Da Cristina a Samantha, passando per Tina e Nilde. Ma anche da Maria Grazia Cutuli. Sì, c’è anche la giornalista siciliana morta in Afganistan tra le donne citate dalla premier Giorgia Meloni durante il discorso per il voto di fiducia pronunciato oggi a Montecitorio. Una giovane penna strappata via troppo in fretta, quando aveva ancora un carriera straordinaria davanti. Una reporter di guerra, sempre in prima linea. Ventuno anni dopo l’avremmo potuta vedere in tv a raccontarci la guerra in Ucraina. Accanto, magari, a Fausto Biloslavo: il primo a scorgere il sangue di Maria Grazia sul terreno di sabbioso Surobi.
La testimonianza lasciata al nostro quotidiano dal giornalista de Il Giornale e di Rete 4 è da pelle d’oca. Da allora, invece, lei riposa nella sua Santa Venerina, ai piedi del Vulcano. Non è diventata la nuova Fallaci: è altro: un simbolo. E, come tale, Meloni l’ha voluta inserire in un immaginario pantheon nazionale declinato al femminile. Due donne d’idee diverse. Ma tant’è. ”Grazie! Grazie per aver dimostrato il valore delle donne italiane, come spero di riuscire a fare anche io”. Parola di presidente. Della prima donna presidente della storia.