CATANIA – Traffico di droga a Catania: due persone coinvolte nel blitz “Malerba”, irreperibili durante la retata della scorsa settimana, sono state arrestate dai carabinieri del Comando provinciale di Catania. Si tratta, come si legge in una nota dello stesso Comando, di Antonino Pulvirenti e Vito Vitale, che saranno chiamati a rispondere del reato di produzione, traffico e detenzione illeciti di sostanze stupefacenti o psicotrope in concorso con gli altri indagati.
I viaggi all’estero
I due, si apprende dalla nota dei carabinieri, erano risultati assenti durante il blitz Malerba, al quale hanno partecipato oltre duecento militari. Tuttavia la fitta rete di ricerche predisposta dai Carabinieri ha fatto terra bruciata attorno ai due soggetti, consentendo ai militari dell’Arma, in tempi brevissimi, di localizzarli all’estero.
È stato quindi possibile scoprire come al momento delle catture Antonino Pulvirenti si trovasse in Germania da alcune settimane, in cerca di un’occupazione, mentre Vito Vitale era in vacanza in un resort di Sharm El Sheik.
Droga a Catania: gli arresti
In tale ottica, la trasferta all’estero non è riuscita a garantire ai due giovani la possibilità di sfuggire alle maglie delle ricerche dei Carabinieri. Infatti Pulvirenti, sentendosi braccato, si è presentato in caserma, mentre Vitale è stato accolto dai carabinieri direttamente sulla pista di atterraggio dello scalo catanese di Fontanarossa, mentre scendeva da un volo proveniente dall’Egitto.
I due indagati non hanno opposto resistenza all’arresto e sono stati posti a disposizione dell’autorità giudiziaria e tradotti presso il carcere di Bicocca. Adesso dovranno rispondere di produzione, traffico e detenzione illeciti di sostanze stupefacenti o psicotrope in concorso con gli altri indagati.
Il blitz Malerba
I due indagati rientrano tra i 46 coinvolti nell’operazione Malerba, che ha consentito di disarticolare i vari gruppi criminali che gestivano numerose piazze di spaccio nel quartiere di San Giovanni Galermo di Catania. È stato accertato come Cosa nostra catanese sfruttando la peculiare morfologia dell’area, caratterizzata da complessi edilizi chiusi non facilmente permeabili dalle forze di polizia come la nota via Capopassero, continuasse a controllare il territorio e a imporre ai singoli sodalizi criminali regole, prezzo e quantitativo della droga da smerciare, creando un vero e proprio sistema di controllo del mercato.