PALERMO – Agli atti dell’inchiesta ci sono fotografie e intercettazioni il cui contenuto è evidente. I pubblici ministeri li hanno mostrate e lette a Gianfranco Miccichè e Giancarlo Migliorisi. Ed entrambi hanno ammesso di avere ricevuto droga da Mario Di Ferro. Sono dei consumatori.
Il deputato regionale e l’ex capo della segreteria tecnica del presidente dell’Ars (prima con Miccichè e poi con il successore Gaetano Galvagno) lo hanno confermato ieri ai pubblici ministeri che li hanno sentiti come persone informate sui fatti. I “fatti”, appunto, sono la cessione di droga nel ristorante in via Libertà a Palermo. Il politico e l’ex burocrate, che non sono indagati, vi arrivavano a bordo di auto blu. Miccichè ne ha una assegnata in quanto ex presidente , Migliorisi ha usato quella del deputato questore Nello Dipasquale.
Il parlamentare regionale di Forza Italia ha confermato la gran parte degli episodi, qualcuno in meno dei 30 ricostruiti dalla Procura. In molte occasioni, così ha detto, era davvero andato a pranzare o cenare dall’amico Mario Di Ferro. L’amicizia è una parola spesso sottolineata dal deputato regionale ed ex presidente dell’Ars quando parla del suo rapporto con il ristoratore.
Miccichè ha escluso che Di Ferro fosse il suo spacciatore. Gli faceva la cortesia di recuperare le dosi. È la stessa tesi sostenuta da Di Ferro stamani nel corso dell’interrogatorio di garanzia. Lo chef comprava gli stupefacenti dai fratelli Salamone e li dava agli amici, ma non lo avrebbe fatto per soldi. Le parole di Miccichè vanno in controtendenza con quanto aveva dichiarato ai media. Aveva infatti escluso di essere andato da Di Ferro per la droga, pur ammettendo di avere commesso In passato degli errori.