Tutto Crocetta: dalla vittoria a oggi | Ecco il dizionario della crisi

Tutto Crocetta: dalla vittoria a oggi | Ecco il dizionario della crisi

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Governo Crocetta
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La rivoluzione si è trasformata, giorno dopo giorno, in semplice, banale, umanissimo istinto di conservazione. Ripercorrendo le tappe che hanno portato dalla giunta “dei grandi nomi” alla nomina del capogruppo Pd Baldo Gucciardi, attraverso i 38 avvicendamenti in 33 mesi, è rintracciabile una sorta di dizionario della vigliaccheria. Uno sforzo retorico e di fantasia per giustificare rimpasti, sostituzioni, retromarce. Per evitare che il giocattolo si rompa e che si vada tutti a casa. In principio fu, come detto, la giunta della rivoluzione. Quella che prevedeva la presenza del cantante Franco Battiato e dello scienziato Antonino Zichichi. In quei giorni, anche sull’onda di una vittoria storica, non mancava l’enfasi e l’ottimismo. Alla presentazione del primo governo Crocetta tutto era possibile. Persino, stando alle parole di Zichichi, scoprire che “Crocetta, quando parla, sembra usare le mie stesse parole”.

Ottimismo, dicevamo, tale da spingere il luminare ad assicurare: “Posso fare l’assessore da Ginevra? Certo che posso”. Una giunta moderna, avveniristica, assolutamente nuova. Come ammetteva Franco Battiato: “Io e Zichichi – ha detto – non siamo assessori ‘politici’. Siamo due creativi. Dateci tempo, e vedrete cosa saremo in grado di fare”. E Crocetta ribadiva: “Il tempo va visto in senso ‘circolare’: quello che è importante è come lo riempi”. Ma il tempo a disposizione del cantante e dello scienziato sarà breve. Dopo una parolaccia scappata a Battiato e dopo aver preso atto che da Ginevra proprio non si poteva fare l’assessore, è partita la danza dei rimpasti, con l’arrivo in giunta della segretaria particolare di Crocetta, Michela Stancheris, e con la candidata del Megafono ma renzista nell’animo, Mariarita Sgarlata.

È il preludio al Crocetta bis. Lì si è già rotto qualcosa. E a far esplodere la maggioranza, e soprattutto il Pd, sono le nomine dei commissari della Sanità, che spingono i cuperliani (compresi il neosegretario regionale Raciti) fuori dal governo. Poco male. È il momento della retorica del “dovere”: “Ho il dovere di governare e lo sto facendo. Assumendomi i rischi di una decisione apparentemente autoreferenziale. Ho sentito i partiti, ma non si può parlare di rimpasto per un anno”. E infatti, dopo un anno, ecco il nuovo rimpasto. In mezzo, la guerra con l’area scontenta del Pd. Tra le “cortesie” ecco la definizione di Antonello Cracolici che definisce quell’esecutivo una “giunta di camerieri”. Che pochi mesi dopo l’insediamento abbraccerà un assessore “stagionale”: il consigliere comunale di Rosolino Piergiorgio Gerratana, arrivato al posto di Mariarita Sgarlata, cacciata dalla giunta a causa della costruzione di una piscina che poi si scoprirà non essere abusiva. E anche lì, ecco la retorica del governatore buona per rilanciare un’azione di governo già col fiato corto: “I giovani e le donne – disse Crocetta in quell’occasione – sono al centro della mia politica e punto a valorizzarli”. Parole così sentite, da permettere a Gerratana di restare in giunta poco più di un mese.

Poi, nuova crisi di governo. E nuovo rimpasto. E stavolta è la stagione della “svolta”, la giunta che accoglie anche i cuperliani: “Si tratta di una giunta di alto profilo – ha detto in quell’occasione Crocetta – che ha il gradimento dei partiti e del presidente, che consente di rilanciare il grande lavoro di riforme e cambiamento della Sicilia, in un quadro di condivisione con i partiti e i gruppi parlamentari”. Alto profilo. Rilancio. Riforme. E soprattutto “armonia e condivisione” tra governo e partiti. Subito messe a dura prova dai franchi tiratori di Sala d’Ercole, che impallineranno diverse volte l’esecutivo di Crocetta. L’alto profilo, però, ha subito un basso gradimento. Ed ecco che da diverse parti giungono le richieste di una giunta che riaffermi “il primato della politica”.

È il periodo delle fughe dal governo. La prima ad andarsene è Marcella Castronovo, seguita a ruota da Ettore Leotta, Nino Caleca e Lucia Borsellino. Metà della giunta “di alto profilo” non c’è più. Nessun problema. Ecco i nuovi, soliti e inconcludenti “vertici di maggioranza”, nei quali stilare “l’agenda delle cose da fare”, con alcune “specifiche priorità”, utili a “rilanciare l’azione di governo”. Arrivano, nel frattempo, Giovanni Pistorio e Baldo Gucciardi. Del primo, si scoprirà che aveva “ da sempre condiviso l’impostazione del presidente di dare autonomia ai sindaci e alle città. La nomina di Pistorio non costituisce – continuava Crocetta – un rimpasto generalizzato. La stabilità del governo in questa fase di rilancio della politica delle riforme, è totalmente indispensabile”. Rilancio e riforme. Eccole di nuovo. Pure con Gucciardi. E qui la retorica si allarga e vede in prima fila il Pd, col segretario regionale Raciti in testa: “Con l’arrivo del nostro capogruppo è cambiato un modello. Ci assumiamo tutte le responsabilità. Si apre una pagina nuova tra governo e partiti”. L’ennesima, nuova pagina del dizionario della vigliaccheria.


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