Ci sono “dieci silenzi, un decalogo di domande senza risposte” nelle accuse di pedofilia rivolte a don Carlo Chiarenza (Il video di Antonio Condorelli) da un ricercatore italiano che lavora negli Usa, Teodoro Pulvirenti, durante un incontro con la stampa a Roma. Lo sostiene il legale del sacerdote di Acireale, l’avvocato Antonio Fiumefreddo, del foro di Catania.
“Visto che Pulvirenti ha deciso di dare il massimo risalto mediatico alla sua denuncia – afferma il penalista – ci domandiamo perché il suo racconto sia costellato da così tante omissioni, e l’attività di indagine difensiva che stiamo compiendo sta consentendo di dare risposte testimoniali e documentali che naturalmente offriremo alla magistratura affinché valuti ogni cosa ed accerti se non ci troviamo in presenza di una gravissima calunnia”.
Secondo l’avvocato Fiumefreddo, Pulvirenti tace sul “perché fu allontanato dalla Comunità San Paolo; tace sul perché don Carlo lo rimproverò nella conversazione da lui stesso intercettata; tace sul fatto che suo padre era ministro straordinario della parrocchia ed aveva un ruolo importantissimo in comunità che lo rendeva quotidianamente presente; tace sulla circostanza che a Cassone, luogo di campeggi estivi, erano sempre presenti le mamme di tanti ragazzi; tace sul fatto che in parrocchia, come a Cassone, don Carlo non era solo ma sempre con altri 3 sacerdoti; tace sui suoi ‘screzi’ con gli altri ragazzi della comunità; tace sul centro di ascolto fondato da don Carlo ad Acireale; tace su don Carlo fondatore del Telefono Amico ad Acireale; tace sul significato autentico delle cartoline che venivano inviate a centinaia di ragazzi da don Carlo, tutte col medesimo linguaggio; tace sui suoi problemi di famiglia”.
Il legale ha attivato una casella di posta elettronica (indifesadidoncarlo@libero.it) per ricevere testimonianze. Oltretutto, l’avvocato Fiumefreddo rinuncia alla prescrizione ed è assolutamente certo dell’innocenza di don Carlo Chiarenza. Si dice anche pronto, nel caso in cui Chiarenza dovesse risultare colpevole, a rinunciare alla difesa “perché non ho mai difeso pedofili”.