che accade. Prova dunque a spiegarci il contesto: “Ci sono quelli che, nonostante il colpo, sono riusciti ad adeguarsi agli eventi, praticando con coerenza un’idea di protezione della salute. Altri sono stati preda di angoscia e componenti fobiche. Pure adesso c’è chi non esce, per esempio”.

“Alcuni – prosegue il professore – hanno negato il problema, come meccanismo difensivo. Si sono aggrappati a idee alternative ed errate, come i cosiddetti ‘negazionisti’, appunto, che non vogliono riconoscere l’emergenza, o i complottisti. Ci sono atteggiamenti che opacizzano la realtà. Il Covid ha svelato, ancora di più, come questo sia il tempo della post-verità, cioè come possa essere complicato arrivare a un nucleo di informazioni essenziale, vero e riconosciuto. Stiamo affrontando un’esperienza eccezionale e inusuale per la nostra mente e ci sono reazioni differenti. Un altro elemento preoccupante è la mancanza che si nota di comunanza e di solidarietà. Come se la società fosse andata in frantumi”.

La paura per il futuro

Uno scenario sottolineato anche dal dottore Marco Barone, psicologo e psicoterapeuta, che ha accompagnato con le sue puntuali analisi la descrizione degli attimi successivi di un frangente prezioso quanto complicato.

“La paura – dice il dottore Barone – mi sembra l’elemento dominante. Paura del presente e del futuro, di uscire e restare a casa. Siamo come bloccati dentro un passaggio di precarietà delle vita che non immaginavamo di dovere sperimentare. Anche la crisi economica si sta facendo sentire in modo molto pesante, accrescendo il disagio. Ma situazioni come queste, estreme, liberano pure delle energie e delle forze che non pensavamo di avere. E questo può essere un alleato per attraversarle”.

Le ferite di medici e infermieri

E ci sono i medici e gli infermieri, i lavoratori degli ospedali che, specialmente in certe regioni, hanno dovuto affrontare uno stress incancellabile. Pure quelle ferite rimarranno. Come ha scritto la dottoressa Anna Maria Ferraro, psicologa e psicoterapeuta: “Perché benché instancabili, abnegati e generosi i nostri dottori e infermieri sono soprattutto uomini e donne. Vulnerabili come tutti noi. Spesso già provati da un carico di lavoro eccessivo per via della carenza negli organici, di turni estenuanti, di equilibri già precari (la sanità in Italia è anche questo) e infine messi con le spalle al muro dalla pandemia. Nella condizione di non poter far altro che appellarsi alla loro parte più resistente”.

Il sole dopo l’inverno

Ognuno sa. Ognuno, in conclusione, conosce se stesso e perfino l’opportunità di chiedere aiuto, se c’è bisogno. No, nessuno è rimasto se stesso, nella tempesta. Ma arriva sempre il sole, alla fine. Come scrive William Shakespeare, in uno dei suoi capolavori: “Now is the winter of our discontent made glorious summer by this sun of York”. Ora, l’inverno del nostro scontento è reso gloriosa estate da questo sole di York. Accadrà. Basta soltanto aspettare.


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