I protagonisti della storia, con un corposo comunicato stampa, la raccontano così. Leggere per credere: “Un’enorme struttura pronta da tre anni per ospitare 41 disabili gravi a Palermo e condannata al disfacimento, perché non ha ancora ottenuto l’accreditamento. È il paradosso che vive il centro residenziale a ciclo continuo costruito dall’Aias di Palermo e destinato ai disabili soli o che hanno genitori troppo anziani o socialmente disagiati per prendersi cura di loro. Pensato dal presidente dell’Aias di Palermo, Giorgio Di Rosa, per rispondere al grido d’aiuto di centinaia di famiglie costrette a portare i propri congiunti in strutture residenziali fuori dalla Sicilia, il centro di via Ben Haukal 13, a Romagnolo, è stato realizzato secondo tutti i più moderni criteri di accoglienza e assistenza. Ci sono stanze a due e tre letti, bagni dai colori allegri e spaziosi, locali per ambulatori medici e attività di riabilitazione, una cucina industriale e uno spazio esterno. Un luogo indispensabile, visto che in provincia di Palermo l’unica struttura residenziale esistente con 23 posti si trova in territorio madonita. In tutta la Sicilia, altri centri residenziali sono a Trapani (110 posti), Siracusa (60 posti), Catania (521 posti)”.
Si legge ancora: “Una struttura preziosa, anche per evitare che la Asp di Palermo continui a spendere risorse per finanziare il ricovero dei disabili in altre regioni, ma che rischia di andare in rovina se la politica e la burocrazia non decideranno di riaprire l’accreditamento delle strutture sanitarie. È lo stesso presidente Di Rosa a lanciare un appello alla cittadinanza, dopo aver provato a bucare il muro delle istituzioni. Nel febbraio scorso, ha scritto una lettera al presidente della Regione Raffaele Lombardo, ma senza mai ricevere risposta. In questo scritto ripercorre le tappe della vicenda, che si trascina ormai da oltre tre anni. Un parere dell’assessorato regionale alla Sanità del 19 ottobre 2006, infatti, approva la coerenza della struttura con la programmazione sanitaria regionale; l’ex Asl 6 rilascia l’autorizzazione sanitaria all’esercizio delle attività con provvedimento del 18 giugno 2007, in attesa dell’accreditamento. Da allora più nulla, malgrado le numerose lettere di sollecito dell’Aias, l’incontro col presidente dell’Ars, Francesco Cascio, nel gennaio scorso e una richiesta telefonica per un appuntamento con l’assessore alla Sanità, Massimo Russo. Solo una nota del 2 febbraio 2009, dell’allora direttore generale dell’assessorato alla Sanità, Saverio Ciriminna, con cui si comunica che l’istanza di accreditamento non può essere accolta, in quanto presentata oltre il 30 novembre 2005, dopo la quale non è più possibile ottenere il convenzionamento”.
“Il risultato – denuncia Di Rosa – è l’enorme disagio vissuto dalle famiglie, costrette a privarsi del loro congiunto disabile per ricoverarlo altrove, spesso in altre parti d’Italia, con conseguente trauma per l’allontanamento subìto dalla persona disabile e l’impossibilità dei familiari di recarsi a visitarlo periodicamente. Chiediamo che vengano riaperti gli accreditamenti, che si faccia presto. Altrimenti le nostre famiglie continueranno a soffrire e questa struttura andrà in rovina senza mai avere accolto nessun disabile”.
La morale di questa favola quale sarebbe? Forse non c’è, ma ci sono comunque parecchie domande da porre. Una all’assessore Massimo Russo. Saremmo lieti di sentire il suo parere e la sua versione dei fatti, che ha ereditato la “patata calda”. Un’altra agli amministratori che sanno usare le parole giuste quando si tratta di promettere le garanzie dovute ai diversamente abili, per poi disattenderle puntualmente. Come pensano di intervenire? L’ultima domanda è per noi: ci riteniamo soddisfatti di vivere in una Regione e in una città che mortificano la sofferenza e l’handicap con omissioni e azioni continue? E questa risposta è la più importante di tutte. (rp)
Aggiornamento. La puntuale replica dell’assessorato alla Sanità non si è fatta attendere: “Verificheremo – fanno sapere dagli uffici – una situazione che abbiamo ereditato dal passato. E tenteremo di risolverla nell’ambito, ovviamente, della legalità”.