PALERMO – L’aumento di patologie poco riscontrate in Europa con la “risalita” dall’Africa di insetti batteri fino alla manifestazione di una “pandemia silenziosa”, la perdita di biodiversità con l’aumento di specie dannose per l’ecosistema mediterraneo, il rischio crescente di fenomeni di desertificazione e di siccità. Sono questi alcuni degli effetti del cambiamento climatico raccontati durante il convegno internazionale sul tema tenutosi oggi nella sala Pio La Torre di Palazzo Reale, a Palermo.
All’iniziativa organizzata dall’intergruppo parlamentare sui cambiamenti climatici dell’Assemblea regionale siciliana, guidato dal deputato ragusano del Pd Nello Dipasquale, e dall’associazione “Un’altra storia” e dal gruppo salute “Convenzione dei diritti dei Mediterraneo” hanno partecipato docenti universitari e sanitari provenienti dalla Spagna, dalla Turchia e dalla Sicilia. Tutti gli interventi si sono focalizzati su come i cambiamenti climatici influiscono sulla biodiversità e sulla salute umana nei paesi del Mediterraneo. Da una parte, infatti, nel mar Mediterraneo cresce la presenza di specie non appartenenti all’ecosistema regionale come nel caso del granchio blu o delle meduse che si nutrono delle larve dei pesci dall’altro crescono i batteri e i virus trasportati da insetti e da zanzare che trasportano numerosi patologie generalmente non riscontrate in Europa come, solo per citarne alcune la malaria.
“Intervenire contro i cambiamenti climatici”
“Dobbiamo sviluppare una forte consapevolezza verso quanto sta accadendo al fine di sviluppare una strategia per il contrasto al cambiamento climatico”, ha affermato il deputato dem Nello Dipasquale durante il convegno. “Per questo – aggiunge – dobbiamo renderci conto che se un ciclone lambisce le coste della Libia il rischio è vicino a noi, il meteo è imprevedibile e pertanto anche la Sicilia potrebbe conoscere questi fenomeni. Dobbiamo prepararci a queste ipotesi superando il sistema delle allerte rosse. Si tratta di un sistema troppo obsoleto per l’entità dei cambiamenti. Occorre – conclude Dipasquale – fare presto e agire in via preventiva. Sarebbe stolto intervenire dopo una catastrofe”.