PALERMO – “Lagalla è come il Cristo di Monreale”. Scherza e un po’ impreca un dirigente del Partito democratico. Per lui, l’ex rettore ha le stesse caratteristiche del Pantocratore: “Dovunque tu ti metta, sembra che ti guardi”.
In effetti, l’ex Magnifico rettore fai fatica a inquadrarlo. E lui ci mette del suo. Basta prendere un passaggio della sua ultima dichiarazione, affidata a un comunicato stampa: “IdeaSicilia si associa alla dichiarazione dell’onorevole Romano, che ha invocato il ricorso all’unità come metodo decisivo per affrontare la competizione elettorale di novembre e ha sottolineato l’importante funzione di cerniera che può essere svolta dalle forze moderate”. Romano, a dirla tutta, invocava l’unità del centrodestra e di quell’area politica alternativa al Partito democratico. Nei confronti del quale, invece, Lagalla pochi giorni prima non sembrava così ostile: “È noto – aveva fatto sapere con un’altra nota – che la proposta di IdeaSicilia, civica e autonoma rispetto al quadro politico tradizionale, abbia provocato curiosità e interesse diffusi nella necessaria prospettiva di composizione di coalizioni, imposte dal modello elettorale siciliano. Rispetto ai contatti intervenuti con tutte le forze politiche – ha aggiunto – e, da ultimo, all’iniziativa assunta da autorevoli esponenti del Pd e di Sicilia Futura, che segue preliminari ed informali contatti dei giorni scorsi, resta aperta la disponibilità al dialogo”.
Ma come? Dialogo col Pd e dialogo con chi si dice “alternativo al Pd?”. Del resto, ancora prima, più o meno gli stessi concetti erano stati espressi da Lagalla quando sembrava più “alla portata” una candidatura sul fronte del centrodestra. In quel caso, anzi, l’ex rettore lanciava qualche frecciata a quelli che oggi potrebbero essere i suoi alleati. Chiarissimo il riferimento a Orlando quando Lagalla parla dei “limiti di quanti, pur proponendosi all’insegna di un ritrovato civismo, finiscono con l’adottare, nei fatti, metodi e comportamenti propri di stagioni politiche ormai da archiviare”, mentre è esplicito quello al governatore in carica quando parla delle “gravi difficoltà ereditate dal governo Crocetta”. Governo di cui fa parte il Pd di Renzi, di Raciti, di Cracolici e di Lupo, oltre che di Sicilia Futura di Cardinale e dei moderati di Alfano.
Vai a capirci qualcosa. “Lagalla oggi sta da una parte, domani dall’altra, non credo che questa strategia paghi”, si sfoga anche un dirigente del centrodestra. Come se non bastassero questi dubbi, ecco anche l’invettiva recente di Crocetta che aveva “marchiato” Lagalla: “Al posto mio vogliono candidare un cuffariano”.
E in effetti, per provare a inquadrare il candidato di tutti e di nessuno, da un dato di fatto si deve pur partire: Roberto Lagalla fu assessore alla Sanità di uno dei governi di Tòtò Cuffaro. A dire il vero, però, non è certamente l’unico nome tra quelli in ballo in questi giorni per una candidatura alla Presidenza ad aver avuto una responsabilità di governo col presidente di Raffadali. Proprio in quella giunta sedevano, ad esempio, Giovanni La Via e Dore Misuraca, i due nomi tirati fuori dagli “alfaniani”. E c’era anche Santi Formica che oggi è il capogruppo all’Ars di “Diventerà bellissima”, il movimento di Nello Musumeci. Mentre del governo precedente facevano parte, ad esempio, il sottosegretario Giuseppe Castiglione oggi con Alfano, il “salviniano” Alessandro Pagano, il portavoce di Sicilia Futura (il movimento di Totò Cardinale) cioè Michele Cimino e Giovanni Pistorio. In molti di questi casi, Crocetta non ha sentito il “peso” di quel passato: dalle alleanza con gli uomini di Alfano, ai due incarichi in giunta a Pistorio, passando per l’alleanza con Cardinale.
Ma Lagalla resta, nell’immaginario (e anche nella realtà) come l’eroe mancato dei due mondi. Da anni “papabile”, ma mai Papa. Stimato da molti, anche L la sua esperienza di assessore regionale viene ricordata per i buoni risultati ottenuti, mentre la sua Idea Sicilia ha presto raccolto in giro per l’Isola l’interesse di tanti. Nonostante Lagalla sia rimasto negli ultimi tempi, a oscillare tra le Leopolde di Faraone e le reunion del centrodestra. Tra gli incarichi al Cnr voluti da Faraone e Renzi al dialogo costante con i moderati che vantano un passato in quell’Udc di Cuffaro. E oggi è lì. In attesa di un programma da discutere, ma pronto a lavorare a una maggioranza ampia, larga, anzi larghissima. A braccia aperte, Lagalla. Come il Cristo di Monreale.