AGRIGENTO- Il giorno dopo l’incidente ferroviario che ha strappato la vita a tre operai della Rfi, resta il dolore di una tragedia che poteva essere evitata. Agrigento, Porto Empedocle e Aragona, sono queste le città in cui ieri sera si è sparsa la notizia che nessuno sperava arrivasse: la morte di Antonio La Porta, Vincenzo Riccobono e Luigi Gaziano, tre operai che da lungo tempo lavoravano insieme e avevano alle spalle decenni di esperienza. Tutti e tre erano sposati con figli e nessuno di loro sapeva che li avrebbero salutati una volta per tutte. Tra i familiari delle vittime, oltre al dolore, c’è anche rabbia per un incidente per cui ancora devono essere accertate le responsabilità e che era evitabile.
La macchinista a capo del treno, che stava trasportando appena due persone da Gela a Caltanissetta, ha affermato di non aver visto alcun segnale che avvertisse della presenza dei tre operai della Rfi intenti a lavorare sui binari e concentrati sul proprio lavoro, concentrati a tal punto da non accorgersi del treno che stava arrivando perché erano sicuri che da quel binario non sarebbe passato alcun mezzo. Rabbia viene espressa anche da uno dei parenti di una delle vittime del tragico incidente, Angelo Bellavia nipote dell’operaio delle Rfi Vincenzo Riccobono. È proprio il giovane nipote a denunciare le negligenze che sono seguite al tragico evento. “Nessuno, dico nessuno, ha avvisato la moglie e i figli della perdita del familiare – dichiara Bellavia – tutti noi sapevamo già dell’incidente avvenuto, dai giornali. Ma ancora non si conosceva l’identità delle vittime, eravamo preoccupati”. Il modo in cui hanno saputo che la vittima era Vincenzo Riccobono è questo, secondo il racconto: dopo aver appreso la notizia, il figlio dei Riccobono chiama insistentemente il cellulare del padre, in seguito a numerose chiamate risponde una persona che però non è il genitore, a parlare è una voce sconosciuta che si presenta come un commissario e che in seguito annuncia in modo asciutto la notizia della scomparsa. Soltanto in tarda sera i familiari – dicono – hanno trovato il luogo dell’incidente accompagnati da una maresciallo dei carabinieri in pensione che solo il caso ha posto sulla loro strada.