PALERMO – Aggiornamento – Dopo Angelo Aliquò, si dimette anche il coordinatore dell’area sanitaria di Seus, Dino Alagna. “Mi auguro – dichiara – che questo passo indietro possa rappresentare un impulso all’azienda. Così com’è, Seus non può funzionare. Non esistono quadri intermedi che possano occuparsi anche di aspetti logistici o legati alla flotta delle ambulanze. Bisogna dare alla società una forma diversa, che consenta di superare i conflitti che a volte si aprono tra ‘pezzi’ diversi di Seus. Serve insomma, una struttura che consenta di centralizzare le decisioni, come del resto avviene in buona parte delle altre Regioni”.
L’addio di Aliquò
Sono bastati dieci mesi perché la “svolta” si trasformasse nell’ennesima “marcia indietro”. Angelo Aliquò lascia la Seus. Lo fa appena dieci mesi dopo il contestato incarico. Lo fa certificando l’ennesimo fallimento. L’ennesimo pasticcio della Sanità siciliana. Per il manager, però, è pronto già un nuovo incarico.
L’ex commissario dell’Asp di Ragusa sceglie la linea “soft”. Smorza e dribbla le possibili polemiche. Ma qualcosa che non quadra, in quell’addio c’è. Ed è tutta nelle parole dello stesso Aliquò: “Nessun problema con la politica, né con l’azienda. Semmai il problema è certa burocrazia…”. La burocrazia che “affossa” Seus, riporta alla mente le polemiche del febbraio scorso. Quando la nomina di Aliquò fu fortemente osteggiata da alcuni organismi dell’azienda che gestisce il 118. In quei giorni, a difendere Aliquò furono soprattutto il presidente della commissione Salute all’Ars Pippo Digiacomo e l’assessore alla Salute Lucia Borsellino. Quest’ultima, da dirigente generale, con Aliquò aveva collaborato già in passato, quando l’assessore era Massimo Russo e il manager dimissionario uno dei più quotati nella Sanità siciliana. Poi, l’addio all’Asp di Ragusa dopo il complicato iter di selezione, quindi la scelta di insediare Aliquò in Seus. Scelta che non fece contenti tutti. Anzi. Partirono addirittura le richieste di pareri legali sulla possibile nomina del manager. Che alla fine si insediò. Solo dopo, però, che Giulio Guagliano, attuale capo di gabinetto di Rosario Crocetta e allora presidente del Consiglio di gestione, presentasse le proprie dimissioni.
La burocrazia. E in quei giorni caldissimi, anche un deputato dello stesso partito del governatore, cioè il presidente della commissione Salute all’Ars Pippo Digiacomo parlava di una “cricca, che cerca di affossare Seus con manovre delle quali è probabilmente ignaro lo stesso Crocetta”. Che la”cricca” esista davvero o meno, di certo c’è che per Seus l’addio di Aliquò è la nuova battuta d’arresto per un’azienda che svolge oggi un servizio vitale, oltre a dare lavoro a circa tremila persone.
“Ma così – insiste Aliquò – non si poteva andare avanti. Per fare un esempio, io dovevo occuparmi persino della presentazione della dichiarazione dei redditi o dei turni delle ambulanze. Come potevo resistere?”. E il “problema” starebbe nella mancata strutturazione di una azienda nella quale erano state dapprima consentite le cosiddette “progressioni verticali”, cioè promozioni utili a creare figure responsabili dei diversi settori, poi revocate di fronte al rischio che la Corte dei conti potesse sollevare una accusa di danno erariale (la spesa per quelle progressioni sarebbe stata di circa 134 mila euro annui).
“Ma sotto di me – prosegue l’ormai ex direttore generale dell’azienda – oggi ci sono solo soldati semplici. Ero il responsabile di tutto. Così l’azienda non poteva funzionare. Ho segnalato questi fatti diverse volte, ma non si è voluto intervenire. Non mi riferisco alla politica, ma soprattutto a certa burocrazia. E visto che le norme non mi consentono di continuare, mi fermo qui”.
E che la Seus fosse, dal punto di vista “strutturale” un’azienda che non avrebbe potuto garantire la massima efficienza, lo avevano messo nero su bianco anche i deputati dell’Assemblea regionale. All’Ars infatti è stata istituita, poco più di un anno fa, una “sottocommissione” sul 118. E le conclusioni a cui giungono i deputati sono chiarissime: “Si ritiene – si legge nella relazione finale della commissione – che la Seus Scpa non possieda le caratteristiche giuridiche per assolvere in maniera efficiente la gestione del sistema di emergenza sanitaria. Anche le continue metamorfosi delle previsioni statutarie risultano stantie e poco credibili rispetto alle dimensioni della stessa Società”. Insomma, la società così com’è non funziona. E c’è già pronto un disegno di legge per cambiare volto all’azienda. E anche il nome. Si chiamerebbe “Areus 118” quella che oggi è Seus e che una volta era Sise. Una vera e propria azienda sanitaria, la diciottesima in Sicilia, che si aggiungerebbe alle Asp e alle aziende ospedaliere.
“Nella relazione tecnica prodotta dalla sottocommissione – spiega oggi uno dei componenti, il deputato Pd Mario Alloro – si fa esplicito riferimento alla questione evidenziata da Aliquò, ovvero all’impossibilità di governare una azienda che conta oltre 3.000 dipendenti senza una ‘tecno struttura’ adeguata. Ho già chiesto al presidente della commissione Sanità Giuseppe Di Giacomo – prosegue Alloro – di mettere all’ordine del giorno il disegno di legge di riforma del ‘sistema-118’ elaborato dalla sottocommissione, ddl che prevede l’istituzione di una ‘Azienda Regionale per l’Emergenza Urgenza’. Bisogna voltare pagina – conclude il parlamentare – e riorganizzare un sistema che deve dare certezze agli operatori e garantire una costante qualità del servizio per gli utenti”. La Seus, insomma, così com’è, è destinata al fallimento. Al punto da indurre quello che era stato visto come il manager “della svolta” a gettare la spugna. Per lui è pronto però un nuovo incarico: Aliquò quasi certamente sarà il nuovo manager del Centro neurolesi “Bonino Pulejo” di Messina. Un istituto di ricovero e cura che, dopo l’ok arrivato dal ministro della Sanità Lorenzin alla proposta dei parlamentari messinesi Picciolo. Formica e Germanà, potrebbe fondersi col “Papardo-Piemonte” della città dello Stretto.